Titoli di stato: livelli record dei differenziali anche per francia, austria, olanda e belgio. I rendimenti dei decennali superano ancora il 7% prima di rallentare dopo il via libera al nuovo governo.
MILANO – I mercati si aspettano interventi strutturali decisi. In materia economica e non solo. E ogni ora che passa senza che ci si avvicini alla soluzione dei problemi che affliggono l’Italia, continuano a mandare segnali di sfiducia. Non più solo ormai solo verso l’Italia in particolare, ma verso tutta l’Eurozona in generale. Lo spread tra Btp decennali e i Bund equivalenti torna a superare ampiamente la soglia dei 500 punti base. Ma anche quella tra titoli di Stato che un tempo sembravano sicurissimi come quelli di Austria, Olanda, Belgio e Francia fanno segnare livelli record. Il differenziale di rendimento tra titoli di stato italiani e tedeschi si attesta in apertura di contrattazioni a 506 punti e arriva a toccare nella prima ora di contrattazioni quota 516 punti pari ad un rendimento del 6,9%. Poi un ulteriore accelerazione a quota 531,9 punti pari ad un rendimento del 7,03%. Solo dopo le parole del segretario del Pdl Angelino Alfano, che annunciava il via libera al nuovo governo di Mario Monti, lo spread si attenuava ed ora veleggia intorno a quota 520. Inevitabili, comunque, le conseguenze sui Cds (credit default swap) italiani a cinque anni che hanno toccato il massimo storico a 600 punti base. I Cds, di fatto accordi tra compratore e venditore in cui si paga un premio in cambio della protezione rispetto ad un evento (ad esempio il default del debitore), sono spesso utilizzati con la funzione di polizza assicurativa o copertura per chi sottoscrive obbligazioni o, in questo caso, titoli di stato.
BORSE – Volatile la seduta a Piazza Affari: dopo un’apertura in ribasso, con l’indice Ftse Mib che cede l’1,18%, a 15.281 punti e l’All Share a -1,06%, la situazione è continuata a peggiorare fino a un -3%, per poi migliorare intorno alle 14 in coincidenza con le notizie positive sulla formazione del nuovo governo. In pochi minuti la Borsa milanese ha azzerato le perdite e ora guadagna lo 0,34%. Ancora negative le altre piazze europee: Parigi è a -1,47% , Londra a -0,004% e Francoforte a -0,74%, anche se, dagli Usa, sono arrivati tre dati macro estremamente positivi e sopra le attese. Dati che non hanno rincuorato neanche Wall Street che cominciato con il segno negativo: Dow Jones -0,24%, nasdaq -0,32%. Tra i titoli a Piazza Affari sempre in profondo rosso Finmeccanica (-16%), mentre guidano la lista Mediolanum (+4,8%) e Ubi Banca (+3,7%).
ALLARME IN EUROPA – Lo spread in aumento, come detto, spaventa anche le altre piazze europee. Alta pressione sui titoli francesi, con uno spread ai massimi dalla creazione dell’euro a 191 punti. Il Portogallo viaggia a 963, la Grecia a 2669, la Spagna a 457. Ma la tensione sui titoli di Stato attraversa tutta l’Eurozona. La forbice Austria-Germania si divarica di 12 punti a 176, anche in questo caso il livello massimo dalla nascita dell’euro come quello che si registra rispetto ai titoli di Olanda e Germania, che sale a 62 punti e quello Belgio-Germania che vola a 318 punti, anche in questo caso valore record. «Il fatto che i rendimenti in crescita siano un problema che sta toccando anche Olanda e Austria, Paesi fino a poco tempo fa su livelli di rendimento simili alla Germania, è uno sviluppo particolarmente preoccupante» commenta d Nick Stamenkovic, strategist sui tassi per Ria Capital Markets. «Gli investitori cercano titoli tedeschi a causa di timori che non riguardano più soltanto Italia o Spagna ma il futuro della zona euro nel suo insieme» aggiunge Stamenkovic.
ATTESA UE PER MONTI – Da Bruxelles intanto si spera in una rapida soluzione della crisi italiana: «Aspettiamo di lavorare con Mario Monti e con il governo che formerà», dal momento che «le sfide da affrontare sono grandi», ha detto il portavoce del commissario agli Affari economici Olli Rehn, spiegando che ora «la palla è nel campo dell’Italia e sta a Monti calciarla». «Monitoreremo l’Italia molto, molto da vicino, perché i problemi di un paese sono i problemi di tutta l’eurozona», ha sottolineato poco dopo il presidente del Consiglio europeo Hermann Van Rompuy. C’è chi però, da Berlino mostra maggiore preoccupazione sul futuro dell’Italia. La situazione del debito italiana «sta diventando davvero seria, credo che ci stiamo avvicinando ad una sorta di crisi sistemica che ricorda il 2008» sottolinea invece Peter Bofinger, uno dei consulenti del cancelliere tedesco Angela Merkel, in un’intervista a Bloomberg Television.
ASIA – Traino negativo anche dai mercati internazionali. La chiusura di Tokyo, ad esempio, è stata negativa e l’indice Nikkei ha perso lo 0,72% a 8.541,93 punti, 61,77 punti in meno rispetto alla chiusura di lunedì.
DEBITO PUBBLICO – La Banca d’Italia ha reso noto che a settembre il nostro debito pubblico è sceso a settembre a quota 1.883,749 miliardi di euro rispetto ai 1899, 533 miliardi di euro di agosto. Nel mese di settembre 2010 il debito era pari a 1.844,817 miliardi di euro quindi in un anno la crescita è stata del 2,1%.
PIL – Resi noti dall’Eurostat gli ultimi dati relativi al Pil europeo. Nel terzo trimestre il pil nell’Eurozona e nella Ue è aumentato dello 0,2% rispetto al secondo quando era salito sempre dello 0,2% in entrambe le aree. È la stima flash di Eurostat. Rispetto al terzo trimestre 2010 il pil è aumentato dell’1,4% nelle due zone dopo +1,6% nell’Eurozona e +1,7% nella Ue nel trimestre precedente.
Migliora invece il pil tedesco segnando un incremento dello 0,5% nel terzo trimestre rispetto ai tre mesi precedenti. Lo rileva l’Ufficio di statistica federale, che ha inoltre rivisto al rialzo il dato per il secondo trimestre a +0,3%, rispetto al precedente +0,1%.
Il pil francese nel terzo trimestre è salito invece dello 0,4%. Lo comunica l’Insee, l’Istat francese, che ha invece rivisto al ribasso le cifre del secondo trimestre rilevando un -0,1% anzichè una stagnazione. La crescita acquisita 2011, grazie alla buona performance estiva, è all’1,7% vicina alle stime del governo (1,75%).
ORO – La crisi finanziaria mette ancora una volta le ali al prezzo dell’oro ai massimi a 1761,89 dollari l’oncia.