LA RIFORMA DEL LAVORO. Allarme sindacati: «Istigazione alla rivolta». Il premier: «Piano sostenibile, l’opposizione non dica sempre no»
ROMA – I sindacati annunciano battaglia dura sui licenziamento facile, la riforma promessa da Silvio Berlusconi ai leader europei. Per il leader della Cisl Raffaele Bonanni «è un’ istigazione alla rivolta, una provocazione» e se le mani sulle regole saranno messe senza il consenso delle parti sociali, annuncia, «la Cisl andrà allo sciopero».
CAMUSSO: REAGIREMO – «Una misura da incubo, contro la quale reagire» è anche per la Cgil di Susanna Camusso il provvedimento che di fatto è un attacco all’articolo 18. «Altro che indignados», le fa eco il suo predecessore Guglielmo Epifani. E all’indignazione dei sindacati si uniscono molte voci dell’opposizione a partire da quella del leader dei democratici Pierluigi Bersani: «Inaccettabile».
BERLUSCONI: L’ITALIA NON È LA GRECIA – «L’Italia non è la Grecia» e le misure sul lavoro «sono sostenibili, non porteranno ad alcuna rivolta sociale» aveva detto di primo mattino Silvio Berlusconi lasciando Bruxelles chiedendo tra l’altro all’opposizione di approvare in Parlamento gli impegni assunti con i leader dell’Eurozona e rivendicando il «bel lavoro fatto» con la lettera di intenti e i successivi accordi raggiunti nella maratona salva-euro.
«OPPOSIZIONE ABBANDONI PANNI STRETTI» – Le riforme annunciate «non riguardano interessi di questa o quella parte, soprattutto non della maggioranza o di altre categorie ma gli interessi dell’Italia e degli italiani», ha detto ancora il premier. «Ci auguriamo che l’opposizione voglia uscire dai panni stretti che fino ad ora ha indossato nel dire sempre no e essere sempre contro, e voglia con noi partecipare all’attuazione di queste misure che servono all’Europa e anche all’opposizione».
IL TESTO PRESENTATO A BRUXELLES – Entro maggio 2012 l’esecutivo approverà una riforma della legislazione del lavoro , è scritto tra gli impegni presi con l’Ue, «funzionale alla maggiore propensione ad assumere e alle esigenze di efficienza dell’impresa anche attraverso una nuova regolazione dei licenziamenti per motivi economici nei contratti di lavoro a tempo indeterminato; più stringenti condizioni nell’uso dei ‘contratti para-subordinatì dato che tali contratti sono spesso utilizzati per lavoratori formalmente qualificati come indipendenti ma sostanzialmente impiegati in una posizione di lavoro subordinato»
Cgil: “Misure da incubo” – In una nota la Cgil parla di “norme a senso unico contro il lavoro e il modello sociale italiano sono all’interno di una lettera da libro dei sogni, incubi per la verità”, “Il sindacato, nessuno si illuda e mi auguro unitariamente – prosegue il testo firmato dal segretario confederale Fulvio Fammoni – reagirà con la forza necessaria per non far varare queste norme ingiuste”. “Lo sviluppo è inteso solo come: libertà di licenziare con una disoccupazione reale ben oltre il 10%; il termine ‘efficienza dell’impresa’ significa libertà di licenziare per ogni evenienza, una specie di istigazione a delinquere verso un sistema produttivo in cui gli ammortizzatori sono a fine corsa; punire ancora i lavoratori pubblici; intervenire sulle pensioni, in particolare contro le donne il mezzogiorno”, continua il testo notando che nel testo “non c’è traccia della lotta sommerso o dell’introduzione della patrimoniale”.
Bonanni: “Così si va allo sciopero” – Anche il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, generalmente molto dialogante con l’esecutivo di Silvio Berlusconi, avverte che “se il governo dovesse, senza il consenso delle parti sociali, modificare l’assetto dei licenziamenti la Cisl andrà allo sciopero”. “Mettere mano ai licenziamenti ci sembra una provocazione mentre il Paese ha bisogno di coesione. Infatti abbiamo lavorato per la cassa integrazione in deroga e questo discorso porta alla rottura della coesione”, spiega il sindacalista
Uilm: “Pronti allo sciopero” – Contro la lettera del governo italiano si schiera anche la Uilm, che in una nota si dice “pronta allo sciopero contro le norme sui licenziamenti”. “Sia ben chiaro – ha affermato il segretario generale Rocco Palombella – che tutto quello che va nel versante dell’interruzione del rapporto di lavoro per gli addetti del settore industriale in particolar modo troverà la nostra opposizione. Ciò significa lo sciopero che va ben al di là della categoria da noi rappresentata”.
Scende in campo l’Ugl – E a favore dello sciopero si esprime anche l’Ugl. “Di fronte all’ennesimo provvedimento contro lavoratori e pensionati, senza un briciolo di condivisione con le parti sociali e di equa distribuzione dei sacrifici, non c’è alternativa allo sciopero generale” sostiene Giovanni Centralle, segretario generale del sindacato più vicino alla maggioranza.
Bersani: “Dal governo un’entrata a piedi uniti” – Critiche dure arrivano anche dal mondo della politica, con Pier Luigi Bersani che definisce i provvedimenti “minacce inaccettabili di entrare a piè pari sul mercato del lavoro”. E, a parte le misure sul mercato del lavoro, per il segretario del Pd, la lettera “merce usata venduta come nuova in modo francamente sconcertante”.
Sacconi: “Misure per assumere, non per licenziare” – A difesa del governo scende in campo Maurizio Sacconi, secondo cui Cgil e Pd “dimostrano di essere inadatti a governare in questo tempo di grandi cambiamenti. Chi è in buona fede vuole capire e vedere – ha concluso – chi è in malafede a priori dice no”. “L’obiettivo è assumere, non licenziare”, chiarisce il ministro del Lavoro “Licenziamenti facili – spiega Sacconi – è un titolo che serve solo a spaventare una società già insicura ma che non rappresenta le misure suggerite dall’Europa ed accolte dall’Italia con altre proprie integrazioni. L’obiettivo è chiaro: incoraggiare le imprese a crescere ed assumere a tempo indeterminato! Senza il timore che ove le cose vadano male per l’azienda nel suo insieme, per uno specifico progetto di espansione, per un rapporto di lavoro, si producano grandi difficoltà nel fare il passo indietro. In tempi di aspettative incerte è ancor più doveroso eliminare ogni paura di crescere e incentivare la propensione a fare più occupazione stabile. Anche per questo abbiamo dichiarato di voler contrastare l’abuso delle collaborazioni a progetto e dei tirocini”.
Prove di unità sindacale – E intanto però in Sardegna si fanno già le prove generali di fronte unitario. Le segretarie regionali di Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di trasformare una precedente protesta congiunta, in uno sciopero per il prossimo 11 novembre, per protestare contro le misure previste dal governo. “E’ un attacco senza precedenti” si legge in una nota diffusa dai sindacati. E nel corso della conferenza stampa congiunta, Enzo Costa, numero uno della Cgil sarda, ha detto che “con lo sciopero vogliamo inoltre lanciare un segnale di unità tra Cgil, Cisl e Uil che ci piacerebbe fosse ripreso a livello nazionale. E’ ora che il sindacato torni su una strada comune”.
Paola Pica