Euro 2012. Azzurri già qualificati contro la Serbia in uno stadio che mette paura. Il ct: «Serve un’Italia da battaglia. Ci sarà tensione, quindi concentrati»
Il ct Prandelli con Marchisio |
BELGRADO – Contano più i nervi che le gambe. Stasera, nell’inferno del Marakana, contro una squadra forte e agguerrita, che se riuscirà a vincere avrà la certezza del play off e terrà viva la speranza di andare agli Europei, l’Italia misura la propria personalità e il grado di maturità raggiunto. Un esame in piena regola a otto mesi dalla rassegna continentale.
È un test perfetto perché la Serbia è una squadra di valore, ha un bisogno disperato di vincere e potrà contare sul sostegno dei suoi caldissimi tifosi in uno stadio che fa paura. Se, come dice De Rossi, uno dei leader azzurri, la testa è la benzina delle gambe, è evidente che stasera l’approccio sarà fondamentale e che al novantesimo sapremo a che punto di maturazione è arrivata la nazionale di Prandelli.
Una squadra che, sinora, ha perso solo la prima e l’ultima amichevole della scorsa stagione e ha numeri fantastici: cinque vittorie di fila nel girone di qualificazione e una difesa che non prende gol in gare ufficiali da 689 minuti ed è ad appena 20 dal record azzurro di Cesare Maldini.
Unico disappunto, l’emergenza assoluta. Balotelli, Pazzini e Criscito sono già tornati a casa; Balzaretti sarà disponibile soltanto martedì a Pescara contro l’Irlanda del Nord e Giuseppe Rossi, stasera partner di Cassano per la quinta volta nelle ultime sei partite, è penalizzato da un’iperestensione articolare che ne limita i movimenti del ginocchio sinistro. Per il resto, però, l’Italia sarà quella vera: la difesa, per trequarti, è quella della Juventus e questo dovrebbe garantire sull’assemblaggio di un reparto in cui torna Barzagli e Chiellini fa il terzino sinistro.
Il centrocampo è quello migliore, con Pirlo vertice basso ma pronto a scambiarsi la posizione con De Rossi, Marchisio al posto dell’infortunato Thiago Motta e Montolivo solito trequartista atipico. Prandelli vorrebbe rivedere lo stesso spirito di Dortmund, quando abbiamo messo alle corde la Germania. In quella notte di febbraio gli azzurri si sono messi alle spalle l’incubo del Mondiale sudafricano. Ma la strada verso la maturità è ancora lunga e passa per esami probanti come quello di Belgrado in cui non abbiamo niente da perdere, però molto da dimostrare.
Sinora, oltre che bravi, siamo stati belli: possesso palla, verticalizzazione, rotazione dei centrocampisti per non dare punti di riferimento agli avversari. Stavolta, più che il fioretto, servirà la spada. Corsa, grinta, rabbia. Prandelli ha preparato una squadra pronta a lottare su ogni pallone. «Vogliamo fare pressione sugli avversari e in questo senso ci siamo allenati a Coverciano. Servirà un’Italia da battaglia e mi aspetto una grande prestazione».
E anche se la qualificazione è al sicuro, il c.t. non fatica a trovare le motivazioni: «Ci sarà tensione e la tensione porta concentrazione. Per noi è una specie di prova generale in vista dell’Europeo perché la Serbia è una delle squadre più forti del continente e giocherà al massimo. Noi siamo consapevoli di cosa ci aspetta». Se pronti, lo capiremo stasera. Prandelli è curioso anche di vedere come reagirà Cassano dopo l’ennesima cassanata.
Alessandro Bocci