Informati Subito

Berlusconi: «Porrò fiducia su lettera Ue. Voglio vedere in faccia chi mi tradisce». L’onorevole Carlucci passa con Casini. Maroni: “La maggioranza non c’è più, inutile accanirsi”

La crisi – Letta in conferenza stampa: «Se cade l’esecutivo, gli impegni restano». «Berlusconi sta per lasciare». Ma il premier smentisce. Ferrara: «Silvio lascia dopo l’ok in aula. Poi si vota». L’addio choc della Carlucci al PDL – L’ex soubrette: vedo tanti problemi, non dormo la notte: «A Silvio non l’ho detto. Gli voglio bene». Gabriella Carlucci: «Un passo indietro. Solo così le cose si raddrizzeranno. Al suo posto Letta, Schifani o Monti». Il ministro, ospite di Che tempo che fa, commenta così l’ennesima defezione, quella di Gabriella Carlucci che passa all’Udc. E aggiunge: “Il problema è tutto interno al Pdl. La Lega è pronta a votare a gennaio”

ROMA – Silvio Berlusconi non si dimette: «Domani si vota il rendiconto alla Camera, quindi porrò la fiducia sulla lettera presentata a Ue e Bce. Voglio vedere in faccia chi prova a tradirmi». Il presidente del Consiglio ferma così, con una telefonata al quotidiano Libero, la girandola di voci su un suo possibile passo indietro. Stop alle voci, alle congetture, al «De profundis» intonato al governo per tutta la mattina.

«DIMISSIONI» – «Che Silvio Berlusconi stia per cedere il passo è cosa acclarata, è questione di ore. Alcuni dicono di minuti». Anzi, no: «Berlusconi si presenta alle Camere, chiede la fiducia per varare la legge di stabilità e il maxiemendamento, annuncia che si dimetterà un minuto dopo e che chiede le elezioni a gennaio. Di questo si discute». A dare il via alla ridda di ipotesi sulla prossima – o ultima – tappa del governo, è stato il direttore del Foglio, Giuliano Ferrara. In un primo messaggio video, pubblicato questa mattina sull’edizione online del quotidiano, Ferrara dava per certe le dimissioni, parlando anche del dopo, dicendo che «qualunque soluzione mascherata di emergenza che non siano le elezioni subito è inutile».

LE SMENTITE – Poi sono piovute le smentite. In primis quella del diretto interessato, che da Arcore – dove ha incontrato i figli Pier Silvio e Marina e il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri – ha eliminato ogni dubbio, pur attraverso una pagina Facebook: «Le voci di mie dimissioni sono destituite di fondamento e non capisco come siano circolate». Poi lo stop alle illazioni arriva da Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, che in una nota ufficiale riporta le parole del premier: «Ho parlato poco fa con il presidente Berlusconi che mi ha detto che le voci sulle sue dimissioni sono destituite di fondamento». E subito ecco anche Ferrara correggere il tiro: «La via d’uscita c’è. Invece di prolungare l’agonia, Berlusconi si presenta alle Camere, chiede la fiducia per varare la legge di stabilità e il maxiemendamento, annuncia che si dimetterà un minuto dopo e che chiede le elezioni a gennaio. Di questo si discute».
La notizia delle dimissioni era stata accreditata anche dal vice direttore di Libero, Franco Bechis, che su Twitter, poco prima di Ferrara, annunciava che il vertice Pdl di domenica sera «si è chiuso con l’intesa che entro domani» Berlusconi «annuncerà» le dimissioni e proporrà un «governo Letta». Salvo poi fare marcia indietro: dopo aver parlato con la famiglia, Berlusconi avrebbe deciso di «sfidare anche i suoi chiedendo la fiducia sul testo della lettera della Bce», «cinguetta» Bechis, sul social media. E ancora, in una manciata di minuti: «Nuova linea Pdl. Governo forza subito fiducia in Senato su maxi-emendamento. Se lì ha i numeri e Camera no, elezioni inevitabili». Insomma, solo voci, quelle delle dimissioni del premier, iniziate a circolare da ieri sera, e rafforzate da due direttori a lui vicini, stamani: Bechis e Ferrara, appunto.

