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Tarantini e sua moglie arrestati. Indagati per estorsione a Berlusconi. Il ricatto di Lavitola e Tarantini: «Teniamo Berlusconi sulla corda»

INCHIESTA DELLA PROCURA DI NAPOLI. Soldi per evitare imbarazzi al premier. Ricercato Lavitola: «Non sono latitante, lavoro all’estero». Le conversazioni intercettate dagli inquirenti di Napoli. Agli atti anche le chiamate alla segretaria del premier. In Uruguay il denaro mai consegnato all’imprenditore

 

ROMA – Gianpaolo Tarantini, 36 anni, e sua moglie Angela Devenuto, 34ennne, arrestati a Roma. È invece all’estero l’ex direttore dell’Avanti! Valter Lavitola, 38 anni, per il quale era stata emessa una terza misura cautelare. Il reato ipotizzato sarebbe estorsione ai danni del premier Silvio Berlusconi. Questa volta ad indagare è la procura di Napoli, che ha chiesto e ottenuto un’ordinanza di custodia cautelare dal gip Amelia Primavera. Tarantini è stato al centro dell’inchiesta sul giro di escort svelato da Patrizia D’Addario alla procura di Bari (procedimento ancora in corso). Sempre su ordine della magistratura di Bari è stato arrestato e detenuto (prevalentemente ai domiciliari) per 11 mesi, per poi essere condannato a due anni e due mesi di reclusione per detenzione ai fini di spaccio di cocaina lo scorso 22 giugno. Sul suo conto sono inoltre anche le indagini su episodi di corruzione di vertici delle Asl pugliesi e di amministratori regionali.

LE PAURE DI BERLUSCONI – La chiave dell’inchiesta sarebbe la paura di Berlusconi. Tarantini ha sempre sostenuto che il premier non era a conoscenza del fatto che le ragazze ospitate nelle sue dimore romane e sarde fossero state pagate. Ma non sarebbe una bugia per l’imprenditore, che al telefono ripete più volte che «quella è la verità». Per non cambiare versione, l’imprenditore barese avrebbe comunque ottenuto mezzo milione di euro (di cui solo una parte effettivamente ricevuta) e uno stipendio di ventimila euro al mese che comprendeva spese legali e affitto di un’abitazione al centro di Roma. Per l’accusa, inoltre, sarebbe stato indotto dai pagamenti a scegliere la strada del patteggiamento nel procedimento sul favoreggiamento della prostituzione in corso a Bari. Un modo per salvare il premier da un altro processo pubblico, con conseguente diffusione di un gran numero di intercettazioni telefoniche dal contenuto hard. Per quanto riguarda un altro procedimento per il reato di detenzione di cocaina, la richiesta di patteggiamento congiunta tra accusa e difesa è stata poi regolarmente presentata lo scorso 21 aprile. Ma il Gip l’ha rigettata. Al termine del processo con rito abbreviato, Tarantini è stato poi condannato a 2 anni e 2 mesi di reclusione.

IL RUOLO DI LAVITOLA – Al centro delle indagini ci sarebbero cinquanta conversazioni intercettate, tra Tarantini e sua moglie e Lavitola, personaggio che negli ultimi mesi appare e scompare in diverse vicende tra il politico e il giudiziario, dal caso della villa a Montecarlo di Fini alla cosiddetta P4. L’estorsione ai danni del Cavaliere consisterebbe in un versamento di 500 mila euro a Tarantini e di altre somme versate ogni mese per un totale di 20mila euro. Ma il sospetto della Procura è che Lavitola in questa situazione non abbia agito in modo trasparente, trattenendo per sé 400 dei 500 mila euro che avrebbe dovuto veicolare a Tarantini. Una ricostruzione che sembra essere giustificata da alcune telefonate con il direttore dell’Avanti! e di quest’ultimo con diversi suoi collaboratori.

