Venerdì il voto di fiducia a Montecitorio. Il premier: interventi su Ici e pensioni, sacrifici equi. Allo studio tassazione preferenziale per le donne. «No a patrimoniale e a manovra depressiva». L’ex presidente del Consiglio ai senatori Pdl: a Mario Monti avevo proposto di fare il premier di centrodestra
ROMA – Via libera del Senato al governo Monti. Nella serata di giovedì il nuovo esecutivo ottiene la fiducia dell’Aula di Palazzo Madama con 281 sì, 25 no (tutti della Lega Nord) e nessun astenuto. Numeri da record: quello dell’ex commissario europeo è il governo che ha avuto più voti al Senato al suo insediamento nella storia della Repubblica.
ASSENTI – Tra i quindici che non hanno partecipato al voto di fiducia, i cinque senatori a vita Giulio Andreotti, Carlo Azeglio Ciampi, Rita Levi Montalcini, Oscar Luigi Scalfaro e Sergio Pininfarina.
IL DISCORSO – Una «missione non semplicissima». Mario Monti parla per la prima volta al Senato presentando il suo programma di governo e ribadisce la delicatezza del momento in cui versa il Paese e l’inderogabilità del lavoro che lo attende. Proprio per questo piace al neo-premier definire il suo esecutivo un «governo di impegno nazionale». Tante le misure messe sul piatto, dalle pensioni all’Ici, passando per l’abbassamento delle tasse e la lotta all’evasione. Quindi, nella replica ai senatori prima del voto di fiducia, una rassicurazione: contro l’Italia «non ci sono complotti internazionali» né da parte «dei poteri forti». «Sull’atteggiamento del governo posso rassicurarvi totalmente», ha detto Monti. «Le nostre modeste storie personali – ha aggiunto – parlano in questo senso, quanto a me è capitato di essere commissario europeo a Bruxelles, non sono sicuro che le grandi multinazionali mi abbiano colto come un loro devoto e disciplinato servitore».
RIGORE, CRESCITA, EQUITÀ – Numerose le riforme annunciate o solo accennate da Monti («con esse lo spread calerà») e tre le linee guida: rigore, crescita e equità. Più di tutti, nel suo discorso, il capo dell’esecutivo ha insistito sull’ultimo punto. «I sacrifici per risanare il debito e far ripartire la crescita saranno equi», ha detto, convinto del fatto che «più le riforme saranno eque, più saranno efficaci». «Se falliremo, se non raggiungeremo le riforme che servono, saremo tutti sottoposti a condizioni ben più dure», è l’avvertimento del numero uno dell’esecutivo. Il riscatto del Paese avverrà restando uniti, è la convinzione di Monti. «I margini di successo sono ridotti, ma se fosse altrimenti non sarei qui». «Abbiamo degli obiettivi ambiziosi sul pareggio di bilancio e sul rapporto debito-Pil – ha aggiunto Monti – ma non saremo credibili nel perseguimento di tali obiettivi se non ricominceremo a crescere».
LE AREE DI INTERVENTO – Come previsto, il nuovo governo si preoccuperà di mettere mano al sistema pensionistico, penalizzato, secondo Monti, «da ampie disparità di trattamento tra generazioni, categorie e aree di privilegi». L’esecutivo valuterà poi l’opportunità di ulteriori correttivi delle misure economiche varate questa estate e da completare con i provvedimenti contenuti nella lettera inviata in Europa. Una delle priorità del nuovo esecutivo sarà poi la lotta all’evasione fiscale e all’illegalità: non servirà solo «per aumentare il gettito ma anche per abbattere le aliquote. Una lotta vera servirà per ridurre in maniera incisiva il peso per i contribuenti». Solo nel tempo, è la promessa di Monti, «sarà possibile programmare una riduzione graduale della pressione fiscale». Una attenzione particolare il presidente del Consiglio l’ha riservata alle donne: è «indifferibile – ha detto il premier – l’inserimento e la permanenza al lavoro delle donne. Bisogna conciliare le esigenze del lavoro e della famiglia oltre che di sostegno alla natalità». Per questo il governo studierà tra le altre cose «una tassazione preferenziale per le donne». Quanto all’Ici, Monti ha sottolineato che «l’esenzione delle abitazioni principali è una peculiarità se non un’ anomalia del nostro ordinamento». Sarà necessario, dunque, «riesaminare il peso del prelievo sulla ricchezza immobiliare». Altre aree di intervento saranno lo spostamento della tassazione da lavoro e imprese a consumi e proprietà, la riforma degli ammortizzatori sociali, una revisione della disciplina degli ordini professionali e il riordino delle province con legge ordinaria».
«RICONCILIAZIONE» – «Riconciliazione» è una delle parole d’ordine usate dal nuovo presidente del Consiglio nel suo discorso. «Spero che il mio governo ed io potremo contribuire in modo rispettoso a riconciliare maggiormente i cittadini e le istituzioni, i cittadini e la politica», ha detto Monti. «Non avrò certo la supponenza di chi è tecnico», ha poi assicurato.
