Informati Subito

Ue: «Giudizio sull’Italia non cambia». Fmi: “Italia deludente negli ultimi 20 anni”. Agenzie di rating, cosa sono e come lavorano

Dopo il declassamento di Moody’s. «Ha preso seri impegni che vanno nella giusta direzione per arrivare al pareggio di bilancio nel 2013». Downgrade da Aa2 ad A2 e le previsioni restano negative. Secondo l’agenzia, nel nostro paese restano “incertezze economiche e politiche”. Palazzo Chigi: “Decisione attesa”. Bersani: “Il paese è migliore del giudizio, ma c’è un problema di fiducia”. Nel suo rapporto sull’Europa il Fondo Monetario Internazionale sottolinea come riforme inadatte e incomplete, tasse troppo complesse, scarsa produttività del lavoro abbiano frenato lo sviluppo. Dai loro giudizi dipende l’andamento dei mercati. Sono il punto di riferimento e lo spauracchio di risparmiatori, banche centrali, governi nazionali, politici. Ecco chi sono i tre giganti che hanno il potere di condizionare l’economia.

Il commissario europeo agli Affari economici, Olli Rehn (Afp)

BRUXELLES – «La Commissione europea mantiene il suo giudizio sull’Italia» anche dopo il declassamento di tre livelli da parte di Moody’s dei titoli di Stato italiani. «L’Italia ha preso seri impegni di consolidamento fiscale che vanno nella giusta direzione, e che le permettono di arrivare al pareggio di bilancio nel 2013», ha detto Amadeu Altafaj, portavoce del commissario europeo agli Affari economici, Olli Rehn, interpellato sul declassamento annunciato martedì sera dall’agenzia di rating.

«GIUSTA DIREZIONE» – «La nostra reazione è la stessa di poche settimane fa, quando era stata Standard & Poor’s ad annunciare un downgrade», ha proseguito Altafaj. «L’Italia si è impegnata su programma serio di risanamento dei conti pubblici, i pacchetti di misure adottati a luglio e a settembre vanno in quella direzione e consentiranno al Paese di centrare gli obiettivi. Queste sono le nostre valutazioni e le manteniamo dopo Moody’s».

MARCEGAGLIA – Emma Marcegaglia, dal canto suo ha voluto sottolineare come il downgrade di tre livelli, «anche se dice che c’è la solidità del debito pubblico, è legato ad una politica economica incerta e a una situazione politica complessiva incerta». La leader di Confindustria ha inoltre aggiunto che con il nuovo declassamento «sale la preoccupazione delle imprese per un possibile restringimento del credito». «Tutto il Paese deve fare uno sforzo comune con serietà evitando demagogie e divisioni», è la convinzione delal numero uno degli industriali. «Critichiamo il governo – ha aggiunto – non perché non ci piace ma perché sentiamo che cresce la preoccupazione nel nostro mondo e tra gli italiani».

 

MOODY’S – Dopo Standard & Poor’s un nuovo schiaffo per l’Italia. Poco meno di due settimane dopo il taglio del rating sul debito italiano da parte di S&P, è la volta di Moody’s (leggi qui la nota dell’agenzia) che declassa da Aa2 ad A2 il “voto” sull’Italia. Con l’aggravante di un outlook, cioè una prospettiva futura, negativo.
Il downgrade, spiega l’agenzia di rating, è dovuto “in parte ai rischi derivanti dalle incertezze economiche e politiche” e “in parte all’aumento dei rischi al ribasso per la crescita economica e all’indebolimento delle prospettive globali”, nonché al generale calo della fiducia nelle emissioni di debito dei paesi dell’eurozona.
Intanto, è polemica anche intorno a una dichiarazione del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, a proposito della Spagna. “Se stanno meglio di noi forse è a causa del voto anticipato”, ha detto, cercando poi di limare il taglio.
Dall’opposizione arriva il commento di Pier Luigi Bersani, secondo cui “l’Italia è meglio del rating che ha ma c’è un evidente problema di fiducia sulle nostre possibilità di agire e di decidere come dimostra l’outlook negativo che deriva da un’impasse politica”.

E, se da un lato Palazzo Chigi si è affrettato a commentare la decisione dell’agenzia di rating parlando di “scelta attesa”, i quotidiani italiani, economici e non, commentano e criticano le soluzioni adottate dal nostro governo (che sapeva di essere sotto osservazione) per far fronte alla crisi. “Inutile polemizzare, inventarsi complotti, dare la colpa ai media, se anche Moody’s, dopo Standard and Poor’s, ha declassato il nostro debito”, scrive il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, in un editoriale. “Non siamo né credibili, né seri – prosegue – Nessuno più investe in Italia e chi ci presta soldi vuole tassi usurari. La nostra immagine è a pezzi. Chi lavora con l’estero prova una profonda umiliazione, cui si accompagna un sempre crescente moto d’ingiustizia, per come viene trattato il nostro Paese”. E in chiusura la stoccata al premier: “Non c’è membro del governo o della maggioranza che non affermi in privato che Berlusconi debba lasciare. Su questo giornale abbiamo suggerito al premier di fare come è accaduto in Spagna: annunciare che non si ricandiderà, chiedere le elezioni e non trascinare con sé l’intero centrodestra. Nessuna risposta”.

Duro anche il commento che compare sul Sole 24 Ore. Il direttore Roberto Napoletano scrive: “Il declassamento […] esprime una valutazione molto severa e conferma la delicatezza della situazione. Se abbiamo chiesto prima al ministro dell’Economia e poi al presidente del Consiglio di farsi un esame di coscienza (siamo in grado di prendere le decisioni che servono?) e di trarne le conseguenze […] il motivo è solo questo”.