«NON SONO LATITANTE» - L’ex esponente socialista, dal canto suo, nega di essere latitante, e si dice disposto a «collaborare pienamente» con la Procura di Napoli, specificando anche di non aver mai raggirato il premier Silvio Berlusconi nè di essersi impossessato di «presunte» somme destinate alla famiglia di Tarantini. In una dichiarazione, Lavitola spiega: «È passata sui media la notizia che sono latitante. Non è vero. Sono all’estero per lavoro da prima che Panorama consentisse di esercitare i diritti di informazione dell’indagato mediante la pubblicazione del suo scoop. Come è noto alla Procura, buona parte della mia attività lavorativa si svolge all’estero ormai da qualche anno». Lavitola precisa: «Attendo di definire con il mio avvocato le decisioni da prendere. È mia intenzione collaborare pienamente con la giustizia per chiarire la questione. Infine, ribadisco con forza che non mi è mai neppure passato per la testa di raggirare il presidente Berlusconi, né di impossessarmi di presunte somme destinate ad una famiglia in difficoltà».

LA VERSIONE DI BERLUSCONI – Il presidente del Consiglio non ha negato i pagamenti. Ma smentisce decisamente l’estorsione e il ricatto. Il 25 agosto scorso, con il diffondersi delle prime indiscrezioni, il premier ha infatti dichiarato a Panorama, nel numero scorso che anticipava la notizia: «Ho aiutato una persona e una famiglia con bambini che si è trovata e si trova in gravissime difficoltà economiche. Non ho fatto nulla di illecito, mi sono limitato ad assistere un uomo disperato non chiedendo nulla in cambio. Sono fatto così e nulla muterà il mio modo di essere».

INDAGINI ANCORA IN CORSO – Le indagini sulla presunta estorsione ai danni di Silvio Berlusconi «sono tuttora in pieno svolgimento, anche con perquisizioni domiciliari», spiega in una nota il procuratore aggiunto di Napoli Francesco Greco. Secondo il quale le indagini stesse sono state «fortemente compromesse dalla criminosa sottrazione di numerosi e rilevanti contenuti della richiesta cautelare ad opera di ignoti, cui ha fatto seguito nei giorni scorsi la pubblicazione degli stessi su alcuni giornali nazionali». Greco ha spiegato che l’indagine sulla presunta estorsione nasce dall’inchiesta su alcune società del gruppo Finmeccanica, «dove Valter Lavitola (direttore ed editore de L’Avanti!, ndr) sembra svolgere non meglio definite attività di consulenza». Gli esiti delle investigazioni della sezione criminalità economica della procura sono poi confluiti nelle indagini della sezione reati contro la pubblica amministrazione riguardanti lo stesso Lavitola e altri indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta P4, che vede coinvolti tra gli altri il parlamentare del Pdl Alfonso Papa e l’uomo d’affari Luigi Bisignani.

Valter Lavitola (Ansa)

VALTER LAVITOLA – Lavitola teneva i contatti con l’entourage di Berlusconi. E riferiva a Tarantini, che travolto dal sexygate scoperto dalla Procura di Bari, aveva urgente bisogno di soldi. Nell’ordinanza di arresto che ha portato alla cattura dell’imprenditore pugliese, di sua moglie e dello stesso Lavitola (che però è all’estero) il gip Amelia Primavera cita le espressioni usate dai due, che a vicenda sembravano incitarsi: «Dobbiamo tenere sulla corda il presidente Berlusconi fino a metterlo con le spalle al muro». E ancora: «metterlo in ginocchio, «andargli addosso», «tenerlo sotto pressione». Frasi che per il gip si traducono in prove «incontrovertibili ed univoche», raccolte in numerose ed esplicite conversazioni telefoniche. Per il giudice «il tenore e il significato» delle «espressioni letteralmente utilizzate da Lavitola nel corso delle conversazioni», risultano «inequivocabili e sintomatici della logica e della prospettiva ricattatoria che muove Lavitola e i coniugi Tarantini».

IL LINGUAGGIO IN CODICE – Per parlare di denaro adoperavano un «linguaggio criptico, convenzionale». In particolare nelle conversazioni intercettate dagli inquirenti di Napoli nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta estorsione a Berlusconi si faceva riferimento alla «stampa di fotografia». Nell’ordinanza sono riportate varie intercettazioni, come quella tra Lavitola e Marinella Brambilla, della segreteria di Berlusconi.

