Francia e Italia pronte a stop operazioni. Gran Bretagna: No, solo quando civili al sicuro. Le Nazioni Unite vogliono capire perché il leader libico sia stato ucciso dopo essere stato catturato vivo
BRUXELLES – La morte di Muammar Gheddafi fa venire meno i presupposti della missione militare della Nato. Oggi a Bruxelles è in programma il Consiglio Atlantico chiamato a discutere proprio della chiusura delle operazioni militari nel teatro libico. Gli ambasciatori dei Paesi membri dell’Alleanza dovranno decidere il futuro della missione «Protezione unificata» che, affiancando di fatto gli insorti, ha portato alla caduta del regime del Rais. E anche alla sua morte. Giovedì, il convoglio sul quale fuggiva da sirte il colonnello libico con i suoi uomini è stato attaccato da un Mirage francese e da un drone americano Predator. L’ex dittatore libico è stato poi ucciso in uno scontro a fuoco dai rivoluzionari del Consiglio nazionale di transizione (Cnt). A questo proposito, l’Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite si è pronunciato oggi per un’indagine sulle circostanze «non chiare» della morte di Gheddafi. «Ci sono quattro-cinque versioni diverse. C’è bisogno di un’indagine» ha detto oggi a Ginevra il portavoce dell’Alto commissario, Rupert Colville.
LE POSIZIONI – La chiusura delle operazioni militari sarà con tutta probabilità graduale. L’Alleanza dovrà verificare se vi siano le condizioni di sicurezza per i civili e se le nuove autorità libiche siano in grado di mantenere il controllo e la pace nel Paese. Le posizioni degli Stati membri non sono ancora unanimi. La Francia, che nella missione ha avuto un ruolo preponderante, ha già fatto sapere di ritenere la missione «finita». «Penso che possiamo dire che l’operazione militare della Nato è conclusa – ha commentato il ministro degli esteri transalpino, Alain Juppé – e che l’insieme del territorio libico è sotto il controllo del Cnt». Anche il governo italiano sembra essere su questa linea e già nei minuti immediatamente successivi alla cattura di Gheddafi sia il premier Berlusconi sia il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, parlavano di una fine della guerra sempre più vicina. La Gran Bretagna mette però le mani avanti spiegando, attraverso il segretario alla Difesa, Philip Hammond, che l’Alleanza porrà un termine alle operazioni in Libia appena i civili saranno al sicuro. La questione è però anche di tipo politico-diplomatico. Parigi ha infatti già messo le mani avanti facendo sapere che la Francia «avrà un ruolo da partner principale con la Libia, in un Paese in cui i dirigenti sanno che ci devono molto».
«QUESTIONE DI GIORNI» - Anche il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussenn, ha detto giovedì pomeriggio che il momento di dichiarare concluse le operazione «è molto più vicino. Concluderemo la missione coordinandoci con l’Onu e il Cnt». E sulla stessa linea si è espresso anche il presidente americano Barack Obama. «Tutto lascia immaginare che l’operazione non durerà ancora per molto», hanno confermato fonti diplomatiche a Bruxelles. Certo, osservano le stesse fonti, la morte del Colonnello non era l’obiettivo della missione, avviata in base alle risoluzioni approvate dal Consiglio di sicurezza dell’Onu per proteggere la popolazione civile. Ma in ogni caso «dovrebbe essere al massimo una questione di giorni. La decisione sullo stop alle azioni dovrà comunque essere presa dal Consiglio Atlantico».
LA MISSIONE – L’operazione della Nato in Libia aveva preso il via il 31 marzo scorso. Fino ad oggi gli aerei delle forze dell’Alleanza hanno compiuto oltre 26 mila missioni, di cui 9.618 considerate d’attacco, cioè contro obiettivi specifici. Il 21 settembre scorso la durata della missione era stata prolungata di tre mesi.
Al. S.