Mondiali di rugby. esordio azzurro: 6-32. Sudafrica di misura sul galles. Gli azzurri si esaltano nella prima frazione (6-6), poi le stelle australiane prendono il largo
AUCKLAND (AUSTRALIA) – Un’Italia così bella si era vista raramente. Peccato sia durata un tempo soltanto. A North Harbour, Auckland, nella prima partita della poule C, l’Australia si è imposta per 32-6 (parziale di 26-0 nel secondo tempo), segnando 4 mete in venti minuti e centrando anche il punto di bonus. Il massimo, ma per 40-50 minuti il XV di Nick Mallett è stato quasi perfetto nella mischia, solido nella touche (spesso, in passato, un punto debole), giudizioso al piede, implacabile nei placcaggi, ordinato e coraggioso nel gioco dei trequarti, attento a non concedere punizioni gratuite. «Tante sensazioni positive», come ha commentato a fine match il capitano azzurro Parisse, ma non per fare risultato con i primi della classe ancora non basta.
SBANDAMENTO AUSSIE – Si parte sotto il diluvio: l’Australia soffre, non trova il filo del gioco, sbatte sulla difesa avanzante degli azzurri, che alla fine prendono coraggio: il primo tempo si chiude sul 6-6 sotto la pioggia fitta (oltre 25mila i presenti): Wallabies in vantaggio 6-0 con i calci al 19′ e al 28′ del fuoriclasse Quade Cooper (neozelandese di nascita e perciò fischiato da mezzo stadio). Punti azzurri negli ultimi tre minuti di gioco, tutti dal piede da Mirco Bergamasco (38′ e 40′), capace di capitalizzare il gran lavoro del pack azzurro. La mediana Genia-Cooper non ingrana e persino stelle del calibro di Ashley Cooper e Rocky Elsom si perdono tra le maglie azzurre.
GRANDE DIFESA – I calcetti di Semenzato allentano la pressione e rilanciano gli azzurri. La regia di Orquera è pulita. Le terze linee placcano e ripartono. L’impatto degli azzurri sul match sta anche nei numeri: gli uomini di Mallett mancano solo 3 placcaggi su 65 nei primi 40′, in cui gli australiani giocano per il 73% del minutaggio nella metà campo avversaria. Insomma, l’Italia c’è, lotta e tiene nel punteggio: il massimo che si poteva chiedere. La mischia australiana, però, non cede di fronte al pack azzurro: accetta la sfida e controbatte colpo su colpo, anche se – nella prima frazione – le piattaforme di gioco vengono neutralizzate dagli azzurri. L’unica pecca dell’Italia del primo tempo? Non riesce a conquistare terreno e farsi pericolosa nei 22 avversari, anche se Masi dopo 8′ di gioco ha l’occasione giusta su un grabber di Orquera, annullato però in area di meta da Quade Cooper.
CICLONE O’CONNOR – Dopo l’intervallo cambia tutto. Guarda un po’, proprio in coincidenza con l’ingresso il teenager terribile O’Connor. Il 19enne, tanto fenomenale quanto indisciplinato fuori dal campo, esce dal lungo castigo deciso dal tecnico australiano Robbie Deans (rissa con compagni e altre amenità) e per gli azzurri si aprono le cataratte: tre mete segnate in 9 minuti, dal 51′ al 59′, la prima dopo una rimessa in attacco persa malamente dagli azzurri (una delle poche, ma decisiva). La quarta marcatura aussie arriva dopo un’altra manciata di minuti (Alexander, Ashley-Cooper, lo stesso O’Connor e Ioane i metamen) e Italia che torna, improvvisamente e fatalmente, nel ruolo di comprimario.
LA BEFFA FINALE – Dopo tanto lavoro e sacrificio gli azzurri avrebbero comunque meritato almeno una meta. Ci sono andati vicino e a dire la verità c’erano praticamente riusciti, a un paio di minuti dalla fine, con la mischia entrata in area di meta. Ma l’Italia finisce con l’amaro in bocca, con il pallone che rotola via tra le gambe di capitan Parisse e Gori (subentrato nel finale a Semenzato) mal posizionato sul momento più bello.
