LA RABBIA SI SFOGA SU INTERNET: «esiste un disagio diffuso, la politica non si preoccupa». Martedì in piazza contro i tagli. «I risultati si sono visti sabato». Presidi in molte città italiane: «Ora basta». La testimonianza di uno degli uomini che ha affrontato gli scontri in piazza San Giovanni a Roma sabato. “C’era la guerra, devi fare una carica perché te la ordinano e rischi di colpire chi non c’entra”. E tutto questo: “per 1.500 euro al mese”.
ROMA – Si preparano anche loro a scendere in piazza. Vogliono arrivare al Senato o al Viminale, ma dopo gli scontri di sabato la questura di Roma sembra prendere tempo. «Ce la daranno, non ci possono negare proprio nulla», sottolinea Claudio Giardullo, segretario generale della Silp- Cgil. E c’è chi aggiunge «i veri indignati siamo noi, altre che storie».
«SCELTE POLITICHE»– I poliziotti non ci stanno. Sanno che «l’ordine pubblico è stato un fallimento», ma respingono ogni responsabilità. E Giardullo spiega: «Il governo Berlusconi ha deciso di blindare la zona rossa, cioè quella delle sedi istituzionali, lasciando il resto della città in mano ai violenti. Un modello che è già stato usato a Genova e non ha funzionato. Queste sono scelte politiche e non tecniche». Insomma gli agenti sono sempre più arrabbiati. Con Tremonti, con il Viminale, con Berlusconi. La loro rabbia è espressa sui forum. E in particolare su quello di poliziotti.it, dove traggono le loro conclusioni sulla giornata. «Come è possibile che dopo otto mesi (il riferimento agli scontri del 14 dicembre ndr) siamo ancora qui a parlare di ordine pubblico. È evidente che qualcosa non va nelle scelte di ordine pubblico».
IN PRESIDIO-Così la rabbia, quella degli agenti, andrà in scena martedì in molte città italiane. «Dobbiamo far capire che non siamo carne da macello, tra un po’ ci manderanno in piazza senza caschi. Così non è un lavoro, è un sacrificio». A loro si aggiunge chi non crede nei black bloc, «basta con queste favole, erano tutti italiani e molto ben organizzati». E ancora chi si spinge oltre: « Che senso ha criminalizzare il movimentismo? Chiedergli l’isolamento dei violenti? Il movimento esprime disagi, rappresenta problematiche che una classe politica vera ascolterebbe per trovare soluzioni attraverso soluzioni legislative», scrive in una nota «riflessioni di poliziotto» Mirko Carletti. Lui era in piazza per lavoro («in centro»), ma se non fosse stato in servizio «sarei andato in corteo con mio figlio». Per ribadire: «I veri indignati siamo noi».
Benedetta Argentieri
Video: SkyTg24