L’omicidio di santa maria la carità. Carlo Cannavacciuolo, 27 anni aveva reagito tentando la fuga. Accertamenti su due pregiudicati di Pimonte. Gli amici della vittima: «Vince la giustizia, ma adesso carcere a vita»
SANTA MARIA LA CARITÀ (NAPOLI) – Hanno un nome e un volto i killer di Carlo Cannavacciuolo, il giovane veterinario ucciso a Santa Maria la Carità la sera di venerdì mentre era in auto appartato con la sua fidanzata. I due assassini sono stati catturati questa mattina dai carabinieri e trasferiti nella caserma di Sant’Antonio Abate.
Si tratta di Ciro Afeltra e Violanto Petrucci, entrambi residenti a Pimonte, paese vicino al luogo del delitto e con alle spalle piccoli precedenti per furti e rapine. Petrucci, in particolare, era stato più volte al centro di episodi di violenza. A settembre 2009, durante una lite in piazza a Pimonte, fu accoltellato.
I due, sono stati bloccati questa notte a Pimonte nel corso di un’operazione dei carabinieri che per 5 giorni hanno dato la caccia ai responsabili della morte di Carlo Cannavacciuolo.
Per loro le accuse sono di omicidio e concorso in omicidio, perché soltanto uno dei due ha sparato al giovane di Santa Maria la Carità che aveva tentato la fuga per sfuggire alla rapina.
All’esterno della stazione di Sant’Antonio Abate, dove si è radunata una folla di residenti, i carabinieri si sono abbracciati al termine di un’operazione condotta senza tregua. All’arrivo delle auto con dentro gli arrestati, i militari sono stati accolti dagli applausi.
«Bisogna chiuderli in cella e buttare via la chiave per sempre». E’ il commento più tenero che si registra per le strade di Santa Maria La Carità. Chi ha pianto per la morte di Carlo Cannavacciuolo, applaude per gli arresti effettuati dai carabinieri. Anzi, esulta: «E’ la dimostrazione che la giustizia vince sempre», e che «chi si macchia di crimini orrendi prima o poi paga il conto».
Certo, nessuno può ridare Carlo alla famiglia, alla sua fidanzata, ma «è meglio sapere che questi assassini stanno in carcere, piuttosto che saperli in giro dopo quello che hanno fatto».
E per molti «è una piccola risposta dello Stato alla memoria di un giovane che davanti a sè aveva tutta una vita».
Una vita distrutta, spezzata, semplicemente per una rapina. «E’ solo il primo passo», dice un giovane in piazza. «Così come abbiamo seguito le fasi delle indagini seguiremo anche il processo aio killer di Carlo, e vogliamo che paghino con il massimo della pena».
Centinaia di messaggi anche sulle bacheche di Facebook tra gli amici di Carlo. E anche in questo caso i commenti più teneri sono quelli dei fautori del carcere a vita per gli assassini.
Redazione online