Ha mobilitato l’intelligence su eventuali attentati: controlli intensificati. E a Shanksville parla Bush
WASHINGTON – Alla vigilia del decimo aniversario degli attentati dell’11 settembre 2001 a New York e a Washington, il presidente americano Barack Obama ha sollecitato un «accresciuto livello di vigilanza e di preparazione» . Anche perché a Washington e nel resto degli Stati Uniti è caccia a tre uomini sospettati di far parte di una cellula di al Qaida pronta a compiere un nuovo clamoroso attentato. Lo ha reso noto la Casa Bianca, secondo cui Obama ha ordinato al personale del proprio Consiglio per la Sicurezza Nazionale di «ricercare con energia» tutti gli elementi d’intelligence relativi a quella che è stata definita la «minaccia credibile» di un nuovo attacco terroristico su vasta scala in occasione della ricorrenza. Il presidente Usa, che nel suo consueto discorso radiofonico del sabato aveva già sottolineato come gli Stati Uniti a dieci anni di distanza siano «più forti» e il loro popolo in grado di «andare avanti» malgrado i continui pericoli, ha quindi ammonito che il Paese nella sua predisposizione anti-terroristica «non si deve rilassare» neppure nelle settimane a venire.
FERMATI DEI SOSPETTI – Secondo le ultime informazioni raccolte dall’intelligence statunitense, due dei sospetti terroristi sarebbero cittadini americani di origine araba. Partiti dal Pakistan o dall’Afghanistan, sarebbero già entrati negli Stati Uniti la scorsa settimana. Il terzo uomo, invece, sarebbe volato in Europa e non è ancora chiaro se la sua destinazione finale siano gli States. Il commando starebbe quindi preparando un attacco con auto o camion bomba, molto probabilmente con l’obiettivo di colpire grandi infrastrutture, come ponti e tunnel. Anche se – come ha spiegato il portavoce della polizia di New York – una delle principali preoccupazioni resta quella dell’utilizzo da parte dei terroristi di armi chimiche e radioattive, le cosiddette bombe sporche. All’esistenza della presunta cellula di al Qaida pronta a colpire negli States si è arrivati grazie alla segnalazione di una fonte che in passato – spiegano gli investigatori – si è rivelata molto attendibile. Ma ci sono anche delle intercettazioni compiute da parte dell’intelligence Usa in cui si parla di un attacco da parte di un cellula pakistana in occasione dell’11 settembre. Proprio come aveva immaginato Osama Bin Laden: nel fortino di Abbottabad dove è stato ucciso dai Navy Seals americani erano state trovate infatti carte in cui si ipotizzavano nuovi attentati in coincidenza del decennale degli attacchi alle Torri Gemelle. Dietro al complotto ci sarebbe il successore di Bin Laden, al Zawahri: proprio lui – secondo le informazioni in possesso delle autorità statunitensi – potrebbe aver dato il via libera al nuovo piano criminale.
INTENSIFICATI I CONTROLLI – Nelle ultime ore, quindi, sono stati intensificati i controlli su tutti i veicoli sospetti, con decine di check points sparsi in tutta New York, sopratutto in prossimità dei punti di accesso all’isola di Manhattan: dal George Washington Bridge, che unisce il New Jersey a New York, al tunnel che unisce il Queens a Midtown Manhattan, al ponte di Verrazzano e all’Holland tunnel che uniscono Downtown Manhattan a Brooklyn e a Staten Island. Ma tutti i luoghi simbolo degli Usa, da Times Square a New York, a Capitol Hill a Washington, al Golden Gate di San Francisco, sono tenuti sotto strettissima sorveglianza. Così come Ground Zero dove domani saranno presenti le massime autorità, a partire dal presidente Obama e dal suo predecessore George W. Bush.
IL RITORNO DI BUSH – E Bush è tornato sabato sulla scena pubblica, ed è stata la prima volta dopo aver lasciato la Casa Bianca. «Una delle lezioni dell’11 settembre è che male e coraggio sono reali», ha detto l’ex presidente che per quasi tre anni, con la rara eccezione di qualche discorso a pagamento, era rimasto rigorosamente in disparte, pensionato di lusso tra la villa di Dallas e il ranch di Crawford in Texas. Bush ha parlato a Shanksville in Pennsylvania all’inaugurazione del memoriale alle 40 vittime del volo Ua93, gli eroici passeggeri che sventarono il quarto attentato di quella giornata fatale che ha determinato il futuro della sua presidenza. L’ex presidente ha ricordato che «salvarono la capitale»: quel Boeing, nelle mani dei dirottatori di Osama bin Laden, avrebbero potuto abbattersi sulla Casa Bianca o il Congresso.
AD ARLINGTON – In mattinata il presidente, accompagnato mano nella mano dalla moglie Michelle, ha voluto rendere omaggio ai caduti nel cimitero nazionale di Arlington. In particolare, la First Couple si è fermata davanti alle tombe dei militari morti nelle guerre d’Iraq e Afghanistan, riunite nella sezione 60 dello storico cimitero, luogo simbolo della storia americana. Quindi hanno incontrato e scambiato qualche parola con alcuni gruppi di parenti, anche loro raccolti davanti alle croci bianche dei loro cari. È la terza volta che Obama ha fatto visita a questa parte di Arlington. Un collaboratore del presidente ha fatto sapere che con questa visita, alla vigilia del decennale dell’11 settembre, Barack Obama «ha voluto rendere omaggio a tutti gli americani che con coraggio hanno perso la vita, servendo il loro Paese dopo quella drammatica giornata, e dar conforto ai loro parenti».
Redazione Online