LA SODDISFAZIONE DI MALLETT – Il ct australiano, Robbie Deans, si è mostrato felice dell’esordio e soprattutto dei punti messi in carniere: «C’era grande rispetto per gli italiani – ha detto – sono pericolosi e lo sapevamo, ma siamo riusciti a condurre la partita dalla nostra parte». Del resto, le prime parole del ct sudafricano degli azzurri, Nick Mallett, non sono amare: «Siamo soddisfatti a metà, nel primo tempo abbiamo difeso benissimo e messo in difficoltà l’Australia – ha spiegato il tecnico – Le loro mete sono arrivate su nostri errori: la prima addirittura su una nostra touche persa malamente, ma anche le altre si potevano evitare». E comunque il confronto con l’Australia non è stato impari: «Sono una squadra abituate a fare tanti punti a tutti – ha continuato Mallett – nelle ultime uscite ne hanno marcati 25 contro gli All Blacks, 39 al Sudafrica. Perdere con 32 punti subiti ci può stare». Il problema azzurro, per il ct, sono le nostre di marcature: «Per vincere le prossime partite, soprattutto quella con l’Irlanda del 2 ottobre, dobbiamo segnare almeno due mete, capitalizzare il nostro lavoro».
ORA RUSSIA E USA – L’Italia giocherà la sua prossima partita il 20 settembre a Nelson mentre l’Australia affronterà l’Irlanda il 17 settembre a Auckland. Per gli azzurri gli impegni successivi saranno gli Stati Uniti, sempre a Nelson il 27 settembre e l’Irlanda il 2 ottobre a Dunedin.
L’IRLANDA BATTE GLI USA – Nell’altra partita del girone C, proprio l’Irlanda ha portato a casa la prima vittoria del torneo battendo gli Usa 22-10, ma senza brillare. Gli americani, gran fisico e bella corsa, ma anche tante ingenuità e disciplina tutta da rivedere, sono riusciti a far inceppare la macchina dei verdi che solo allo scadere del primo tempo (con Sexton in regia) hanno trovato la loro prima meta. Altre due marcature irlandesi all’inizio del secondo tempo (con l’immortale O’Gara tornato all’apertura), insufficienti però a garantire al XV del Trifoglio il punto di bonus (assegnato a chi segna 4 mete). Anzi, nel finale, con gli irlandesi proiettati in avanti a cercare la fatidica segnatura, sono stati gli statunitensi – allenati dall’ex ct irlandese O’Sullivan – a marcare in mezzo ai pali dopo il più classico degli intercetti. Due le riflessioni in chiave azzurra: l’Irlanda ha dei punti deboli, che potranno essere sfruttati nello showdown di Dunedin, il 2 ottobre; gli Stati Uniti hanno grandi lacune, ma entusiasmo e fisico li rendono una squadra da maneggiare con cautela, la vera mina vagante del girone.
SUDAFRICA DI MISURA – La grande sorpresa della giornata stava per arrivare dal match tra i campioni del mondo in carica, il Sudafrica, e l’indomito Galles. Alla fine, tra mille brividi, hanno vinto gli Springbok di una sola lunghezza (17-16), con una meta del subentrante François Hougaard al 64′. In campo c’era la squadra più «esperta» di tutti i tempi (815 i caps messi insieme dal XV iniziale) e proprio l’estrema competenza dei sudafricani è stata decisiva per evitare il ko all’esordio. La prima meta del flanker tongano-gallese Toby Faletau aveva permesso ai diavoli rossi di ribaltare lo svantaggio della prima frazione (meta iniziale di Frans Steyn) e passare a condurre 16-10 al 53′. Il Galles ha recriminato per un calcio piazzato dell’estremo James Hook, nel primo tempo, che è sembrato centrare i pali, ma i giudici di linea hanno giudicato il pallone sotto la trasversale della H: tre punti che, alla luce del finale, sarebbero risultati decisivi. Un vero e proprio giallo, tanto più che Hook aveva subito chiesto l’intervento della moviola, negato però dal giudice di gara. Fallito, nei minuti finali, dallo stesso Hook il drop del sorpasso. Il ct gallese, Warren Gatland, si può consolare con un punto di bonus (meno di 7 punti di distacco) importante in un girone considerato a ragione molto equilibrato (ci sono anche Fiji e Samoa).
Paolo Ligammari