«L’italia deve riguadagnare credibilità». Il capo dello Stato: «La stretta sui Btp minaccia il lavoro Gestirò la crisi con credibilità. Cadano chiusure e tabù». «Alfano in pole. casini? CI PIACEREBBE RECUPERARE RAPPORTO, MA HA ACCORDI CON LA SINISTRA». Il premier dopo l’annuncio di dimissioni: «Decide Napolitano ma un altro esecutivo è impensabile»
ROMA – Mentre una nuova tempesta finanziaria fa risalire a livelli record lo spread tra Btp e Bund e la Borsa italiana fa registrare una forte flessione, il capo dello Stato lancia un monito a tutto il mondo politico. «Servono decisioni presto, cadano chiusure e tabù, confronto sia più aperto e obiettivo. Sono ore difficili e delicate queste. Gestirò crisi con credibilità». Questo l’appello lanciato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dopo l’evolversi della crisi che ha portato il premier Silvio Berlusconi ad annunciare le sue prossime dimissioni, che ha così salutato gli artisti e i rappresentanti del mondo dello spettacolo riuniti al Quirinale. «Sono qui nonostante tutto perchè convinto del ruolo essenziale dell’Italia in questo settore» ha aggiunto il presidente della Repubblica.
IL MONITO – «Servono nuovi comportamenti anche nelle istituzioni da parte delle forze politiche. Per tirarci fuori dalla condizione critica e allarmante in cui ci troviamo occorre che cadano troppe chiusure e vecchi tabù, si crei un clima di confronto più aperto e obiettivo, ancorato ai problemi reali della società e dello Stato e allo loro possibili soluzioni. Abbiamo bisogno di decisioni presto e nei prossimi anni per esprimere una rinnovata responsabilità e coesione nazionale» ha spiegato ancora il capo dello Stato. L’Italia «deve riguadagnare credibilità e fiducia come paese, così da uscire innanzitutto, oggi da una stretta molto pericolosa sui titoli del nostro debito pubblico nei mercati finanziari e sulle condizioni dei nostri istituti di credito con prevedibili ricadute sull’attività economica e sull’occupazione» ha detto ancora Napolitano.
BTP – «Dobbiamo riguadagnare credibilità e fiducia come paese, così da uscire innanzitutto, oggi, da una stretta molto pericolosa sui titoli del nostro debito pubblico nei mercati finanziari e sulle condizioni dei nostri istituti di credito con prevedibili ricadute sull’attività economica e sull’occupazione» ha sottolineato ancora il presidente della Repubblica.
INCONTRO CON TREMONTI E LETTA – E proprio la difficile situazione finanziaria con l’impetuosa accelerazione dello spread tra i Btp e Bund ha portato al Quirinale il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Al centro della discussione, secondo quanto viene riferito, il testo del maxiemendamento alla legge di Stabilità che il governo dovrà presentare in Senato e la difficile situazione dei titoli del debito pubblico italiano di queste ore.
Silvio Berlusconi ribadisce che si dimetterà. E insiste sulla preferenza per un ritorno anticipato alle urne. All’indomani del voto alla Camera, che di fatto ha decretato lo sgretolarsi della sua maggioranza, il presidente del Consiglio, come ha fatto già martedì, si concede a giornali, radio e tv. Un colloquio con il direttore de La Stampa Mario Calabresi, un intervento al Gr1, un collegamento telefonico con Maurizio Belpietro su Canale5. Il Cavaliere sa che dopo il sì alla legge di stabilità toccherà al capo dello Stato decidere il da farsi. Tuttavia, la considerazione che «un altro esecutivo è impensabile» lo porta a vedere come unica alternativa quella del voto anticipato. «Appena sarà approvata la legge di stabilità mi dimetterò – ribadisce il premier – e, siccome non ci sono altre maggioranze possibili, vedo solo le elezioni all’inizio di febbraio, spiega il Cavaliere, specificando anche che il candidato premier del centrodestra sarà quasi con certezza Angelino Alfano, «che è accettato da tutti e sarebbe sbagliato bruciarlo adesso provando a immaginare un nuovo governo guidato da lui». L’ex Guardasigilli e attuale segretario del Pdl è dunque in pole position, anche se il premier accenna pure alle primarie del centrodestra. Chi sarà il candidato premier «saranno le consultazioni tra il milione e duecentomila iscritti al Popolo della Libertà a stabilirlo». E Berlusconi resterà a disposizione del Pdl. «Farò quello che il mio partito mi chiederà di fare nell’interesse del Paese».
ACCORDI SFUMATI – In vista di elezioni anticipate, al Pdl piacerebbe recuperare un rapporto con l’Udc. «Abbiamo chiesto più volte al Terzo Polo, a Pier Ferdinando Casini, ai centristi di ricostituire il centrodestra e la risposta è sempre stata negativa – spiega il Cavaliere – . Oggi appare chiaro che ci siano degli accordi di Casini con la sinistra e quindi non credo che ci sia questa possibilità».
I TRADITORI E IL BENE DEL PAESE – La scelta delle dimissioni, ha voluto ribadire il presidente del Consiglio, è stata «un gesto di responsabilità nei confronti del Paese per evitare che la diserzione di pochi possa danneggiare l’Italia in modo irreparabile». Il premier insomma ha agito anteponendo «l’interesse del Paese al suo e a quello del governo e della sua parte politica». L’amarezza per il voto alla Camera, comunque, resta. «Sono un ottimista per natura e speravo che al dunque il senso di responsabilità, di lealtà verso gli elettori sarebbero prevalsi – ammette Berlusconi -. Invece, dopo Fini e i suoi 26 parlamentari che sono passati all’opposizione, altri sette parlamentari hanno fatto la stessa cosa, tradendo il mandato elettorale e in un momento come questo tradendo anche l’Italia».
L’OPPOSIZIONE – In ogni caso, Berlusconi sembra certo del fatto che gli italiani non vorranno consegnare il Paese «nelle mani di un’alleanza che parte al centro e arriva fino a Pier Luigi Bersani, Nichi Vendola e Antonio Di Pietro. Penso che sia qualcosa di indigeribile alla maggioranza degli italiani. Eppure – dice piccato il capo del governo – loro sono già convinti di avercela fatta, hanno perfino preparato i nuovi organigrammi e promesso a Casini che farà il presidente della Repubblica e lui ci spera altroché e per questo non li molla».
Cristina Argento & Redazione Online