NOI E L’EUROPA – Per il professore, poi, bisogna superare il principio dell’Italia «anello debole» e riprendere a «pieno titolo» l’elaborazione del progetto europeo. «Non vediamo i vincoli europei come un’imposizione – è l’sortazione del neo-premier – . Non c’è un “loro” e un “noi”: l’Europa siamo noi». Quanto all’euro, l’avvertimento di Monti è chiaro: la sua fine «disgregherebbe il mercato unico».
NIENTE APPLAUSI DALLA LEGA – Diciassette gli applausi che hanno interrotto il discorso di Monti, durato in tutto 44 minuti. «Se dovete scegliere – ha detto ai senatori il premier – preferisco che ascoltiate, anziché applaudire». Solo la Lega non ha battuto le mani e, anzi, al termine della seduta Roberto Calderoli ha plasticamente rappresentato il dissenso leghista con un eloquente pollice verso. In tribuna, fra i numerosissimi ospiti era presente anche la moglie del premier Elsa e i due figli, mentre poche decine di metri, in un’altra tribuna l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta aveva preso posto per seguire con attenzione il discorso del nuovo presidente del Consiglio.
I RINGRAZIAMENTI – Nell’incipit del suo intervento il neo-premier ha ricordato la calorosa accoglienza rivoltagli dall’Aula in occasione della nomina a senatore a vita, un benvenuto che lo ha commosso. Dopo aver ringraziato Giorgio Napolitano, Monti ha anche rivolto un pensiero a Silvio Berlusconi «del quale – ha detto – mi fa piacere riconoscere l’impegno nel facilitare la mia successione a lui».
ALLA CAMERA – Dopo l’intervento in Senato, il premier, come da prassi, si è recato alla Camera a consegnare il testo con le misure programmatiche. Venerdì a ora di pranzo il voto a Montecitorio.
BERLUSCONI – Il governo Monti durerà il tempo necessario per attuare le misure anti crisi e poi si tornerà subito al voto. Questo avrebbe detto, secondo quanto viene riferito dalle agenzie di stampa, Silvio Berlusconi ai senatori del Pdl riuniti a Palazzo Madama. Il governo Monti rappresenta una «sospensione certamente negativa della democrazia». Berlusconi attacca duramente il nuovo esecutivo: «La decisione finale ci è stata praticamente imposta, con i tempi voluti dal presidente della Repubblica». Poi il Cavaliere annuncia: torneremo nelle piazze a spiegare che tocca a noi governare, spetta al centrodestra che ha sempre avuto una maggioranza nel Paese e in Parlamento. L’ex premier non parla di una manifestazione ma sottolinea la necessità ora di ritornare tra i cittadini. Tra le priorità anche il congresso nazionale del partito: «Lo faremo in primavera», è la promessa.
L’OFFERTA – «Stimiamo Monti, ma diremo no a qualsiasi manovra depressiva». Berlusconi svela ai suoi che aveva proposto a Monti di fare il premier del centrodestra. L’ex presidente del Consiglio avrebbe riferito che tra le «offerte» fatte al presidente della Bocconi c’era anche quella di fare il ministro dell’Economia. «La patrimoniale fa calare il valore degli immobili del 15-20% come accaduto in Francia che l’ha fatta» ha ribadito, spiegando la sua contrarietà all’ipotesi che il governo faccia la patrimoniale. «Voteremo i provvedimenti decidendo volta per volta e spingeremo per fare quelli che avevamo noi in cantiere». Poi con rammarico: «Dicevano che eravamo causa dei problemi in Borsa e adesso è come prima».
LA LEGA E CASINI – «Dobbiamo restare uniti alla Lega. Vi chiedo di individuare alcuni senatori che facciano da “ufficiali di collegamento” con loro. È vero che decide il leader, ma è importante parlare e confrontarsi con i loro senatori». Berlusconi ricorda che «quando la Lega va da sola, senza di noi, perde voti». Se si andasse al voto oggi ci sarebbe «l’incognita del terzo polo, l’incognita di Casini. Ma non vi preoccupate: faremo ragionare il ragazzo al momento giusto, con le buone o le cattive…». E attacca la Sinistra: «Non possiamo lasciare il Paese alla sinistra. E poi a chi? A Di Pietro, Vendola e Bersani. Gli italiani non sono così cretini da dare il voto a questi qua».
IL PROGRAMMA – Per Berlusconi comunque il programma non cambia, per lui occorre subito riformare l’ordinamento giudiziario. «Andiamo avanti con la riforma della giustizia e delle intercettazioni. Serve anche la riforma del fisco», avrebbe sostenuto con i suoi senatori l’ex premier.
MAESTRINA – Berlusconi sarebbe tornato quindi a lamentare le grandi difficoltà che da premier ha dovuto affrontare a causa della mancanza di poteri e del vigile controllo da parte del Colle. Secondo quanto viene riferito, Berlusconi avrebbe ricordato che ogni volta che il premier, senza poteri e con la capacità solo di suggerire, proponeva una legge poi questa doveva passare al vaglio attento del Quirinale che, come una maestrina, segnava tutto con la matita rossa. Infine lasciando Palazzo Madama, ai giornalisti che gli chiedevano se adesso sarebbe tornato in campo, ha risposto: «So che volevate che mi ritirassi a scrivere le mie memorie, ma non lo farò».