IL PREMIER E LA MANOVRA. «Non è vero che siamo allo sbando. L’aumento dell’Iva? Attivabile in qualsiasi momento»
ROMA – «Non è vero che siamo allo sbando, che siamo nel caos, che i conti non tornano. Mi preoccupa davvero l’atteggiamento dell’opposizione: con le loro proteste, con le accuse che lanciano, rischiano di dare ai mercati un’immagine negativa del Paese. È un momento delicato, è vero che ci sono stati anche passaggi difficili, ma serve senso di responsabilità da parte di tutti. Ho ripreso in mano io la situazione, è tutto sotto controllo».
Prova a spegnere l’incendio Silvio Berlusconi, si sforza di mantenersi sereno in quello che in tutta evidenza è uno dei momenti più difficili per la maggioranza, alle prese con una manovra imponente e dall’iter che definire travagliato è eufemistico.
Il premier cerca di trasmettere il messaggio che non c’è alcun caos, ma solo «un work in progress », un correggere e rivedere quello che non va della manovra con una doverosa «apertura alle proposte delle opposizioni: i loro suggerimenti sono ben accetti, se saranno proposte valide le accoglieremo, non ci siamo chiusi, siamo disponibili al dialogo. Se avessimo portato in Parlamento una manovra blindata ci avrebbero accusato di regime, ora che stiamo lavorando per migliorarla ci attaccano e dicono che non tornano i conti? Non è serio».
Ma soprattutto Berlusconi – che oggi sarà a Parigi per partecipare al vertice sulla Libia e che ne approfitterà anche per mandare messaggi tranquillizzanti ai suoi partner europei sul percorso e la serietà della manovra – si tiene in stretto contatto con Letta, Alfano, i capigruppo in febbrile lavoro per riscrivere parte della manovra. Ma non ritiene che sia né utile né sensato dare l’impressione, con la sua presenza, di una drammatizzazione che non c’è, perché «gli accordi di Arcore restano tutti validi», tranne il punto che riguarda le pensioni.
E dunque non c’è alcun rischio di varare un provvedimento senza coperture o con saldi sballati: «Stiamo mettendo a punto misure importanti per la lotta all’evasione fiscale, che ci daranno un gettito sostanzioso per coprire le risorse mancanti dalla norma sulle pensioni che è stata tolta – dice il premier -. E in ogni caso, rassicuro tutti: esiste la norma di salvaguardia sull’Iva che posso attivare in qualsiasi momento con un semplice atto amministrativo, se mai dovessimo valutare che nella manovra c’è stata qualche defaillance e che i conti non tornano».
Emerge insomma con una certa chiarezza la linea che Berlusconi detta da Arcore: per reperire i fondi venuti a mancare dal contributo di solidarietà e dall’eliminazione della prevista norma sull’impossibilità di far valere gli anni riscattati per il servizio militare e per la laurea ai fini pensionistici, potrebbero tornare i tagli originari agli enti locali (i quali si rifarebbero con le risorse reperite dalle misure antievasione e antielusione), mentre resterebbe l’abolizione del contributo di solidarietà sulla quale il premier è inflessibile. E se non bastassero altri eventuali aggiustamenti, ecco pronta la carta dell’Iva, introito certo e attivabile in qualsiasi momento.
Certo, il fatto che si debba – ormai in tempi brevissimi e con poche carte a disposizione – rimettere mano alla manovra per la terza volta, significa che nella giornata di ieri qualcosa di serio e anche grave è successo. Il premier è consapevole che l’immagine della sua maggioranza ha subito un danno, ma non vuole assolutamente che si facciano polemiche, tantomeno nel suo partito, e cerca con i suoi di contestualizzare l’incidente sulle pensioni.
È accaduto infatti – è il racconto che il Cavaliere fa del vertice fiume di lunedì a Villa san Martino – che l’ormai seppellita norma sugli anni riscattabili ai fini dell’anzianità pensionistica sia spuntata all’improvviso, poco prima della fine del summit di Arcore. Sarebbe stato Tremonti a metterla sul tavolo, su suggerimento del collega del Welfare Sacconi che l’aveva preparata, e con l’avallo dei tecnici del Tesoro che l’avevano esaminata. Calderoli, che fino a quel momento aveva difeso la trincea della Lega sul no secco a qualunque intervento sulle pensioni, a quel punto avrebbe aperto all’ipotesi, anche perché – ha spiegato ai suoi il premier – «sembrava che il provvedimento toccasse una platea limitata di lavoratori, circa 60 mila».
Ma il giorno dopo, martedì, da calcoli più approfonditi è emerso che gli italiani che potenzialmente sarebbero stati interessati dal provedimento negli anni a venire «erano molti di più». E non solo: la norma presentava profili di incostituzionalità, oltre a creare grossissimi problemi con i sindacati, con i quali tutto si sta cercando oggi di fare tranne che aprire un fronte potenzialmente devastante. Per questo «l’abbiamo eliminata senza indugi», conferma il premier.
Ma tutto ha un prezzo, e dunque ieri è stata una giornata caotica nella maggioranza, impegnata a trovare in poche ore nuove coperture che, a dirla con il leader del Pri Francesco Nucara, reduce da un incontro con il segretario del Pdl Alfano, «ancora non si sa assolutamente quali saranno, e speriamo che non serva un’ulteriore manovra correttiva per risolvere il problema…».
Ipotesi che Berlusconi al momento scarta, deciso com’è a presentare all’Europa, che ormai la pretende senza indugi, una manovra che rispetta i saldi previsti per raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2013. E sono queste le rassicurazioni che il premier sta mandando in queste ore alla Bce, così come ai partner europei che guardano con preoccupazione a quello che sta avvenendo e aspettano numeri certi. Che potrebbero arrivare con la carta di riserva: quell’aumento di un punto di Iva che «ci metto un minuto ad attivare».
Paola Di Caro