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Monti: «Chiedo una fiducia vigilante. A breve decisioni non gradevoli»

Test parlamentare per il nuovo governo. Il premier: incontri costanti con Merkel e Sarkozy, l’Italia sarà più forte. Cicchitto: «Evitate le urne grazie al Pdl»

ROMA – Una fiducia «non cieca, ma vigilante». Mario Monti si presenta alla Camera per ottenere il via libera al suo esecutivo. «Ci sentiamo veramente in spirito di servizio – ribadisce come ha già fatto giovedì in Senato -, con un atteggiamento di umiltà, ma anche di determinazione, per favorire una almeno parziale deposizione delle armi». La speranza, che però suona quasi come un avvertimento, è quella di poter «agevolare la presa di posizioni, anche non facili e gradevoli, nel breve periodo». Quindi un annuncio importante: «La prossima settimana – ha detto il capo del governo – sarò a Bruxelles e avrò un incontro, su loro proposta, con Merkel e Sarkozy: un incontro a tre». L’obiettivo è «avere permanentemente d’ora in poi il contributo dell’Italia nella soluzione dei problemi dell’euro». Il passaggio è stato molto apprezzato dalla maggior parte dei presenti, anche se quando Monti ha citato il presidente francese e la cancelliera tedesca nell’emiciclo si sono levati pochi deboli fischi.

«DUREREMO QUANTO VORRETE» – Nell’aula di Montecitorio il premier ha poi ribadito che il suo sarà un «governo di impegno nazionale» ed è anche tornato a respingere con forza l’accusa di essere a capo di un esecutivo di «poteri forti». «Sono espressioni di pura fantasia, che ritengo offensive» ha detto il premier. «Poteri forti? Magari l’Italia ne avesse un po’ di più», ha aggiunto ironico. Il governo, è la convinzione di Monti, dipende dal Parlamento. «Da parte nostra – ha detto il professore – c’è una profonda dipendenza del governo dal Parlamento, ma non userei il termine di “staccare la spina”: non ci consideriamo un apparecchio elettrico, e saremmo incerti se essere un rasoio o un polmone artificiale». «Dureremo quanto vorrete», ha specificato in sostanza il capo dell’esecutivo rivolto ai deputati. «La mia «intenzione – ha però aggiunto – è proiettare la mia squadra di governo sulla prospettiva da qui alle elezioni».

FEDERALISMO – Nella sua replica alla Camera il premier professore ha anche affrontato il tema assai spinoso del federalismo. «Ieri ogni tanto avevo dei soprassalti identitari al mio interno, mi dicevo ma tu non sei settentrionale, lombardo, varesino?», ha raccontato Monti, assicurando che non vi è alcuna «contraddizione tra il rispetto per quanto è stato già deciso in materia di federalismo e una specifica attenzione nella coesione territoriale, il valore che interessa tutti poi dipende da modalità con cui viene realizzato».

IL DIBATTITO – Lega a parte, anche alla Camera come al Senato Monti può contare su un ampio appoggio. In primis quello del Pd. Dario Franceschini nel suo intervento ha voluto ringraziare il neo-presidente del Consiglio augurandosi che il suo mandato duri «fino alla fine della legislatura». «Grazie – ha affermato Franceschini – per aver messo la sua credibilità internazionale e le sue competenze al servizio del Paese. Ci ricorda tanto Ciampi che si assunse l’onere di mettere a disposizione la sua credibilità internazionale per far uscire l’Italia da un momento di crisi». «L’Italia ha bisogno di una legge del buon esempio», ha voluto specificare il capogruppo Idv Massimo Donadi. Fiducia al Governo Monti sì ma non in bianco, in assenza di chiarezza sugli impegni programmatici: è la posizione espressa da Antonio Di Pietro. La Lega con Pierguido Vanalli ha ribadito il suo «no» al governo Monti. Durissima l’altra deputata del Carroccio Francesca Martini: «Da noi niente trasformismi». ha detto. «Senza la disponibilità del Pdl e di Silvio Berlusconi ad appoggiare il governo Monti, ora ci sarebbero state le elezioni anticipate», ha sottolineato con forza nel suo intervento il presidente dei deputati Pdl, Fabrizio Cicchitto. «Berlusconi – ha aggiunto – ha fatto due atti di responsabilità: ha dato le dimissioni e ha deciso di dare l’appoggio a questo governo e senza questo appoggio non staremmo a discutere qui ma a preparare le elezioni. Quindi rivendichiamo un ruolo di responsabilità».

