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Tripoli, i ribelli conquistano piazza Verde. Catturati tre figli di Gheddafi. Libia, presentatrice tv con la pistola minaccia i ribelli

I cittadini scendono nelle strade per festeggiare i «liberatori». Il discorso del Rais alla radio: «Resto fino alla fine». Khamis guida le truppe superstiti verso la capitale. Una conduttrice dell’emittente di Stato è andata in studio in diretta tenendo in mano un’arma. Si è rivolta agli insorti che stanno dando l’assalto a Tripoli: “Siamo pronti a difenderci e pronti al martirio”.

TRIPOLI – Un’avanzata inarrestabile iniziata domenica pomeriggio in alcune ore ha fatto crollare il regime di Gheddafi, a pochi giorni (1° settembre) dal 42mo anniversario della rivoluzione. I ribelli libici hanno conquistato Tripoli e catturato tre dei suoi figli (Saif al-Islam, il secondogenito e suo erede designato, l’ex calciatore Saadi e il figlio maggiore Mohammad). E gli Stati Uniti hanno esortato gli insorti a pensare alla Libia senza il Colonnello, riferisce il dipartimento di Stato. La Nato ha chiesto che la transizione dei poteri avvenga subito e in modo pacifico. La folla è scesa nelle strade di Tripoli per festeggiare la «liberazione» e l’entrata in città dei ribelli anti-Gheddafi, che poco dopo le 22 sono arrivati nel centro della capitale, sulla Piazza Verde. Scene di tripudio nella piazza simbolo del regime, da dove il Rais diffondeva i suoi discorsi incitando il popolo alla resistenza. Spari di gioia, poster del Rias strappati, bandiere del Paese ammainate.

I QUARTIERI ANCORA IN MANO AL TIRANNO – Secondo Al Jazeera, almeno tre quartieri della città, quasi il 20% del territorio complessivo, sono ancora in mano all’esercito regolare. Il fulcro della resistenza è intorno al compound di Gheddafi a Bab al-Azizia, il bunker da dove il Rais gestiva le fila di ciò che restava dell’esercito regolare. E proprio nel bunker, secondo una fonte diplomatica, si nasconderebbe ancora il colonnello (secondo altre fonti, invece, Gheddafi sarebbe ospitato dall’ambasciata venezuelana). I ribelli hanno concentrato i propri attacchi in questa zona, incontrando in risposta il fuoco di sbarramento delle forze speciali libiche. Sotto il fuoco dei ribelli un carrarmato è riuscito comunque a lasciare la zona del bunker, facendosi strada a colpi di cannone. La battaglia infuria ancora, violenti combattimenti risuonano per tutta la città mescolando le grida di gioia dei ribelli in festa concentrati a piazza Verde con il frastuono di bombe e mitragliatrici.

LA RISCOSSA DI KHAMIS – L’ultimogenito del Rais Khamis sarebbe invece a capo delle ultime truppe del regime rimaste fedeli al colonnello verso il centro di Tripoli. Lo ha riferito oggi la tv Al Arabiya, citando fonti dei ribelli. In particolare Khamis guiderebbe gli uomini della 32esima brigata e delle forze speciali, che si avvalgono anche di alcuni carro armati. La difesa del bunker, l’ultimo bastione del regime, è stata incentrata attorno a queste bocche di fuoco.

IL MISTERO DI GHEDDAFI – Annunciata pochi minuti prima dell’una di notte la notizia dell’arresto di Gheddafi è stata smentita dalla Corte penale internazionale dell’Aia. Il portavoce del regime, Ibrahim Moussa, dopo la caduta di Tripoli in mano agli insorti, ha detto che Gheddafi è pronto a trattare offrendo un «immediato cessate il fuoco se anche gli insorti si fermeranno», chiedendo inoltre alla Nato «di fare pressione sul Cnt». In risposta il capo del Cnt, Mustafa Abdel Jalil, si è detto pronto a ordinare la fine dei combattimenti a Tripoli e nel resto della Libia se Gheddafi accetterà di lasciare il potere e il Paese. Ma subito dopo la radio ha mandato in onda un nuovo messaggio del Rais, in cui incita i cittadini a «salvare Tripoli: è una questione di vita o di morte», chiede agli imam di guidare il popolo e alle donne di scendere in strada e combattere.

I FIGLI – Ci sono «notizie certe» della cattura di Saif al-Islam, ha detto Jalil ad Al Jazeera, assicurando di aver dato istruzioni perché «sia trattato bene, in modo che possa affrontare un processo». Mohammed Gheddafi, figlio maggiore del colonnello, è stata circondata dai ribelli nella notte mentre l’uomo era intervistato da Al-Jazeera e lui ha chiesto garanzie per la sua sicurezza. Quest’ultimo dettaglio è stato confermato dal portavoce delle forze di opposizione libica, Sadiq al-Kibir. Mohammed, responsabile delle telecomunicazioni di Tripoli, è apparso sul canale satellitare Al-Jazeera, dicendo che la sua casa era stata circondata dai ribelli. «Hanno garantito la mia sicurezza», ha spiegato aggiungendo: «Ho sempre voluto il bene di tutti i libici e sono sempre stato dalla parte di Dio». Verso la fine dell’intervista, si sono sentiti colpiti di arma da fuoco e, prima che la telefonata fosse interrotta, Mohammed ha spiegato che i ribelli sono entrati nella sua casa. Circa un’ora dopo il portavoce del Cnt, Abubakr Traboulsi, ha annunciato la cattura anche del terzogenito Saadi, noto perché alcuni anni fa tentò la carriera di calciatore in serie A in Italia ma senza molto successo. Anche il primogenito Mohammad si è in seguito arreso ai ribelli.

