Prima udienza del processo in cui è imputato per l’omicidio della sua fidanzata Chiara Poggi. Prossime udienze il 22, il 24 e il 25 novembre prossimo. In aula anche la mamma di Chiara: «Siamo fiduciosi»
MILANO – «È andato tutto bene». Così Alberto Stasi, con un sorriso che tradiva la tensione, ha commentato la prima udienza del processo d’appello in cui è imputato per l’omicidio della sua fidanzata Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007. L’udienza si è svolta a porte chiuse, perché l’imputato in primo grado ha scelto il rito abbreviato, in un tribunale vietato a fotografi e cameramen. Uscendo dalla porta posteriore dell’aula della Corte d’Assise d’Appello di Milano, Stasi ha poi proseguito: «Ma questa non è mica un’intervista…» e quando gli è stato fatto notare che era solo una domanda su come a suo parere fosse andata l’udienza nella quale il giudice a latere ha letto la sua relazione, ha ribadito «E’ andata bene, è andata bene…». Stasi è uscito dall’aula accompagnato da un pool di quattro avvocati, il professor Angelo Giarda con il figlio Fabio, l’avvocato Giuseppe Colli con una assistente. A presidiare il corridoio dove è passato c’erano parecchi carabinieri del servizio sicurezza del Palazzo di Giustizia.
IL CALENDARIO – Stasi, che in primo grado è stato assolto, era arrivato a Palazzo di giustizia in jeans, maglioncino beige e giacca blu, accompagnato dai difensori. Ha portato con sé una borsa piena di documenti. L’udienza è durata circa due ore. Dopo la lettura della relazione del giudice, sono state fissate le prime date del calendario. Si tornerà in aula il 22, il 24 e il 25 novembre prossimo. L’ex bocconiano, al termine dell’udienza, ha percorso in silenzio, indifferente a qualsiasi domanda dei cronisti, il corridoio che lo ha condotto al parcheggio della sua auto. Il 26enne con calma ha aperto il bagagliaio della macchina per appoggiare la borsa dei documenti per poi salire sul sedile posteriore ed allontanarsi.
LA MAMMA – In tribunale c’era anche anche Rita Poggi, la mamma di Chiara. Ai cronisti che le hanno chiesto se avrebbe guardato negli occhi Alberto Stasi ha risposto prima di entrare in aula: «Non lo so, vedremo. Siamo tranquilli e fiduciosi, spero si trovi il colpevole». Così anche il suo legale, l’avvocato Gianluigi Tizzoni, che ha ribadito: «Siamo determinati e fiduciosi e chiederemo la rinnovazione del dibattimento».
IL DIRITTO DI CRONACA – Il legale ha riferito che secondo la famiglia Poggi sarebbe stato giusto che le telecamere potessero assistere al processo; invece la procura generale ha negato l’accesso al palazzo a cameramen e fotografi. Il Gruppo cronisti della Lombardia ha criticato la decisione: «Il copione si ripete: dopo i molteplici divieti imposti nei mesi scorsi a cameramen e fotoreporter durante le udienze dei processi in cui era imputato il premier Silvio Berlusconi, la Procura Generale di Milano ha deciso nuovamente di limitare il diritto di cronaca».
Redazione Milano online