SESTO SAN GIOVANNI. Dal gip no all’arresto dell’ex sindaco, cambia il reato. In manette l’assessore Di Leva e l’architetto Magni
MILANO – La Procura di Monza aveva chiesto l’arresto in carcere per Filippo Penati, ma il gip Anna Magelli ha respinto la richiesta di custodia cautelare perché i reati di corruzione di cui è accusato l’ex vicepresidente del Consiglio regionale lombardo sono prescritti. Il giudice, nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte tangenti relative alle aree Falck e Marelli di Sesto San Giovanni ha anche rigettato la richiesta d’arresto formulata dai pm nei confronti di Giordano Vimercati, ex braccio destro di Penati indagato nell’inchiesta.
L’accusa è corruzione e non concussione – Da quanto si è saputo, infatti, il gip ha riqualificato le accuse di concussione, contestate dai pm di Monza Walter Mapelli e Franca Macchia, in corruzione, reato che prevede termini di prescrizione più brevi.
Il giudice, in sostanza, ha ritenuto che le tangenti versate a Penati e a Vimercati dall’imprenditore Giuseppe Pasini in relazione all’area Falck e da Piero Di Caterina, titolare dell’azienda di trasporti Caronte, risalgono agli anni 2001-2002. Per il gip, inoltre, il versamento di queste mazzette configura l’ipotesi di corruzione e non quella di concussione e dunque i reati risultano prescritti.
Arrestati Di Leva e Magni – I finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria della Gdf di Milano hanno invece eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti dell’ex assessore all’edilizia del Comune di Sesto San Giovanni, Pasqualino Di Leva, e dell’architetto Marco Magni, con l’accusa di corruzione nell’ambito della stessa inchiesta dei pm di Monza. I fatti contestati all’ex assessore del Comune di Sesto San Giovanni, Pasqualino Di Leva, e all’architetto Marco Magni risalgono a un periodo che va dal 2006 al 2008.
Redazione online