«NESSUNA VENDETTA» – Un invito alla pacificazione è stato lanciato da Mahmoud Jibril, uno dei principali responsabili del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) della Libia, che ha chiesto ai combattenti ribelli di astenersi da qualunque vendetta a Tripoli e ha messo in guardia contro «sacche» di resistenza dei fedelissimi di Muammar Gheddafi nella capitale. «Oggi che festeggiamo la vittoria, mi appello alla vostra coscienza e alla vostra responsabilità: non vendicatevi, non saccheggiate, non prendetevela con gli stranieri e rispettate i prigionieri», ha dichiarato Jibril, in un discorso ufficiale alla televisione ribelle Libya al-Ahrar. «Queste sfide sono una possibilità unica, in questo periodo transitorio, di dare vita a tutti i diritti per i quali abbiamo lottato», ha ritenuto Jibril. «Invito le forze di sicurezza a restare al loro posto (…) e restare in allerta per proteggere beni e persone. I saccheggi e le violenze sarebbero un insulto e una vergogna per la nostra rivoluzione», ha proseguito, chiedendo «di salvare la vita dei prigionieri, anche dei parenti di Gheddafi, i suoi figli, la sua famiglia».

MESSAGGIO AUDIO – Nel pomeriggio alcune voci volevano Gheddafi in fuga, ma lo stesso Colonnello in un discorso audio ha detto che sarebbe rimasto «a Tripoli fino alla fine». E ha chiamato a raccolta i suoi fedeli: «Venite da tutte le regioni per liberare la capitale dai ribelli. Sono qui a Tripoli, non possiamo andare via. Non ci possiamo arrendere, resisteremo fino all’ultima goccia di sangue, sono qui come vi ho promesso». Infine quella che a molti è sembrata una minaccia: «Ho paura che Tripoli brucerà.». Secondo il governo durante gli scontri di Tripoli sarebbero morte 376 persone tra forze lealiste e ribelli, poi il bilancio è stato portato a 1.300. In precedenza bombe Nato avevano colpito il bunker del rais a Bab al-Azizia, nei sobborghi di Tripoli, e violenti scontri erano scoppiati nei pressi dell’albergo che ospita la stampa straniera.

NELLA CAPITALE – Anche Ibrahim Moussa, portavoce del regime, aveva spiegato che non ci sarebbe stata alcuna resa. «Tripoli è ben protetta, abbiamo migliaia di buoni soldati pronti a difenderla da questi ribelli sostenuti e armati dalla Nato», assicurando che erano migliaia i soldati e volontari pronti a combattere. E accusava gli oppositori di avanzare facendo «esecuzioni, saccheggi, stupri e torture». Ma anche la Guardia presidenziale si è arresa quando ha visto che ogni difesa era vana. I ribelli sono riusciti a liberare i detenuti politici della prigione di Maya, a 25 chilometri da Tripoli, dopo scontri durissimi con le guardie di vigilanza. Moussa ha dichiarato che nei combattimenti a Tripoli da mezzogiorno sono morte almeno 1.300 persone e 5 mila sono rimaste ferite. Secondo testimonianze indipendenti, invece, l’avanzata sarebbe avvenuta incontrando scarsa resistenza.

FRATTINI: «GHEDDAFI SI ARRENDA O BAGNO DI SANGUE» – Muammar Ghaddafi «si arrenda e abbandoni il potere, non ci sono assolutamente alternative»: questa è «l’unica possibilità» per evitare una situazione che «può trasformarsi in un bagno di sangue». È l’appello lanciato al Colonnello dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, tramite il Tg1.

RIPARTE INTERNET – La connessione internet è tornata disponibile per i residenti a Tripoli, per la prima volta dall’inizio della rivolta in Libia, da metà febbraio. Lo hanno raccontato gli stessi abitanti della capitale, nella notte tra domenica e lunedì. «L’Adsl funziona di nuovo in tutto il quartiere», ha indicato un abitante di Tajoura (est di Tripoli). Altri due residenti di due diversi quartieri non lontani dal centro della capitale, hanno confermato che la rete era tornata disponibile. Non è ancora possibile determinare come internet sia stato ripristinato, in un momento in cui i ribelli controllano molte zone della capitale. I servizi internet e sms erano stati bloccati dall’inizio della crisi libica.

 

Una presentatrice della tv di Stato libica è andata in studio in diretta tenendo in mano una pistola e minacciando i ribelli che stanno dando l’assalto alla capitale di non provare ad avvicinarsi all’edificio della tv di Stato.

“Siamo tutti armati e pronti a difenderci e pronti al martirio”, ha detto con enfasi dallo studio la presentatrice, una ragazza sui trent’anni, non velata. Il video, è stato caricato subito su YouTube da diversi utenti e sta facendo il giro del web, suscitando decine di commenti, soprattutto anti-Gheddafi.

Redazione online

Tripoli, i ribelli conquistano piazza Verde. Catturati tre figli di Gheddafi. Libia, presentatrice tv con la pistola minaccia i ribelliultima modifica: 2011-08-22T13:01:24+02:00da
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