IL CASO. L’ospedale: mai ricevuto segnalazioni. Altri 18 bambini risultati positivi al test: in tutto sono 52 i contagiati. I controlli si estendono anche sui nati in gennaio
(Imagoeconomica) |
ROMA – Diciotto nuovi bambini positivi al test: sale a 52, quindi, il numero dei neonati esposti al bacillo della Tbc. Fra loro, anche cinque nati in febbraio: questo significa che, con tutta probabilità, i controlli dovranno essere estesi anche ai nati in gennaio. La storia dell’infermiera del nido del policlinico Gemelli, malata di Tbc continua a tenere banco. E lunedì si è aggiunta un’accusa davvero pesante che, è bene precisare, resta ancora priva di conferme: «Il marito dell’infermiera avrebbe avuto la Tbc nel 2004 e desta sconcerto che il Policlinico non abbia fatto le visite periodiche obbligatorie alla dipendente ogni anno». Il Codacons l’ha scritto nero su bianco in un esposto presentato alla procura di Roma. In attesa di conferme ufficiali o clamorose smentite, però, c’è da registrare la presa di posizione del Policlinico. La direzione dell’ospedale, infatti, smentisce di aver mai ricevuto segnalazioni «nè da parte della dipendente nè da parte delle autorità competenti».
ALTRI 18 POSITIVI – Prosegue la conta dei neonati esposti al bacillo della tubercolosi. Su 300 bambini sottoposti al test nelle giornate di venerdì e sabato, ben 18 sono risultati positivi. Si tratta di 11 maschi e 7 femmine, dei quali 5 nati nel mese di febbraio, 2 nel mese di marzo, 2 nel mese aprile, 3 nel mese di maggio, 5 nel mese di giugno e 1 nel mese di luglio. Complessivamente, sale a 52 il numero dei bambini risultati positivi (pari al 7,13% dei 917 bambini sottoposti al test fino a oggi). A questi casi si deve aggiungere quello della bimba di cinque mesi ricoverata al Bambino Gesù, le cui condizioni non destano preoccupazioni e la cui malattia però non è ancora collegabile con certezza all’infermiera del Gemelli. La Regione Lazio che precisa che la positività al test non significa malattia, ma esprime l’avvenuto contatto con il bacillo della tubercolosi: i piccoli saranno sottoposti a ulteriori controlli e sottoposti a profilassi per evitare il rischio di sviluppare la malattia a seguito dell’avvenuto contatto con il micobatterio.
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Test tubercolina (Afp) |
ESTENDERE I TEST – La notizia dei nuovi contagi arriva al termine di una giornata convulsa. Nella tarda mattinata, attraverso le agenzie di stampa, il Codacons ha fatto sapere di aver concluso la propria inchiesta e di aver accertato che «l’infermiera da due anni e mezzo era nel reparto neonatale, e siccome il bacillo ha un’incubazione di oltre 10 anni (e pare impossibile che nessuno in tanti anni se ne sia accorto), chiediamo alla presidente della Regione Lazio Polverini di far identificare tutti, bambini e adulti, che negli ultimi due anni e mezzo hanno avuto contatto con la donna e controllare la loro eventuale positività alla malattia». Nell’esposto il Codacons ha anche chiesto alla Regione di «rendere pubbliche le generalità dell’infermiera poiché il diritto alla salute di chi deve sapere se ha incrociato la stessa supera il diritto alla privacy che la tutela».
L’ingresso del Policlinico Gemelli a Roma (Ansa) |
NESSUNA COMUNICAZIONE– La direzione del Policlinico universitario Agostino Gemelli in una nota dichiara che «non è mai giunta né da parte della dipendente, cui è stata diagnosticata Tbc, né da parte delle autorità sanitarie competenti segnalazione di patologia tubercolotica, di cui sarebbe stato affetto un familiare dell’infermiera. Tutti gli altri aspetti relativi alla vicenda saranno chiariti nelle opportune sedi con le quali il Policlinico Gemelli sta collaborando fattivamente, fornendo i necessari chiarimenti che di volta in volta vengono richiesti». La Direzione del Policlinico, aggiunge, «la struttura si è attivata subito sin dalla insorgenza del problema».
AIUTI: «FERMARE LA CACCIA ALL’UNTORE» – «Le richieste del Codacons di pubblicizzare il nome dell’infermiera o di suo marito non hanno alcuna base scientifica e sono solo un tentativo di creare una caccia all’untore che potrebbe essere esteso erroneamente a 5mila persone che ogni anno in Italia presentano l’infezione tbc o alle 400-500 che si infettano a Roma» afferma presidente della Commissione politiche sanitarie di Roma e immunologo Fernando Aiuti «I tentavi di rintracciare eventuale persone venute a contatto con persone con infezione Tbc attiva – spiega Aiuti – devono essere effettuati su base scientifica, evitando divulgazioni di nomi di persone che creerebbero allarme ingiustificato . Non esistono precedenti in medicina in nessuna parte del mondo, a parte qualche raro paese in regime dittatoriale, che usano questi metodi atipici e inutili». Aiuti smentisce anche le «notizie allarmistiche che riguardano il periodo della durata dell’incubazione dell’ infezione che viene confuso con il periodo della incubazione della malattia».
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Renata Polverini (foto Eidon) |
POLVERINI: «NON AGGIUNGO NULLA» – «Non ho elementi, mi pare che il Gemelli, che è la parte interessata, abbia già risposto. Per cui non ho da aggiungere nulla»afferma la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, in merito all’esposto del Codacons. «Stiamo seguendo la vicenda con attenzione: è nostro dovere salvaguardare le famiglie e gli operatori» ha detto durante l’insediamento della commissione di indagine istituita dalla Regione Lazio, composta da 7 esperti e presieduta al professore di Malattie infettive dell’università La Sapienza di Roma, Vincenzo Vullo. La commissione avrà 90 giorni per indagare sul caso del Gemelli. «L’obiettivo – afferma Polverini – è quello di fare chiarezza da un punto di vista sanitario e amministrativo sulla questione che riguarda il Policlinico Gemelli rispetto al caso dell’infermiera affetta da tubercolosi». Ma la presidente esclude ogni ipotesi di epidemia: «La commissione non presuppone alcuna epidemia, è una parola che in questo momento non è assolutamente necessario nè utile usare. Non c’è alcuna epidemia. Però – aggiunge- nel momento in cui ho deciso di istituire una commissione non potevo non coinvolgere specialisti nel settore dell’epidemiologia». A chi le chiedeva se pensasse di introdurre screening ad ampio spettro su tutti i neonati nati nel Lazio, Polverini: «In questo momento ascolto solo ciò che dicono gli specialisti del settore, è una questione delicata che richiede anni di studio, conoscenza e competenza».
Redazione online