Solidarietà anche dagli Stati Uniti: BUONI VACANZE A chi versa fondi per le Cinque Terre. Sale a otto il bilancio delle vittime. I sospetti di Aulla: aperte tutte le paratoie. L’Edison: procedure rispettate. La moglie in lacrime. Il sindaco: «È un eroe, travolto da un’onda mentre cercava di salvare due persone»
La diga di Rocchetta |
PONTREMOLI (Massa Carrara) – Si apre da solo il cancello della centrale idroelettrica dell’Edison. Non altrettanto la bocca del dipendente che sgattaiola fuori: «Niente da dire, disposizioni interne, la questione è delicata…». Non c’è anima viva in questa piccola valle bagnata dal Teglia. Anche la scuola elementare intitolata al senatore Falck, che negli anni Trenta acquistò la diga per portare l’acqua nella fabbrica d’armi di Bagnone, deve aver visto l’ultimo bambino ai tempi del duce. Ma bastano quattro tornanti per sentire le voci, eccome. «È là dietro…». Non la nominano nemmeno, non ce n’è bisogno. La diga Rocchetta, con i suoi 76 metri d’altezza e 136 di larghezza a cavalcioni del torrente Teglia, modula da sempre i destini di questa porzione di Lunigiana. Produce energia elettrica per conto della «Edison Spa». Ma da martedì, da quando la bomba d’acqua è rotolata giù, tra boschi, borghi e campanili, sfogando in Val di Magra la sua potenza distruttiva, i cattivi pensieri dei valligiani puntano lì.
«Quando è arrivata l’onda – dice il vicesindaco di Aulla, Gildo Bertoncini -, tutti hanno pensato la stessa cosa: la diga, oddio, hanno aperto la diga, perché il livello dell’acqua in pochi secondi è passato da 2 a 8 metri e mai era avvenuta una cosa del genere: abbiamo il diritto di sapere se durante la piena l’apertura della diga è avvenuta correttamente o invece ha contribuito ad amplificare l’effetto distruttivo». Nessuno, neanche il più arrabbiato dei valligiani, vuole fare di Edison un capro espiatorio. La Procura di Massa Carrara, che ha avviato un’inchiesta contro ignoti per disastro e omicidio colposo, sta cercando in più direzioni eventuali responsabilità e il procuratore capo Aldo Giubilaro qualche idea comincia a farsela: «Dai primi sopralluoghi – ha detto -, ho visto cose che non avrei voluto vedere: soprattutto costruzioni che non ci dovevano essere». L’elicottero dei magistrati ha sorvolato a lungo la diga Rocchetta: «Non siamo tecnici, aspettiamo le relazioni degli esperti e poi faremo valutazioni».
Ma nella valle martoriata hanno fretta di capire. Enrica Filippini e il marito Bruno Ferrari, che vivono in una casa di sasso a due chilometri sotto la diga e che solo per miracolo non hanno perso nel fango la figlia ventiquattrenne, intendono dare battaglia e stanno raccogliendo adesioni per costituire comitati: «L’impressione è che un’onda del genere sia stata causata dall’apertura di tutte le paratoie della diga, alla base e in alto: se così fosse, qualcuno dovrà risponderne». E poi, continuano, «come mai, sapendo da domenica del peggioramento del tempo, non è stato gradualmente svuotato l’invaso, evitando di aggiungere altra acqua alla piena?». Perentoria la reazione ufficiale dell’Edison: «Tutte le operazioni si sono svolte secondo le procedure». E le procedure, a quanto appreso, prevedono in caso di piena l’apertura degli scarichi di fondo che fanno defluire le acque sotto l’alveo del fiume in modo graduale, evitando di peggiorare la situazione: «Le paratoie alte, di sommità, non sono state assolutamente azionate», assicurano.
Intanto, nella disastrata Val di Vara, dolore e riscatto si alternano. A Borghetto Vara è stato recuperato il corpo dell’ottava vittima, la professoressa Rita Cozzani: suo marito è sopravvissuto e ha salvato una donna. La resurrezione delle Cinque Terre passerà invece anche dalle parti di Obama: in accordo con l’ambasciatore Usa in Italia, David Thorne, i cittadini americani che verseranno contributi riceveranno dei buoni vacanza.
Anche il genovese Beppe Grillo, ieri nelle zone alluvionate, è pronto a correre in aiuto: «Ho un progetto: Vernazza così è troppo triste…».
LA SPEZIA – È di Sandro Usai il trentasettenne volontario della Protezione civile di Monterosso la salma ripescata in mare dai Vigili del Fuoco domenica mattina a Punta del Mesco a Monterosso. Lo conferma il sindaco del Paese Angelo Maria Betta che era con lui il giorno dell’alluvione mentre cercavano di liberare le griglie in strada per far defluire le acque. Il trentasettenne è stato travolto da un’onda mentre stava salvando due persone – sottolinea il sindaco – «per noi è un eroe». Il Comune di Monterosso dedicherà al volontario una strada o una piazza. Sale così a nove il numero delle vittime dell’alluvione che ha colpito la Liguria di Levante e l’alta Toscana, sette nello spezzino e due ad Aulla in Toscana.
LE LACRIME – La moglie di Sandro Usai , originario della Sardegna ma da anni residente a Monterosso, è scoppiato in lacrime appena ha saputo della sua morte. «Lo stava cercando senza sosta – ha spiegato il sindaco di Monterosso Angelo Betta, che ha cercato di darle conforto -. Ha chiesto di averlo subito a terra ma per disposizione della magistratura il corpo sta andando a La Spezia su un battello. Abbiamo organizzato una seconda barca per lei e per i parenti stretti. Vorremmo averlo qui al più presto». Il ritrovamento è avvenuto davanti a Punta Mesco, a ponente del porticciolo del paese. Lì la moglie Elena era andata a cercarlo più volte, accompagnata anche da un’unità cinofila dei Vigili del fuoco. «Lo hanno trovato quelli del battello di linea che stava venendo da Levanto a Monterosso – ha spiegato il sindaco -, hanno visto una giacca gialla affiorare e hanno avvertito i soccorsi». Il corpo era a pancia in giù, la scritta sul giubbotto di servizio dei volontari antincendio del paese ben visibile sulla schiena: «non è stato neppure necessario rivoltarlo per capire che era lui» dice commosso il sindaco.
Francesco Alberti & Redazione Online