Anche sulla Stampa, in prima pagina, Paolo Baroni critica le scelte (mancate, ndr) del nostro governo: “L’Italia paga insomma il prezzo delle non scelte, il Tesoro da oggi pagherà più caro il debito. Il che non fa altro che peggiorare ancor di più la situazione”.

L’analisi di Repubblica è affidata invece a Massimo Riva, in un articolo dal titolo già di per sé eloquente: “Così naufraga un paese senza guida”. “La campagna a martello suonata da Moody’s – scrive Riva – dice una verità semplice ormai quasi banale per chi la voglia intendere. La rotta su cui si muove l’attuale governo non è solo sbagliata ma è addirittura dannosa”.

FMI – Negli ultimi 20 anni la crescita in Italia è stata deludente a causa di riforme inadatte e incomplete, tasse troppo complesse, scarsa produttività del lavoro: è quanto si legge nell’ultimo rapporto sullo stato dell’economia europea del Fondo monetario internazionale. “In Italia e Spagna – si legge nella nota – i  costi degli interessi più alti sul debito sovrano, l’aggiustamento  fiscale anticipato e le accresciute tensioni che circondano le banche costituiranno freni aggiuntivi ad una attività già debole”.

“Spagna, Italia e Gran Bretagna – aggiunge inoltre l’istituto diretto da Christine Lagarde –  hanno registrato una performance timida, mentre combattono  rispettivamente con un’alta disoccupazione, fondamentali strutturali  deboli e con prospettive minime di entrate reali”. La gestione della crisi nell’Eurozona deve “andare oltre il suo approccio attuale per avere successo”, scrive l’Fmi, i leader devono puntare su una visione comune: “questo è essenziale per stabilizzare le aspettative del mercato e disperdere la prevalente incertezza”. Soprattutto, secondo il Fmi, “e’ necessario un rafforzamento definito della governance fiscale ed economica dell’Unione monetaria”. Ma, sottolineano, la recessione in Europa non può essere esclusa, anche se non è lo scenario principale, e il sistema bancario dell’area ha bisogno di una attenzione immediata e più ampia, compresa l’iniezione di nuovo capitale per ristabilire la fiducia.

“In Italia potrebbero essere utili nuove misure per ricostruire la fiducia, che è il suo problema principale” ha detto il direttore europeo del Fondo monetario internazionale, Antonio Borges, precisando che l’Italia “non ha un problema di solvibilità”, e quindi non servono misure in tal senso. “Sarebbe molto importante che il governo italiano facesse al più presto un annuncio di misure per promuovere la crescita” ha aggiunto Borges. “E’ fondamentale che la determinazione mostrata dal governo italiano per migliorare i conti pubblici – ha osservato – venga applicata anche per la crescita. Molte riforme in Italia potrebbero liberare un enorme potenziale”.

AGENZIE DI RATING – Moody’s, Standard & Poor’s, Fitch. Prima della crisi economica solo gli addetti ai lavori sapevano cosa fossero e che utilità avessero queste tre agenzie. Ora fanno parte del parlare quotidiano e dominano i titoli di apertura dei giornali di mezzo mondo. Le agenzie di rating giudicano i bilanci e quindi l’affidabilità dei paesi in base a una scala di valori (diversa per ciascuna agenzia) che va dalla A alla D (default). La tripla A rappresenta la massima affidabilità di un debitore. Queste pagelle servono agli investitori per orientarsi
nel mercato e capire se uno stato, una banca, un’azienda, un bond è in grado di ripagare i sottoscrittori.

Il loro lavoro consiste in un mix di valutazioni e algoritmi con i quali si arriva a stabilire un verdetto. Questi possono essere al rialzo (upgrade) o al ribasso (downgrade), come nel caso dell’Italia declassata sia da Moody’s che da Standard & Poor’s. La valutazione negativa è data da una riduzione della valutazione attribuita al debito. In gergo tecnico, ogni gradino della scala è chiamato notch. Ma esiste un altro parametro, detto outlook, con il quale viene previsto un andamento futuro del soggetto sotto esame. Può essere positivo, stabile o negativo. Anche in questo caso l’Italia ha una tendenza a essere ancora declassata nei prossimi mesi.

Come ricorda l’articolo di Massimo Sideri sul Corriere della Sera, l’Italia è sotto osservazione di Moody’s da venticinque anni. Craxi era da poco al governo e l’agenzia di rating diede una tripla A al nostro paese. Rimane l’unica volta che è successo. Il primo declassamento risale al 1991, seguito due anni dopo da una valutazione analoga di S&P. Gli anni duemila sono stati stabili. Nel maggio 2002 ci fu addirittura una promozione. Ancora nel 2009, nonostante il crac di Lemhan Brothers, i tre colossi del rating decisero di non toccare il giudizio sul nostro paese. Ora nel giro di venti giorni, la doppia mazzata. Prima Standard & Poor’s adesso Moody’s. E non è “colpa dei media”, come ha detto il premier Berlusconi. Il declassamento italiano è reale.

Redazione online

Ue: «Giudizio sull’Italia non cambia». Fmi: “Italia deludente negli ultimi 20 anni”. Agenzie di rating, cosa sono e come lavoranoultima modifica: 2011-10-05T15:14:38+02:00da
Reposta per primo quest’articolo