«L’espulsione dal partito? decisione è affidata alla statuto e alla commissione di garanzia». Il segretario Pd: «Si deve arrivare alla verità. Non ci piacciono le prescrizioni anche per fatti di 7/10 anni fa»
Bersani e Penati (Ansa) |
MILANO- Pier Luigi Bersani interviene ancora sul caso Filippo Penati, indagato dalla Procura di Monza, dalla festa del partito a Pontelagoscuro. Sulla vicenda, spiega il segretario del Pd, «non ci devono essere ombre» e «si deve arrivare alla verità». E ha ribadito: «Non ci piacciono le prescrizioni anche per fatti di sette, dieci anni fa».
LE PAROLE– Insomma Bersani cerca di calmare le acque. « Come partito possiamo dire che non ci piacciono le prescrizioni anche se si parla di cose di sette/dieci anni fa perché vorremmo che su queste vicende non ci fossero ombre e si arrivasse alla verità». La decisione di uscire dal partito deve, secondo il segretario, essere presa da Penati e dai suoi avvocati. L’espulsionè «un meccanismo affidato allo statuto e alla commissione di garanzia che è al lavoro la quale si farà una opinione e ci dirà. Non interferiamo in nessun modo con la magistratura perché abbiamo un profilo etico che ci interessa preservare».
LA LEGGE ELETTORALE– Bersani ha poi spiegato che il referendum sulla legge elettorale «può essere, in extrema ratio, lo strumento per superare il porcellum». Può essere uno «stimolo» per il lavoro che deve essere fatto in Parlamento. E aggiunge: «Abbiamo una proposta positiva di riforma elettorale e l’abbiamo consegnata in Parlamento e chiediamo l’immediata calendarizzazione».
Redazione online