IL PREMIER – D’altronde, già ieri, per tutto il giorno, Berlusconi aveva smentito l’ipotesi di un passo indietro. Dal suo staff la conferma che il Cavaliere non avrebbe alcuna intenzione di mollare, nonostante le pressioni provenienti dallo stesso Pdl: la linea emersa, consigliata al premier nel corso del vertice notturno di palazzo Grazioli, è stata quella di lasciare per «favorire un governo Letta».

LETTA: «GLI IMPEGNI NON CAMBIANO» – Un’ipotesi cui sembra guardare anche Gianni Letta, quando in conferenza stampa a Palazzo Chigi – si parla dell’accordo con la Commissione Europea sui fondi per il Sud – anche in caso di caduta del governo dice che «nel passaggio da un governo ad un altro, non è che lo stia auspicando, gli impegni assunti non si rinnovano e non cadono, ma continuano. Si chiama principio della continuità amministrativa». Ma intanto le voci, rimbalzate in Borsa a Milano, fanno recuperare immediatamente terreno a una seduta partita in negativo e poi arrivata a guadagnare il 3% (con lo spread sceso a quota 473 punti base dal record iniziale, 491); salvo invertire bruscamente la tendenza, dopo le smentite.

I FEDELISSIMI – La settimana politica si era aperta con forti pressioni sul governo e con la conta dei deputati con il pallottoliere. Dopo l’umiliazione subita al G20 di Cannes, durante il quale ha dovuto chiedere il monitoraggio del Fondo monetario internazionale sull’attuazione delle misure urgenti, per colmare la crisi di credibilità di cui soffre, Berlusconi ha visto crescere il numero delle defezioni nel suo partito. Il tutto mentre dalla Lega il ministro Maroni osservava che «la maggioranza sembra non esserci più» e che «è inutile accanirsi». Sul campo, c’è ancora l’ipotesi che Berlusconi tenti oggi in extremis di «riacciuffare» qualcuno dei dispersi e, qualora non ce la facesse, si dimetta tra stasera – quando tornerà a Roma – e domani. Magari dopo il passaggio del voto sul Rendiconto previsto a Montecitorio, che anche senza maggioranza passerebbe grazie all’astensione delle opposizioni.

IN AULA – Il primo test ufficiale attende Berlusconi alla Camera domani, in occasione della votazione del Rendiconto generale dello Stato per il 2010, legge sulla quale il governo è già andato sotto una volta e senza la quale si paralizza l’attività pubblica. Dopo il rendiconto ci sarà l’esame del ddl di assestamento. Diversi ribelli del Pdl hanno detto che voteranno il Rendiconto poiché si tratta di un atto dovuto. Le opposizioni invece potrebbero astenersi con l’intento di far emergere i numeri della maggioranza. Se questi fossero inferiori alla maggioranza assoluta di 316, Berlusconi non sarebbe forzato a dimettersi ma potrebbe prendere atto di un indebolimento tale della maggioranza da non consentire lo svolgimento di un’efficace azione di governo. L’ostacolo successivo si porrebbe per Berlusconi al Senato, dove verrà presentato, a partire da mercoledì, il maxi emendamento alla legge di Stabilità con le misure anti crisi promesse all’Europa. Berlusconi ha annunciato a Cannes che chiederà la fiducia di palazzo Madama in modo che nel giro di 10-15 giorni gli interventi chiesti dall’Unione europea siano approvati. Finora il governo ha goduto al Senato di una maggioranza più solida rispetto a quella della Camera, ma un drammatico peggioramento della situazione sui mercati internazionali potrebbe far precipitare i numeri della coalizione anche a palazzo Madama.

LA MISSIONE UE – I lavori parlamentari avverranno sotto gli occhi dei rappresentanti della Commissione europea che insieme a quelli del Fondo sono stati incaricati di seguire le mosse dell’Italia e certificarne i passi avanti sulla strada del risanamento e del rilancio economico. Mentre i rappresentanti della Commissione Ue arriveranno a Roma questa settimana, quelli del Fondo sono attesi attorno al 15 novembre. La missione Ue di monitoraggio in Italia sarà effettuata anche se il premier, Silvio Berlusconi, decidesse di dimettersi. Lo ha assicurato il portavoce del commissario agli Affari economici, Olli Rehn, rispondendo ai giornalisti a Bruxelles.

