I toscani battono 4-1 il Chievo nell’anticipo di mezzogiorno e si portano a ridosso delle prime posizioni in classifica. Decisiva la doppietta di Destro, mentre la rete di Moscardelli serve solo a interrompere un digiuno di oltre 400 minuti dei veronesi
SIENA-CHIEVO 4-1
25′ pt e 12′ st Destro (S), 16′ st D’Agostino (S), 30′ st Moscardelli (C), 49′ st Calaiò (S)
Con una classifica di Serie A così corta, anche al Siena è concesso sognare. Almeno per un po’. Sì, perché i bianconeri, aggiudicandosi l’anticipo contro il Chievo e in attesa delle altre partite della 10.a giornata, si ritrovano a ridosso delle prime posizioni. Terza vittoria e 13 punti per i toscani, 6 in meno della capolista Juventus.
L’antipasto pallonaro della domenica ha messo di fronte due squadre che giocano un calcio simile, attento e solido, e guidate da tecnici, Sannino e Di Carlo, veri scienziati dell’organizzazione e della fase difensiva. Si giustifica così un avvio di match tutt’altro che frizzante, senza spinta sulle fasce e con una manovra stagnante a centrocampo. Più aggressivi i padroni di casa, più reattivo di tutti Mattia Destro. Lui l’autore del gol che al 25′ ha mandato in frantumi l’obiettivo di un Chievo arrivato al Franchi soprattutto con la speranza di non prenderle. Strategia rivelatasi sbagliata.
I gialloblù restano a secco di vittorie lontano da casa, l’ultima risale al 22 maggio scorso (3-1 a Palermo). Confermate anche le difficoltà in attacco: solo nel finale Moscardelli ha trovato la settima rete stagionale dei veronesi. Gol che ha interrotto un digiuno di oltre 400 minuti, ma che non eviterà al Chievo di essere risucchiato nei bassifondi della graduatoria.
Senza storia il secondo tempo, quando anche la difesa ospite è andata in tilt. Forte del vantaggio, il Siena ha giocato con maggiore disinvoltuta, affidandosi ai guizzi di Destro, autore di una doppietta, e mandando in rete pure D’Agostino e Calaiò. “Sannino portaci in Europa”, ha cantato la curva al triplice fischio. Il quarto risultato utile consecutivo scatena i tifosi senesi. Perché sognare è possibile, almeno per un po’.
ALFREDO ALBERICO