LA TELEFONATA – Questo lo stralcio di una telefonata intercorsa tra i due il 23 giugno scorso.
Brambilla: Allora riusciamo a stampare dieci foto, mandami… chi mi mandi il solito Juannino lì, il tuo?
Lavitola: Ok
Brambilla: Quando lo mandi? Perchè io esco alle undici col dottore, mandamelo immediatamente..
In un’altra telefonata del 28 giugno si torna a parlare di «foto», quando Marinella dice a Lavitola: «le 20 foto sono pronte, mandami…quando?».

L’AMICIZA COL PREMIER – Secondo il Gip, l’amicizia di Lavitola col premier «non pare giustificata da incarichi politici o istituzionali. Né da una sua collocazione nella galassia aziendale o nell’ambito familiare del Berlusconi: il Lavitola ufficialmente é solo l’editore de l’Avanti! attraverso la società International Press nonché imprenditore nel settore del commercio di pesce». A provare tale vicinanza sono diverse conversazioni telefoniche, tra cui una fatta dal premier a Lavitola sull’utenza panamense utilizzata da quest’ultimo. Ci sono inoltre agli atti conversazioni con terzi nel corso delle quali gli interlocutori si riferiscono ai frequenti contatti di Lavitola con Berlusconi. Nell’ordinanza sono citate, tra le altre, quelle «con Paolo Pozzessere, direttore commerciale della Finmeccanica e di quest’ultimo con Debbie Castaneda, modella colombiana ed “amica” di Berlusconi». Oppure quella con tale Roberto Guercio, nel corso della quale quest’ultimo gli chiede di attivarsi con Berlusconi per un intervento sul presidente albanese Berisha. Vi sono inoltre telefonate con stretti collaboratori del presi-dente del Consiglio, che «rivestono posizioni di alta responsabilità istituzionale».

I SOLDI PER TARANTINI– Gianpaolo Tarantini e famiglia ricevevano da Berlusconi tramite Lavitola, un appannaggio mensile di 20mila euro «in forma occulta». Nell’ordinanza di custodia si legge che finora è stata accertata la somma di 500mila euro versata agli indagati e «altre prestazioni di rilievo economico» su cui proseguono le indagini. A Tarantini e alla sua famiglia, «che pur sembra vivere in affanno economico a causa delle pregresse vicende – si sottolinea nel provvedimento – viene fornito da tempo in forma occulta un appannaggio di quasi 20mila euro (14mila euro mensili oltre all’affitto della casa a Roma e le spese ‘legalì e straordinarie)». All’appannaggio «provvede Berlusconi servendosi di Lavitola in forme, tempi e luoghi finora non accertati». Eppure la somma «di fatto consegnata in più riprese da Marinella Brambilla a Lavitola, è pervenuta in misura per 100mila euro nell’effettiva disponibilità dei coniugi Tarantini essendosi Lavitola appropriato delle somme restanti (destinate a proprie iniziative economiche) e avendo taciuto a Tarantini il ricevimento dell’intera somma allo stesso promessa». Circostanza poi riferita a Tarantini dal suo avvocato, informato «a sua volta, dall’avvocato Niccolò Ghedini». Scoperto l’inganno, Tarantini avrebbe chiesto conto a Lavitola. Quest’ultimo ha riferito «di avere di fatto accantonato la somma su un conto chiuso in Uruguay, per le necessità legate ad una eventuale attività all’estero dello stesso Tarantini, senza metterla a disposizione dello stesso per i consumi eccessivi del suo nucleo familiare». I magistrati osservano che «le ragioni giustificative delle somministrazioni di denaro da parte di Berlusconi a Tarantini, attraverso Lavitola ed indipendentemente dalle appropriazioni poste in essere dallo stesso», risiedono tutte nella vicenda processuale radicata a Bari (l’inchiesta sulle escort procurate dall’imprenditore pugliese, ndr) dove Tarantini è tuttora indagato e Berlusconi comunque coinvolto anche se solo mediaticamente».

Redazione Online

Tarantini e sua moglie arrestati. Indagati per estorsione a Berlusconi. Il ricatto di Lavitola e Tarantini: «Teniamo Berlusconi sulla corda»ultima modifica: 2011-09-01T15:19:00+02:00da
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