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Legge elettorale, “code ovunque per abolire il porcellum”. Referendum, il piano di Lega e Pdl per evitare le urne

Il presidente del comitato referendario Morrone: “Solo il banchetto di piazza San Babila a Milano raccoglie tra 600 e 800 firme ogni giorno”. Rota (Idv): “Risultati oltre ogni obiettivo”. E se anche il Pd non si schiera, la sua base non sta a guardare. I big dei due partiti starebbero studiando l’ipotesi di modificare la legge elettorale prima che i cittadini siano chiamati alla consultazione popolare. I tempi, però, sono stretti

Il banchetto allestito in piazza San Babila a Milano raccoglie tra le 600 e le 800 firme tutti i giorni; solo alla manifestazione della Cgil a Roma, il 6 settembre, in tre ore ne sono state raccolte 5mila. Lo stesso giorno, in concomitanza con la mobilitazione, a Bologna hanno firmato in 900, a Milano in 1200.
A Ravenna, città con meno di 160mila abitanti, le firme raccolte fino a questo momento sono oltre 11mila.

I dati, ancora parziali, del comitato referendario che vuole modificare la legge elettorale (cancellando il porcellum e ritornando così al mattarellum), parlano di un totale di 380mila firme già raccolte e di una partecipazione che non conosce limiti geografici e nemmeno di partito, se si considera che tutte le feste del Pd (che non è tra i promotori del referendum) ospitano dei banchetti e solo a Bologna la festa dell’Unità ha già portato 5mila firme.

Un successo che il presidente del comitato referendario, il costituzionalista Andrea Morrone, spiega a Sky.it con la voglia di partecipazione che attraversa il Paese: “Con questo referendum si vuole “ridare lo scettro”, la possibilità di scegliere, ai cittadini e nessuno può resistere a questo richiamo: vediamo formarsi lunghe code per firmare, non solo nelle feste di partito, ma anche nelle piazze”.  “La spinta alla raccolta di firme  – spiega – è nata dalle ultime consultazioni in cui si è raggiunto il quorum: il referendum è tornato così ad essere l’unico strumento che restituisce la partecipazione ai cittadini”. “Nonostante la tecnicità i quesiti di fatto sono semplici – continua – chiedono se si vuole che sia cancellato il porcellum per riappropriarsi del diritto di scegliere”.
La legge Calderoli, il cosiddetto porcellum, prevede infatti un sistema proporzionale con liste bloccate, in cui i candidati sono scelti dai partiti, mentre con il mattarellum si tornebbe a un sistema misto maggioritario, con collegi uninominali per il 75% dei seggi (leggi il contenuto dei quesiti referendari). 

Anche Ivan Rota, deputato Idv e responsabile nazionale dell’organizzazione del partito (che è tra i fondatori del comitato referendario), sottolinea una partecipazione senza precedenti. “Prima il cittadino dovevamo andare a prenderlo a casa – dice a Sky.it – oggi ci sono le file per firmare” . E snocciola qualche esempio: “Per quanto riguarda l’Idv In Lombardia, Emilia Romagna, Sardegna, Campania i risultati sono stati eccezionali, ma tutte le sedi stanno facendo un lavoro straordinario. La valle d’Aosta ad esempio ha raccolto 1.500 quando l’obiettivo che ci eravamo prefissati era di 300, a Trento hanno firmato già in quasi 3mila, contro un obiettivo di 500 firme. Se avessimo avuto i 3 mesi normali di tempo per raccogliere le firme, saremmo arrivati al milione”. Perché si possa votare nel 2013 (prima della fine della legislatura) infatti il termine per la raccolta delle firme è il 30 settembre e la raccolta è cominciata capillarmente in tutta Italia soltanto ad agosto.
Per Rota non c’è il rischio che dietro tanto entusiasmo si celi una generica spinta anti-casta: “All’origine di tanta partecipazione – dice – c’è una forte voglia di cambiamento, la consapevolezza che così non funziona, che il nuovo non potrà mai essere peggio di ciò che c’è ora. L’indignazione per il momento che viviamo passa per questa partecipazione”.

Ma alidilà dell’obiettivo delle 500mila firme, sul referendum pesano anche i dubbi di costituzionalità, sollevati tra gli altri dai Radicali, secondo i quali la Consulta potrebbe vedere nell’abolizione della attuale legge elettorale il rischio di un vuoto legislativo. Pericolo che i referendari escludono: “Sono convinto che i quesiti siano ammissibili perché l’abrogazione del porcellum reintroduce automaticamente il mattarellum” dice Morrone, che in ogni caso sottolinea l’importanza della battaglia referendaria, a prescindere dall’esito che avrà: “Chi intraprende una battaglia politica non sa in partenza come andrà finire ma è importante crederci e intraprenderla. Le firme sono un eccezionale strumento di pressione sul parlamento”.

