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La scure di S&P’s su Intesa e Mediobanca. L’allarme della Fed: «Crescita a rischio»

LA CRISI, IL DEBITO. L’agenzia adegua il rating di 7 banche al rischio sovrano. Il Tesoro:«Manovra sufficiente per il pareggio nel 2013»

MILANO – Standard and Poor’s ha tagliato il rating di 7 banche italiane a seguito della decisione di lunedì di abbassare il voto al debito sovrano dell’Italia. La scure cala sul rating a lungo termine di Mediobanca e di Intesa Sanpaolo e tre delle controllate di quest’ ultima Banca Imi, Cassa Risparmio Bologna e Biis che passano da A+ ad A, mentre restano immutate le valutazioni sul breve. Ridotto anche il rating di Findomestic e Bnl. Giudizio immutato per Unicredit il cui «outlook» passa tuttavia a negativo a causa della revisione del rischio sovrano. La notizia è arrivata come una doccia fredda sul colloquio al Quirinale del capo dello Stato Giorgio Napolitano con il premier Silvio Berlusconi. Alla forte preoccupazione per la situazione in cui versa l’economia del Paese, Berlusconi avrebbe replicato assicurando che è prossimo al varo un piano per la crescita

LA DECISIONE – Il taglio del rating agli istituti di credito si è reso necessario per allineare al livello del Paese (appunto da A+ ad A) quelle banche che hanno almeno il 40% dei propri asset sul mercato domestico. Martedì gli analisti dell’agenzia americana avevano ventilato un possibile «meccanismo di trasmissione del downgrade sulle banche italiane attraverso il calo del valore dei titoli di Stato nei portafogli degli istituti di credito».

PER ALTRE 15 PROSPETTIVE NEGATIVE – Il cambio dell’ outlook da stabile a negativo colpisce, oltre alle 7 banche ai quali è stato ridotto il rating (Intesa Sanpaolo e tre sue controllate, Mediobanca, Findomestic, Bnl) anche altri otto istituti. Nel dettaglio si tratta di Unicredit (e tre sue controllate , la tedesca nicredit Bank ag, Unicredit Bank Austria e Unicredit Leasing), Agos-Ducato, Istituto per il Credito Sportivo e Banca Fideuram (anch’essa gruppo Intesa Sanpaolo). Tutte banche che avevano già un rating di lungo termine A e di breve A-1. Outlook negativo anche per Cariparma alla quale è stato invece confermato il rating A+.

SFORBICIATA ANCHE SULLA CDP – Il taglio ai rating bancari era stato preceduito nel pomeriggio dalle valutazioni su alcune aziende a partecipazione pubblica. È passato da A+ ad A il rating sulla Cdp, la Cassa depositi e prestiti, controllata per il 70% dallo Stato e il restante 30 dalle Fondazioni di origine bancaria. Cdp investe nei settori di interesse strategico per il Paese, dalle infrastrutture ai trasporti all’edilizia, e gestisce il risparmio postale degli italiani che nel 2010 ammontava a 207 miliardi di euro circa.

IL TESORO NEGA LA NECESSITA’ DI MANOVRE AGGIUNTIVE – La manovra da 54 miliardi appena varata è «pienamente sufficiente per il pareggio 2013». Lo afferma una nota del Tesoro al termine di una giornata scandita dalle voci di una manovra aggiuntiva in arrivo. Il provvedimento «incorpora stime di crescita aggiornate a oggi e, pur a fronte di una minore crescita cumulata sull’orizzonte previsivo, prevede sul 2013, come appena confermato dalla Commissione Europea, il raggiungimento del doppio obbiettivo del pareggio di bilancio e di un ampio avanzo primario idoneo a porre il debito pubblico su uno stabile sentiero discendente».

LA FED RILANCIA L’ALLARME CRESCITA – La crescita degli Stati Uniti resta lenta, mentre il tasso di disoccupazione rimane elevato e il mercato del lavoro debole. È il quadro assai critico che la Fed, la Banca centrale americana, è tornata a tracciare nel bollettino diffuso mercoledì sera. .

E IL «BOARD» SI SPACCA – I nuovi stimoli all’economia non sono stati votati all’unanimità dal direttivo della Banca centrale. Per la seconda volta consecutiva, il board si è spaccato e la decisione è stata votata con 7 voti a favore e tre contrari. A votare contro sono stati il presidente della Fed di Dallas Richard W. Fisher, quello della Fed di Philadelphia Charles Plosser, e il presidente della Fed di Minneapolis Narayana Kocherlakota.

TASSI FERMI E OPERAZIONE «TWIST» – La Fed ha tenuto intanto i tassi fermi fra lo 0 e lo 0,25%, assicurando che il costo del denaro resterà «eccezionalmente basso almeno fino alla metà del 2013». E lancia l«operazione Twist», ovvero l’allungamento della scadenza dei titoli di stato in portafoglio, acquistando 400 miliardi di dollari di Treasury con scadenza 6-30 anni e cedendo 400 miliardi di dollari di titoli di Stato a breve termine. Si tratta di un’operazione senza precedenti.

Paola Pica

La scure di S&P’s su Intesa e Mediobanca. L’allarme della Fed: «Crescita a rischio»ultima modifica: 2011-09-21T23:30:56+02:00da
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