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Libia, battaglia a 500 metri dal bunker. Saif è libero: «Mio padre è a Tripoli»

Nella capitale si spara ancora, è emergenza sanitaria. Il figlio del Colonnello riesce a sfuggire agli arresti. «Stiamo vincendo, spezzeremo la schiena agli insorti»

TRIPOLI – Poche ore di tregua. E con il sorgere del sole sono cominciati gli spari. La battaglia di Tripoli continua. Non si ferma. Anzi, aumenta di intensità dopo che la Nato ha bombardato il bunker di Gheddafi. Ed è proprio nei pressi del compound che si stanno consumando gli scontri più duri. I soldati lealisti starebbero usando armi pesanti contro i ribelli che sono a 500 metri dall’area. Alcune esplosioni si sono sentite anche all’interno. Testimoni parlano di «attacco pesante».

IL COLONNELLO- Tutto per difendere il leader libico. Ci pensa Saif al-Islam a sciogliere i dubbi sulla sorte di Gheddafi: «Mio padre è a Tripoli». Già. Il figlio prediletto del Colonnello è apparso nella notte nella cittadella di Bab al Aziza, il bunker nei sobborghi della Capitale, quando per tutto il giorno si rincorrevano voci sul suo arresto. Ipotesi che Saif, su cui pende un mandato di cattura internazionale, scarta come «menzogna». Così il 39enne, da sempre considerato «amico dell’occidente» per i suoi studi londinesi, si è mostrato ai giornalisti sorridente. «Tripoli è sotto il nostro controllo, stiamo vincendo noi. Spezzeremo la schiena ai ribelli».

L’ARRESTO– La sua apparizione è una sorpresa anche per il Consiglio nazionale di transizione che per tutto lunedì dichiarava di aver arrestato il secondogenito del Raìs. E il tribunale internazionale dell’Aja aveva già fatto richiesta di processarlo per crimini contro l’umanità. Eventualità che non preoccupa, almeno a suo dire, il «delfino di Gheddafi». Non è ancora chiaro se Saif sia stato arrestato e poi liberato da truppe lealiste. Come è già successo al fratello Mohammed. Insomma, nessuno della famiglia Gheddafi sembra volersi arrendere. A cominciare dal Colonnello. La domanda è sempre la stessa: dov’è? C’è chi dice sia scappato grazie a dei tunnel scavati negli anni sotto il bunker. E c”è chi crede sia già lontano. Ma tutti sono d’accordo su un punto: «Non si arrenderà». Lo conferma anche Mousa Ibrahim: «Voglio rassicurare tutti che il leader, i suoi figli e tutti gli esponenti più importanti continuano a essere al lavoro, sono impegnati a fornire servizi ai cittadini e combattono il nemico».

LA BATTAGLIA- E di conseguenza nemmeno le sue truppe. La battaglia a Tripoli e in alcune zone del Paese continua. Nonostante per tutta la notte la Nato abbia bombardato il compound e la città di Sirte, da dove ieri notte sono partiti tre missili scud intercettato dai caccia dei caschi blu. E da dove sono partite truppe lealiste in direzione Tripoli. Gli insorti li hanno però bloccati. E dopo poche ore sono ricominciati gli spari nella capitale che conta due milioni di abitanti. Lunedì si sono verificati scontri per tutto il giorno. Tre i missili lanciati e intercettati verso Misurata. Molte le vittime, tra cui anche due bambini.

L’OSPEDALE- Proprio a causa dei numerosi feriti, l’ospedale di Tripoli lancia l’allarme: «Siamo al collasso». Un medico ha lanciato l’appello: « Chiedo a tutti i libici che possono di venire ad aiutarci – ha detto Fatih al Bousnina – sappiamo che ci sono molti pericoli in strada, le persone hanno paura, ma dobbiamo sacrificare qualcosa per far passare questo momento».

 

Redazione online

Libia, battaglia a 500 metri dal bunker. Saif è libero: «Mio padre è a Tripoli»ultima modifica: 2011-08-23T14:30:30+02:00da
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