Tra i fondatori del comitato oltre all’Idv, i democratici di Parisi, il partito Liberale, la Rete dei referendari, Sel e l’Unione popolare. Nessuna partecipazione ufficiale del Pd, (aspetto questo che ha creato non pochi problemi e divisioni all’interno tra i democratici): “Il partito democratico – commenta Morrone – ci offre ospitalità e ci guarda con amicizia ma non ha aderito, è la base che libera da vincoli ci sta dando una grossa mano”.
Per firmare c’è tempo fino a fine settembre: sul sito del Comitato l’elenco delle sedi dove ci si può recare.

Cambiare la legge elettorale prima che i cittadini siano chiamati ad esprimersi con il referendum sull’attuale sistema di voto. Pdl e Lega, infatti, danno per scontato che i promotori riusciranno a raggiungere la quota di 500 mila firme necessarie entro il 25 settembre. E’ una corsa contro il tempo, e la maggioranza teme che una volta abrogato l’attuale sistema (anche su questo punto i dubbi sono pochi, spiega un parlamentare del Pdl, perché “vista l’aria che tira anti-casta i cittadini non vedono l’ora di reinserire le preferenze”) si arrivi a una nuova legge elettorale che mandi in soffitta definitivamente il bipolarismo.

Dunque, è il ragionamento, meglio attrezzarsi prima e presentare una proposta, targata maggioranza, che tuteli il bipolarismo e il principio dell’alternanza. Non solo. Tra i punti fermi di Pdl e Lega c’é anche la difesa dell’obbligo di indicare chi sarà il premier in caso di vittoria. Il Carroccio, inoltre, viene spiegato, teme che un nuovo sistema elettorale possa essere studiato dall’opposizione per sfavorire proprio i partiti regionalisti, come è appunto la Lega, forte al nord ma con pochi voti al sud. Ad impensierire la maggioranza è anche l’eventualità – ritenuta non così remota nelle stesse fila di Pdl e Lega – che il governo cada anticipatamente e che possa prendere forma un esecutivo di larghe intese o tecnico che abbia il compito proprio di cambiare la legge elettorale. A quel punto, spiegano le stesse fonti, l’attuale maggioranza non avrebbe più i numeri necessari per imporre la sua riforma.

Di tutto questo hanno iniziato a ragionare oggi – secondo quanto viene riferito – a margine delle votazioni sulla fiducia alla manovra, i ‘big’ di Pdl e Lega: tra questi erano presenti i ministri Roberto Calderoli e Raffaele Fitto, il sottosegretario Paolo Bonaiuti e i parlamentari Maurizio Lupi, Denis Verdini, Gaetano Quagliariello e Marco Reguzzoni (Berlusconi, invece, non c’era). Al centro della riunione, lo studio dei possibili ‘incastri’ tra i vari provvedimenti, ddl costituzionali in primis, il cui iter – è questa l’intenzione della maggioranza – dovrà essere avviato in tempi rapidi nei due rami del Parlamento. Il problema è che i provvedimenti di riforma della Costituzione sono numerosi e la maggioranza, che oggi ha fatto un primo giro di orizzonte, vuole razionalizzare e coordinare il lavoro dei diversi disegni di legge tra Camera e Senato.

Tra i ddl c’è quello per l’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione e quello per l’abolizione delle Province. E poi, il provvedimento che prevede il dimezzamento del numero dei parlamentari e la nascita del Senato federale, che in realtà ha già iniziato il suo iter in commissione Affari Costituzionali al Senato. Tra l’altro un consiglio dei ministri riunito questa sera, ha proprio dichiarato “l’urgenza” per poter trasmettere alle Camere questo testo di riforma costituzionale che era stato approvato dal Cdm lo scorso 18 luglio. Ma sul tavolo c’e’ anche l’ipotesi di rendere obbligatorio, per legge, il ricorso alle primarie; la riforma della giustizia che continua a stare a cuore a Berlusconi così come la legge sulle intercettazioni e poi c’è anche l’idea di modificare l’attuale testo dell’articolo 8 della manovra con un provvedimento ad hoc (articolo che rendeva i licenziamenti più facili).

Secondo quanto si apprende, per la Lega è assolutamente “prioritario” che i ddl costituzionali vengano incardinati e che vi sia almeno il primo passaggio parlamentare (considerando i tempi lunghi per l’approvazione di una riforma della Carta) e questa e’ per il Carroccio la conditio sine qua non per poter occuparsi anche della riforma elettorale. Anche perche’, viene spiegato da un autorevole esponente del Carroccio, se il referendum si terra’ ad aprile, ci sara’ tutto il tempo per fare una nuova legge elettorale. In queste ore ci sono contatti di maggioranza ma non è ancora previsto un nuovo vertice. Poi tocchera’ ai presidenti delle due Camere, Gianfranco Fini e Renato Schifani, coordinarsi. Il ministro leghista, Roberto Calderoli, ha però spiegato che l’orientamento e’ che il ddl con il taglio dei parlamentari e il Senato federale prosegua il suo iter a Palazzo Madama, mentre alla Camera venga avviato l’esame del ddl sulle Province.

Giulia Floris

Legge elettorale, “code ovunque per abolire il porcellum”. Referendum, il piano di Lega e Pdl per evitare le urneultima modifica: 2011-09-15T00:35:12+02:00da
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