LA VIDEOINCHIESTA. Con la telecamera nascosta sulla macchina abusiva. Tra trucchi, soldi anticipati e viaggio minimo da 50 euro in su
ROMA – Tra la stazione Termini di Roma e piazza San Giovanni Laterano ci sono poco più di 2 km. Per percorrerli in taxi occorrono mediamente 10 euro. Questi pochi passi vi sono costati dai 50 euro in su? Allora siete capitati nelle grinfie di qualche abusivo. E se i tassisti romani sono i peggiori d’Europa, immaginate pure cosa possano essere i loro cloni clandestini.
NIENTE – Niente ricevute, nessun segnale stradale da rispettare, poche chiacchiere e soldi anticipati per viaggiare in auto anonime e alquanto indecenti. «Anche cinque passeggeri alla volta va bene, li spingo tutti dentro – dice con orgoglio uno di loro che presidia ogni mattina piazza del Cinquecento -. Che me ne frega? Tanto io sto comodo lo stesso». Filosofia spicciola, da parassita dell’ultima ora che però sottrae clienti ai regolari e porta a casa uno stipendio medio di 1800 euro al mese. Proliferano ovunque: fuori la stazione Termini ma anche nei dintorni dell’aeroporto, delle principali fermate metropolitane, dell’alta velocità, i musei. Li trovate persino in zone più periferiche o al centro della movida capitolina con il loro inconfondibile bisbiglio: «taxi… taxi madame?».
A BORDO – Per capire meglio come funziona tutto il sistema, ci fingiamo turisti in cerca di un passaggio. In poco tempo ci aggancia un abusivo al quale però raccontiamo di essere venuti a Roma per intraprendere il mestiere del tassinaro. Ovviamente in nero. E così ci svela i trucchi del mestiere. «Primo: mai prendere soldi per strada, dai nell’occhio e in qualsiasi posto ti può fermare la Polizia. Meglio in macchina. E se il cliente non vuole darteli in auto allora lo fai scendere e se la fa a piedi». Poi è tutta una sfilza di consigli paradossali. Per le strade bisogna far presto, cartelli e divieti vanno ignorati categoricamente. «Le multe? Ma sei matto? Non si pagano. E se me le contestano si attaccano al cavolo». Stesso discorso per l’auto. Quasi nessuno l’ha intestata a sé. «Si trova una testa di legno, un prestanome, così se devi pagare qualcuno non paghi nessuno». Ma prima di poter iniziare questo lavoro bisogna subire «due, tre, quattro volte». Non è facile per nessuno e nessuno lascia spazio agli altri. «Pagate qualcuno per fare questo lavoro?» gli chiedo, forse con troppo candore. «Senti, qui non ci sono chiacchiere da fare… – risponde quasi seccato -. Vuoi fare questo lavoro? Allora devi subire e stare al gioco finché non capisci come, quando e perché». Possibilmente stando attento anche a quelli della “squadra”. Chi sono? «Quelli che ci perseguitano – ride beffardo il tassinaro pirata -. Ci conoscono tutti, siamo un po’ come guardie e ladri. Ma noi siamo svegli, non ci facciamo prendere».
Antonio Crispino
Corriere della Sera