Il presidio indetto dai sindacati Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil. Il figlio del «senatur» contestato da lavoratori di aziende in crisi del territorio. Impedito l’accesso ai consiglieri
Renzo Bossi minacciato dai manifestanti (Image) |
MILANO – Mattinata di contestazioni fuori dal Pirellone a Milano, sede del Consiglio regionale, dove i metalmeccanici di alcune aziende in crisi del territorio hanno tentato di impedire l’accesso all’edificio ai consiglieri, prendendo particolarmente di mira Renzo Bossi, figlio del «Senatur», che come altri colleghi ha dovuto accedere al grattacielo da un ingresso secondario, tra le urla e gli insulti. Bossi junior è stato accolto, insieme al collega leghista Giosuè Frosio, dalle urla «vergogna, buffoni», seguite da lanci di uova che però hanno colpito solo dipendenti della Regione e la facciata del grattacielo. Sugli alberi di fronte al Pirellone è stato appeso uno striscione con la scritta «Ministeri, Provincia, Regione, difendete l’occupazione». Il presidio ha poi messo in allarme gli addetti alla sicurezza della Regione Lombardia che, per timore di possibili irruzioni, è arrivata a chiudere per alcuni minuti tutti gli ingressi. I manifestanti hanno occupato l’incrocio tra via Galvani e via Filzi, davanti al palazzo Pirelli. Un cordone di carabinieri in tenuta antisommossa si è posizionato davanti all’entrata della sede del consiglio regionale della Lombardia.
LA PROTESTA – Il presidio era stato indetto dai metalmeccanici aderenti ai sindacati di categoria Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil, che in una nota avevano comunicato le ragioni della protesta: «Gli investimenti sulle infrastrutture tecnologiche, le reti informatiche, i centri d’eccellenza per le comunicazioni, rappresenterebbero un valore vero per il rilancio dell’industria d’eccellenza in Lombardia», si legge nel comunicato. In cui i sindacati sottolineano che «tali temi rimangono “fantasma”, non arrivando a un punto di sintesi concreto». «Centinaia di lavoratrici e lavoratori lombardi vengono espulsi dalle aziende che su questo sviluppo industriale possibile, se ci fosse una vera politica di sostegno, potrebbero costruire tanti veri posti di lavoro anziché licenziare», hanno aggiunto le associazioni. Scopo del presidio, sottolineare che il Governatore Formigoni «ha la responsabilità di dare delle risposte urgenti ai tanti cittadini e lavoratori lombardi che in questi giorni non hanno più vere prospettive per il loro futuro».
Umberto Bossi contestato ieri ad un congresso
Redazione online