A Nelson vinta 27-10 la Battaglia del trafalgar park. Il pack azzurro domina la sfida, ma gli americani ci fanno soffrire. Ora tocca all’Irlanda: chi vince passa
NELSON (Nuova Zelanda) – Servivano quattro mete. E quattro ne sono arrivate. Con gli Stati Uniti è stato un match da bottino pieno: 27-10 e cinque punti nel carniere, compreso quello di bonus per le marcature messe insieme, che permetteranno agli azzurri di giocarsi il tutto per tutto contro l’Irlanda il prossimo 2 ottobre, a Dunedin: chi vince passa ai quarti, senza tanti calcoli e bilancini.
LA BATTAGLIA DI TRAFALGAR – Certo, con il Trifoglio non sarà facile. Come non è stata facile a Nelson, davanti a un pubblico folto e in gran parte ostile (malgrado gli sforzi generosi della comunità paisà, in tutto 300 persone). Le mete azzurre sono arrivate subito in apertura con Parisse (3’) e, dopo il pari americano firmato da Wyles, ancora nel primo tempo con una bella intuizione di Orquera (30’) e una marcatura di forza di uno straordinario Castrogiovanni (man of the match) nel recupero del primo tempo. L’altra meta, la quarta e decisiva per le sorti azzurre,è arrivata solo al 67: una penalty try (meta tecnica) dopo un’estenuante battaglia in mischia a pochi metri dalla linea.
NON BELLI MA EFFICACI – Non si può dire che l’Italia di Nelson sia stata bella, però è stata efficace. E per oggi basta. Nella storia dei mondiali azzurri è la terza volta che segniamo almeno quattro mete: proprio con gli Usa nel 1991, alla Russia una settimana fa e oggi. Di che lamentarsi allora? Tra l’altro, il “piano di lavoro” finora è stato rispettato alla perfezione: cinque punti sia con Orsi che con Aquile e la sfida con i verdi su un piano di parità. Insomma, abbiamo evitato che l’ossessione irlandese ci rovinasse il cammino nel girone. E non è poco. Gli americani hanno impostato, come ci si aspettava, la partita su “cuore e fisico” per dirla con le parole di capitan Parisse a fine gara. Mallett si è aggrappato alla mischia per piegare la resistenza delle Eagles e ha avuto ragione: alla fine si sono contate 19 penalità contro gli americani, più di una dozzina arrivate dalla mischia, oltre alla sacrosanta meta tecnica e al giallo, pochi minuti prima, contro il flanker Stanfill per fallo ripetuto. In tutto, nel secondo tempo, si è giocato per oltre 20 minuti nei 22 americani, quasi tutti impiegati a spingere nelle “scrum”.
LA SODDISFAZIONE DI MALLETT – Insomma, una mischia trionfale, come ha confermato lo stesso ct degli azzurri: “Sono stati tutti bravissimi – ha detto Mallett in conferenza – E sinceramente non capisco le critiche che ci vengono rivolte. Che senso ha dire che l’Italia punta troppo sugli avanti? Nessuno critica gli All Blacks perché giocano troppo con i trequarti, corrono e segnano tante mete così. Allora nessuno dovrebbe criticare noi perché facciamo conto su un pack molto bravo a fare il proprio lavoro”.
CASTRO TRASCINATORE – Tra gli azzurri, sopra le righe la prestazione di Martin Castrogiovanni: il pilone del Leicester con la passione per i ristoranti – ne ha aperti due, cucina italiana, nella città in cui gioca con l’estremo irlandese Geordan Murphy – ha divorato gli avversari come bignè, ha marcato una meta di potenza e un’altra gli è stata negata dalla moviola e dal capitano americano Clever, grande lottatore anche lui. Poi ha anche litigato col capelluto aquilotto, con uno scambio di “carezze” che potrebbe anche finire davanti alla commissione disciplinare: “Sappiamo com’è Castro – ha detto Parisse, anche lui tra i migliori assieme a Orquera – Martin ha tanta grinta e grande carattere, anche se a volte si lascia andare. E comunque non è successo niente”.
LE NOTE DOLENTI – Normale amministrazione sui campi da rugby. Non quella a cui si è limitato il centro Usa Emerick: partita mostruosa la sua, con il pregio di aver creato un buco spettacolare al 18’ del primo tempo, passando tra Orquera e Garcia, in cui si è infilato Wyles, autore della meta del momentaneo pareggio. Mallett non ha fatto drammi: “Dopo la partita con la Russia avevo criticato la nostra difesa e l’atteggiamento dei trequarti. Ma questa sera abbiamo sbagliato soltanto un placcaggio”. Gli Usa, per la verità, hanno oscurato gli azzurri per almeno 15’ nel primo tempo, meta a parte: “E’ vero – ha riconosciuto il ct – ma una partita dura 80’, qualcosa si deve pur concedere”.
PAOLO LIGAMMARI
Con l’Irlanda sarà tutta un’altra storia…speriamo in un miracolo azzurro!