Sarebbe pronto a sfoderare un’intercettazione bomba Luciano Moggi, accusato di essere il capo della cupola che ambiva a governare il calcio. E la difesa sferra un duro attacco nei confronti dell’inchiesta e dei metodi degli investigatori.
“Non siamo colpevoli e non cerchiamo i colpevoli perché ritengo che non ce ne siano; vogliamo dimostrare che non siamo colpevoli”. Lo ha detto a Sky TG24 l’ex direttore generale della Juventus, Luciano Moggi, a proposito dell’intercettazione telefonica che per Moggi potrebbe ribaltare le sorti del processo Calciopoli. ”È ormai piuttosto evidente” che non c’è nessuna associazione a delinquere. “Sono certo – ha concluso – che hanno utilizzato le intercettazioni in modo chirurgico”.
E un duro attacco nei confronti dell’inchiesta e dei metodi degli investigatori di Calciopoli (“un processo che è tutto un grande imbroglio”) lo sferra il legale di Luciano Moggi, Maurilio Prioreschi. Che scardina le accuse nei confronti dell’ex dg bianconero ritenuto a capo della cupola che controllava il calcio. Prioreschi, nella prima parte della sua arringa nell’aula 216 del Tribunale di Napoli si è scagliato contro chi ha condotto le indagini, l’allora maggiore dei carabinieri Auricchio e il pm Narducci.
E Moggi va subito all’attacco – Luciano Moggi dunque all’attacco in apertura dell’udienza del processo a Calciopoli dedicata alla sua difesa. L’ex direttore generale della Juventus ha chiesto di poter rendere dichiarazioni spontanee prima di lasciare la parola al suo legale, Maurilio Prioreschi. “Questo – ha esordito Moggi – è un processo che si è sviluppato sulle chiacchiere. Sono qui perché volutamente qualcuno mi ha messo a capo di un sistema al quale sono estraneo. I risultati che abbiamo ottenuto con la cosiddetta triade alla Juve, sono stati conseguiti sul campo”.
“La mia era una squadra di campioni” – Moggi ha citato due testimoni d’eccezione, il manager del Manchester United, Alex Ferguson, ed Enzo Biagi: “Ferguson – ha detto Moggi ricordandone una recente intervista – ha parlato di me come di un manager straordinario che resta il top tra i dirigenti. Quanto a Biagi, all’indomani della sentenza sportiva, parlò di un giudizio costruito sul nulla, sulla base di intercettazioni difficili da interpretare”. Poi Moggi si è soffermato sull’aspetto tecnico: “La mia Juve era una squadra fatta di campioni – ha ricordato – non aveva bisogno di aiuti. E l’Inter non si può permettersi di dire che perdeva per colpa degli arbitri se poi vendeva dei campioni come Seedorf e Pirlo per comprare gente come Gresko, Coco, Vampeta e Taribo West. E’ per giocatori come questi che perdevano”.
“Ma quali aiuti arbitrali” – Quindi è entrato nel merito di alcune delle circostanze che gli vengono addebitate come l’utilizzo delle schede svizzere e ha chiamato in causa il pm Giuseppe Narducci, suo principale accusatore: “Quando fui interrogato, Narducci, incurante della presenza dei miei avvocati, mi disse ‘lo sa che lei è finito?’. A loro spiegai che le schede servivano perché c’era dello spionaggio industriale e infatti dopo poco emerse lo scandalo Telecom. Per questo motivo furono comprate quelle schede che segrete non erano e che io utilizzavo solo per fare il mercato. Mercato che – ha sottolineato Moggi – non è vero, come sostiene Narducci, si faccia nel mese di agosto, perché io Zidane l’ho comprato a inizio anno. Può darsi pure che queste schede le abbia date a qualcuno ma di certo non per fare cose illecite perché la mia squadra era talmente forte che vinceva senza gli aiuti arbitrali”.
“Le schede non erano segrete” – “Ecco perché – ha concluso Moggi – ritengo che Narducci abbia costruito un processo sulle sensazioni, fatto di suggestioni. Le schede non erano segrete e il mercato non si fa ad agosto. E poi gli arbitri le schede se le compravano autonomamente per nascondere vicende personali che non hanno a che vedere con il calcio”. L’intervento di Moggi + stato salutato dall’applauso di una ventina di sostenitori che sostano fuori dall’aula e che sono stati redarguiti dal presidente del collegio.
La sentenza è attesa a novembre – Alla sentenza mancano 41 giorni. L’8 novembre il Tribunale di Napoli pronuncerà la sentenza sull’inchiesta che nel 2006 sconvolse il calcio. Nella storia del processo l’udienza di questo 27 settembre comunque vada a finire sarà decisiva. E’ il giorno della difesa di Luciano Moggi. E l’anticipazione di quel che avverrà in aula si è avuta con la diffusione della trascrizione di una intercettazione tra Bergamo, designatore arbitrale e Rodomonti, arbitro designato per Inter-Juventus del 28 novembre 2004, il giorno prima delle elezioni per la presidenza della Lega.
Il teorema: così facevan tutti – L’intenzione della difesa di Moggi è quella di dimostrare il teorema del “così facevan tutti” nei rapporti con i dirigenti arbitrali. Importante l’antefatto: un’altra telefonata, tra il presidente federale Carraro e Bergamo. Carraro si raccomanda perché non ci siano polemiche, né errori che possano favorire la Juventus. Avrebbe preferito arbitrasse Collina, sempre al di sopra di ogni sospetto, con Rodomonti si sente meno sicuro. Bergamo lo rassicura e l’indomani, quando mancano tre ore alla partita chiama l’arbitro della supersfida. Ecco il testo.
Bergamo: Mi raccomando… Hai faticato tanto per arrivare lì… Per ritornarci, e quindi io mi aspetto, credimi, che tu non sbagli niente.
Rodomonti: Mi fa immensamente piacere quello che hai detto, perché è la verità.
Bergamo: Oltretutto, c’è una differenza di 15 punti tra le due squadre, capito? Quindi anche psicologicamente preparatici bene.
Rodomonti: Va’ bene, tranquillo…
Bergamo: Fa’ la tua partita, non ce n’è per nessuno, e, se ti dico proprio la mia, in questo momento, se hai un dubbio, pensa più a chi è dietro piuttosto che chi è davanti, dammi retta!
Rodomonti: Va bene, parola d’onore, va bene, sta tranquillo.
Bergamo: E’ una cosa che rimane tra me e te… Arrivare lassù lo sai quanto sia faticoso, e ritornare giù sarebbe per te proprio stupido. Fa la persona intelligente!
Rodomonti: Perfetto, ho capito tutto!
Bergamo: La cosa rimane tra me e te, come mi auguro.
Rodomonti: Vai tranquillo… No, no, tranquillo, io non parlo mai con gli altri di me.
Bergamo. Io ci conto, perché è soltanto una scelta per te, credimi, devi pensare a te stesso in questo momento.
La partita finirà 2-2, Collina – in un’altra intercettazione che verrà esibita – in una telefonata a Bergamo contesta una decisione sfavorevole a espulsione di Toldo per atterramento di Camoranesi punito con un rigore. E anche questo – secondo Moggi – proverebbe le decisioni arbitrali contro la Juventus. Le polemiche ancora continuano, sette anni dopo.
SkyTg24