Gabriella Carlucci

ROMA – Come ha reagito il presidente Berlusconi quando gli ha detto che anche lei, la fedelissima Gabriella Carlucci iscritta a Forza Italia fin dal 1994, aveva deciso di passare armi e bagagli al gruppo dell’Udc? «Guardi, non so se Berlusconi abbia saputo in anticipo di questa mia scelta ma io a lui non ho detto niente. Non vado a Palazzo Grazioli dall’estate scorsa… In queste settimane ho parlato con Casini e con Cesa ai quali mi lega un antico rapporto di stima e amicizia».

Sì, va bene. Ma come è possibile che la Carlucci non abbia mandato neanche un ambasciatore per avvertire il Cavaliere? «No, nessuno sapeva di questa mia decisione. Nel partito ho parlato solo con la Bertolini e Antonione perché sono una persona seria e mi sono decisa ad andare fino in fondo, con coerenza, perché di questo passo l’Italia non può farcela a rispettare gli impegni presi con l’Europa. Ormai il nostro governo non ha i numeri in Parlamento». Sicura che nel Pdl questo suo abbandono sia stato visto come un fulmine a ciel sereno? «Certo, anche se ora desidero ringraziare il ministro Fitto che è il mio mentore e mi ha sempre aiutata…». E dunque, ieri sera, Berlusconi ha fatto sapere che lui non ne sapeva nulla: «Mi dispiace per la Carlucci che lavorava con noi da tanto tempo».

Ma ora Gabriella Carlucci è disposta ad «andare fino in fondo» anche sostenendo un governo di emergenza nazionale affidato a un tecnico? «La mia scelta è chiara: Berlusconi fa solo un passo indietro e permette così a un’altra personalità del centro destra di formare un governo capace di raccogliere uno schieramento più ampio e di unire quelle forze, come l’Udc, che hanno a cuore le sorti del Paese. Anche Napolitano ha detto che non permetterà ribaltoni mentre un altro discorso è permettere l’ingresso in maggioranza di altre forze di centro destra. E poi l’Udc fa già parte del Ppe». Ma se non ce la fanno Letta o Schifani, lei sosterrebbe con la stessa convinzione un governo tecnico guidato da Mario Monti? «Certo, se trova un largo consenso in Parlamento io sostengo anche un governo Monti. È una personalità talmente importante che ha già dimostrato di valere in Europa. Proprio lui potrebbe fare quello che ci viene richiesto dall’Unione anche se, per me, l’ideale sarebbe un governo a guida Letta o Schifani».

Poco prima della 20, il deputato dell’Udc Roberto Rao si diverte su twitter: «Giornata fruttuosa, guardate i tg, ci saranno novità». Ed eccola l’anticipazione sul filo dei secondi del Tg di Enrico Mentana che mette a soqquadro i palazzi della politica deserti ma presidiati a distanza: dopo Bonciani e D’Ippolito, il Pdl cede all’Udc anche la deputata di terza legislatura Gabriella Carlucci che già nell’83, a 24 anni, entrò nei tinelli degli italiani dagli schermi di Portobello accanto ad Enzo Tortora. Da allora, la sorella Carlucci di mezzo – la più grande e famosa è Milly che da poco ha un grosso contenzioso con Mediaset per il presunto plagio della trasmissione Baila, mentre la più piccola si chiama Anna – si è divisa tra Rai e Mediaset conducendo Buona Domenica, le serate per il David di Donatello, il programma Melaverde e altro ancora. Insomma, la Carlucci di mezzo è il classico volto televisivo che piace tanto a Silvio Berlusconi: a lui e solo a lui si deve il suo ingresso in Parlamento nel 2001 (quando però lei si conquistò i voti nel collegio uninominale di Trani) e le successive conferme nel 2006 e nel 2008.

