LA CRISI. Quello che viene indicato da tutti come il premier in pectore riceve il neo presidente della Bce
Il Sen Mario Monti esce dall Hotel Forum – fotografo (Benvegnù-Guaitoli) |
ROMA – Comincia presto (e si preannuncia lunga) la seconda giornata di lavoro per il neo senatore a vita Mario Monti. Quello che viene indicato da tutti come il premier in pectore, infatti, ha varcato il portone di palazzo Giustiniani dove si trovano i suoi nuovi uffici poco prima delle 9 e 30 di sabato mattina. Appena un’ora dopo l’incontro con il neo presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi. E solo uno dei tanti colloqui: anche il segretario del Pd Pierluigi Bersani insieme al suo vice Enrico Letta hanno un incontro informale con il neosenatore presso Palazzo Giustinani. Intanto via libera senza modifiche della Commissione Bilancio della Camera al disegno di legge sulla stabilità che approderà in aula alla 12.30, ma il voto definitivo è atteso nel pomeriggio.
A palazzo Giustiniani hanno sede l’appartamento di rappresentanza del Presidente del Senato, la sala Zuccari, e anche gli uffici dei senatori eletti e a vita. Venerdì è stata una giornata di alta tensione politica con il gelo di Lega e Pdl sul nome del neosenatore a vita come nuovo premier per un governo tecnico che l’Europa e gli Usa ci chiedono a gran voce. Il Pdl si è mostrato diviso e sono trapelate le indiscrezioni sui nomi di Alfano e Dini come possibili nuovi leader su cui cercare un consenso per formare un nuovo governo. Ma anche sabato mattina, come venerdì, il Pd ha fatto muro e per bocca di Massimo D’Alema è arrivata la bocciatura all’ipotesi di un governo guidato da Alfano: «Assolutamente no. Non credo che questa sarebbe la soluzione. Non so se un governo di questo genere avrebbe la maggioranza», dice a margine del convegno «Le reti che fanno crescere l’Italia» di ItalianiEuropei. «Non riesco a capire in che cosa un governo guidato da Alfano – prosegue D’Alema – dovrebbe essere più forte di un governo guidato da Berlusconi. Se ritengono di doverla tentare la tentino, ma una prospettiva di questo genere non convince nessuno, neppure l’Udc, neppure il Terzo Polo. Mi pare un’idea tutta interna agli equilibri del centrodestra. Ma mi sembra che ormai il problema sia un altro: è costruire una soluzione su cui possa convergere il più largo consenso del Paese e delle forze politiche»
Redazione online