Più di 9mila voli cancellati e QUATTRO milionI di persone senza energia elettrica. L’uragano perde potenza e diventa tempesta tropicale. Le vittime sono quindici. Danni per miliardi di dollari
NEW YORK – Irene sta lasciando New York ed ora, già declassato a tempesta tropicale, è diretto in New England . Nella Grande Mela ha smesso di piovere. «Il peggio della tempesta è passato, Irene sta lasciando New York» ha detto il segretario alla sicurezza nazionale Usa, Janet Napolitano che però ha aggiunto: «Non siamo ancora fuori dai guai. La mancanza di corrente resta un problema». Irene era stata già declassata nella notte da venerdì e sabato da uragano di categoria 2 a categoria 1. I venti della tempesta tropicale adesso sono di 65 miglia all’ora (104 chilometri) all’ora. Il governatore del New Jersey Christie ha detto alla Nbc che i danni da Irene sono quantificabili in miliardi di dollari, se non «decine di miliardi». Il governatore ha aggiunto che la situazione in New Jersey è «seria: restate a casa»: 250 strade sono state chiuse e oltre un milione di persone evacuate, «il pericolo sono le inondazioni» ha aggiunto. I danni causati da Irene sono comunque stati inferiori a quelli previsti. Anche la Fredoom Tower, in grattacielo che sta sorgendo sulle ceneri del World Trade Center, ha resistito all’attacco di Irene. Sono quindici le vittime accertate (nessuna a New York), tra le quali due bambini e due surfisti che sfidavano le onde.
NEW YORK – A Brooklyn intanto diverse strade sono già allagate. Il livello dell’East River ha raggiunto quello del marciapiede e il fiume Hudson ha già superato gli argini e ricoperto d’acqua la nota passeggiata di Battery Park. «Il tempo per l’evacuazione è scaduto» ha detto il sindaco Michael Bloomberg. «Adesso tutti dovrebbero andare dentro e restare lì. Tenete conto degli avvisi». L’allerta rimane in vigore per il tratto di costa compreso fra la Virginia e Sagamore Beach, in Massachusetts. La città è stata spazzata da fortissime e incessanti raffiche di vento per ore e anche se ha smesso di piovere resta il pericolo di inondazioni. Molte persone spinte dalla curiosità di vedere quali danni avesse fatto Irene nel proprio quartiere è scesa in strada ignorando l’appello delle autorità a rimanere ancora in casa. Una delle principali preoccupazioni resta quella di un black out generale. Sono quattro milioni le persone sulla East Coast degli Stati Uniti rimaste senza luce: di queste, circa 50.000 a New York. Resta alto anche l’allarme inondazioni, con il livello dell’East River e dell’Hudson visibilmente aumentato.
DESERTA LA GRANDE MELA – New York nelle prime ore del marrino sembrava un deserto: il sindaco Bloomberg aveva ordinato l’evacuazione obbligatoria di 370.000 persone dalle zone considerate a rischio (comprese Battery Park, il Financial District, Wall Street, parte di Chinatown e alcune aree dei borough di Brooklyn e Staten Island) e aveva chiesto a tutti gli altri di rimanere tappati in casa almeno fino alle 21 di domenica. Chiusi gli aeroporti e per la prima volta nella storia della città anche i mezzi di trasporto pubblici: niente autobus, né metropolitana, almeno per tutta la giornata di domenica, se non addirittura anche lunedì. Chiusi negozi, compreso il department store Bloomingdales, saracinesche abbassate per ristoranti e locali, deserta persino Grand Central Station, la stazione dei treni solitamente affollatissima, vuoto anche Central Park, dove il pericolo che cadano alberi o rami è altissimo (proprio così hanno perso la vita almeno due delle persone rimaste finora vittime di Irene).
NEW YORK – Il sindaco non vuole correre rischi: «era troppo pericoloso per prendere decisioni diverse, la vita delle persone è ancora in pericolo», ha detto. E il rischio principale è che il livello del mare si alzi talmente tanto da fare finire sott’acqua ampie parti di Lower Manhattan, forse fino al sito dove sorgevano le Torri Gemelle del World Trade Center. Secondo gli esperti il mare si alzerà tra gli 1,2 e i 2,4 metri. «Ci aspettano ore molto lunghe», aveva commentato il presidente Barack Obama, costantemente aggiornato dal Fema, la protezione civile americana. Nel frattempo i meteorologi cominciano a mettere insieme le cifre: l’uragano ha provocato raffiche a 120 chilometri orari sulla costa del North Carolina, mentre a Washington «appena» di 60 all’ora. Il record della pioggia finora a Hampton in Virginia, a sud di Washington, dove la tempesta ha fatto cadere in poche ore ben 30 centimetri d’acqua. Nel frattempo, l’uragano non inonda solo le coste ma anche Twitter: il sito di micro-blogging ha reso noto (con un tweet, naturalmente, mandato da twitterglobalpr) che la media è stata nella giornata di sabato è stata di 3.000 tweet al minuto con lo hastag #Irene, il doppio del giorno prima e il triplo di giovedì.
I DISAGI PER CHI VOLA – L’uragano Irene ha già contabilizzato più di 9mila voli soppressi e cancellati a causa delle avverse condizioni climatiche. Tutta l’East Coast è colpita da una sorta di chiusura del proprio spazio aereo, tanto che non ci sono voli in partenza dalla North Carolina verso Boston e viceversa. Chiusi gli aeroporti internazionali di Newark e il John Fitzgerald Kennedy. A Washington da poco stanno riprendendo lentamente i voli.
Redazione online