Oggi quell’infatuazione sembra svanita. Gabriella Carlucci però sfuma i toni, forse perché sogna ad occhi aperti un governo a guida Letta e Schifani col sostegno di un’Udc imbottita di transfughi del Pdl: «Io a Berlusconi gli voglio bene, lo stimo moltissimo e continuerò a volergli bene e a stimarlo. Purtroppo le cose sono andate così e ora si possono raddrizzare solo se lui fa un passo indietro e permette a una personalità del centro destra di guidare un governo che sappia rispondere alle richieste dell’Europa. Io sono seriamente preoccupata per quello che è successo nelle ultime settimane». Crede a questo punto la neo-centrista Carlucci – «A proposito, sul rendiconto, con l’Udc ci asterremo …» – che altri fedelissimi di Forza Italia seguiranno il suo passo? «Non lo so e non mi pongo il problema. Io sono sindaco a Margherita di Savoia, in Puglia, quindi vedo tutti i giorni problemi devastanti cui non so dare una risposta. Io non ci dormo la notte… Così non si va da nessuna parte».

ROMA – “Le notizie di poco fa mi fanno pensare che la maggioranza non c’è più ed è inutile accanirsi”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Roberto Maroni alla trasmissione ‘Che tempo che fa‘ subito dopo l’addio al Pdl di Gabriella Carlucci. L’ennesima defezione che rischia di far saltare i numeri. Al conduttore Fabio Fazio che gli chiedeva se la Lega voterà martedì 8 novembre la fiducia al governo sul Rendiconto dello Stato, Maroni ha risposto: “Certo, siamo nel governo”. Ha però subito aggiunto: “I problemi non vengono dalla Lega. Le notizie sono di fughe dal Pdl: io ho grande stima e amicizia di Angelino Alfano e sono certo che lui si rende conto della gravità della situazione e mi auguro ci sia un’iniziativa per evitare di arrivare in Parlamento a fare la fine di Prodi”. E ancora: “O il Pdl riesce a ricompattare le fila oppure dovremo prendere atto che non c’è più la maggioranza, molto laicamente: in democrazia si vince e si perde”.

Il ministro è tornato a ribadire la posizione espressa più volte dalla Lega in questi giorni: meglio il voto di una maggioranza allargata. “Non basta una maggioranza ampia, serve una maggioranza coesa, convinta delle cose da fare. Se sul voto di fiducia, sulle cose da fare, sugli impegni presi con l’Ue ci sarà una maggioranza compatta, bene; altrimenti prenderemo atto che la maggioranza non c’è più e a quel punto lì la strada migliore è quella di nuove elezioni”. Sul voto Maroni ha detto che preferirebbe il “mattarellum” alla reintroduzione delle preferenze. Secondo l’esponente della Lega, anche andando a votare a gennaio è possibile cambiare la legge elettorale: se c’è l’accordo “lo si può fare semplicemente e in tre settimane”.

Quanto alla crisi e alle considerazioni del premier Silvio Berlusconi a Cannes, Maroni ha sottolineato: “La crisi c’è, è inutile negarlo: c’è una grande sofferenza, incontro tanti piccoli imprenditori in difficoltà, perché le banche non fanno credito. E’ giusto non autoflagellarsi, e Berlusconi è stato bravissimo in questo, ma non dobbiamo nasconderci la verità di una crisi che è dilagante”. Insomma quelle dichiarazioni (“I ristoranti sono pieni”) Berlusconi “poteva anche risparmiarsele”.

Governo in bilico – Intanto, domenica notte si è tenuto un nuovo delicato vertice nella notte a Palazzo Grazioli con il premier Silvio Berlusconi, presenti il segretario del Pdl Angelino Alfano e il sottosegretario Gianni Letta.
Sul tavolo dell’incontro, stando a fonti della maggioranza, le opzioni fin qui vagliate nel Pdl: affrontare l’Aula con rischio di veder certificata la dissoluzione della maggioranza, anticipare i tempi e salire al Quirinale; oppure chiedere al Parlamento di approvare le misure anticrisi promettendo però che una volta varato il pacchetto il premier andrà al Colle per dimettersi.

A. D. G. & Dino Martirano

Berlusconi: «Porrò fiducia su lettera Ue. Voglio vedere in faccia chi mi tradisce». L’onorevole Carlucci passa con Casini. Maroni: “La maggioranza non c’è più, inutile accanirsi”ultima modifica: 2011-11-07T15:48:06+01:00da
Reposta per primo quest’articolo