Un sostegno, senza se e senza ma è la dichiarazione del vicepresidente di Fli, Italo Bocchino. «Senza turarci il naso e senza retropensieri», dice «In Italia la ricchezza è cresciuta, ma è stata mal distribuita. Questo Paese va cambiato e modernizzato. Noi ci saremo e daremo il nostro contributo». Il richiamo alla coesione è in sintesi il pensiero di Pierfedinando Casini dell’Udc: «Siamo chiamati, voi che avete sostenuto l’ex governo e noi che lo abbiamo contrastato, a pacificare l’Italia», sostiene Casini invitando a trovare «minimo comun denominatore» in nome della coesione e dell’integrazione. «No a dualismi tecnici e politici, evocazione incongrua» usata come alibi, «come i poteri forti». Quello che conta, sostiene Casini è «ricucire l’Italia. e questa è una pagina che deve svolgere il Parlamento». La Lega prende la parola con Marco Reguzzoni che dice subito: «Non daremo fiducia a questo governo» perché sostiene la Lega: «Abbiamo paura che questo governo sia vorace come le banche di cui è espressione». «Non concordiamo sul programma: dalle pensioni alle riforma dello stato centralista». Quello del Nord, aggiunge «è un territorio e un popolo che non può più accettare di pagare per chi vive su spalle degli altri» dice Reguzzoni avvertendo il premier Mario Monti del rischio di ritrovarsi contro «l’opposizione della Padania intera». La Lega, attraverso il suo Presidente dei deputati alla Camera, dichiara però: «Voteremo i provvedimenti che riterremo utili per sostenere le famiglie». Una «fiducia senza paletti» è la prima dichiarazione del segretario Pd, Pierluigi Bersani. «Tuteleremo il suo governo verso chi vorrà scaricare responsabilità che non ha», dice Bersani rivolgendosi al Premier. «Non pretenderemo mai di dettarvi i compiti», continua. «Vi sosteremo lealmente, con l’orgoglio e la bussola delle nostre idee. Non chiediamo miracoli e ci fa piacere che non ne promettiate. Chiediamo sobrietà e desideriamo verità e fiducia perché la fiducia nasce solo dalla verità e ci fa piacere di aver ascoltato solamente parole di verità sulla crisi». «Voteremo compatti la fiducia al Governo formato da ministri degnissimi della loro missione» esordisce il segretario Pdl, Angelino Alfano che parla di un governo di «tregua» e parla di «sacrificio ai principi». Non solo del Pdl: «bisogna trasformare l’euro in una vera moneta comune, con una banca centrale in grado di essere prestatore di ultima istanza», dice. «L’euro sta fallendo la sua prima vera grande prova e siamo chiamati a una gigantesca opera di riconversione del sistema monetario, anche con la revisione dei trattati». Un governo tecnico, riconosce il segretario Pdl, «politicamente legittimato da un voto del Parlamento, ma non è un governo delle larghe intese o del compromesso storico». «Sarebbe la riedizione della storia una volta come tragedia e la seconda come farsa», ha sottolineato Alfano, che ha definito «amici» gli esponenti della Lega Nord e ha espresso un deciso «no» alla patrimoniale.

«L’EX PREMIER NON PARLA» – Fino alle 14 le dichiarazioni di voto dei gruppi. Si era parlato di un intervento dello stesso Silvio Berlusconi per il Pdl. In mattinata però il deputato Osvaldo Napoli ha annunciato al Tgcom24 che la dichiarazione di voto verrà fatta da Angelino Alfano, «mentre Berlusconi non parlerà». Ma l’ex premier interviene durante le dichiarazioni di voto. «Ho letto sui giornali cose che non ho mai pronunciato. Non ho mai detto che staccherò la spina a Monti» dice, fuori da Montecitorio, rispondendo ad Alessandro Poggi di Ballarò.

I SALUTI, LA FASCIA NERA, GLI APPUNTI – «Traffico» di saluti ai banchi del governo e qualche nota di colore durante la seduta. Domenico Scilipoti si è presentato a Montecitorio con una vistosa fascia nera al braccio. Molti deputati si sono avvicinati ai collega per chiedere il perché di quella fascia. Scilipoti non ha risposto ma ha consegnato a tutti un volantino che riproduce un manifesto mortuario in è rappresentata una croce nera con sotto scritto «oggi è morta la democrazia parlamentare. Il popolo Sovrano ne dà il triste annuncio al Paese». Durante la discussione, il premier Molti ha mostrato molta attenzione e ha preso appunti, probabilmente per prepararsi alla replica.

INCONTRO CON IL PAPA – Primo incontro tra il nuovo capo del governo e il Pontefice venerdì mattina all’aeroporto romano di Fiumicino. Monti ha accolto Benedetto XVI direttamente sotto la scaletta dell’elicottero con cui il Papa è arrivato alle 8.42 dal Vaticano. Una lunga stretta di mano e uno scambio di saluti ha suggellato l’incontro, particolarmente cordiale. Il nuovo presidente del Consiglio ha poi accompagnato il Santo Padre fino alla scaletta dell’aereo, un Airbus A330 dell’Alitalia, che lo condurrà in Benin.

«FIDUCIA PER IL PAESE» – Dopo il sì al Senato intanto, il professore nominato premier incassa anche la benedizione della Sir, l’agenzia dei vescovi. Bisogna «tradurre la fiducia» ottenuta nelle aule parlamentari «in un’iniezione di fiducia per il Paese tutto», «che non solo ne ha bisogno, ma anche la desidera. «A partire dai giovani», ha scritto l’organo della Conferenza episcopale.

MARTEDÌ A BRUXELLES – Martedì prossimo il premier sarà a Bruxelles per presentare il suo piano di riforme al presidente del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy.

TUTTI GLI INTERVENTI

DONADI (IDV)

GALLETTI (UDC)

CICCHITTO (PDL)

DELLA VEDOVA (FLI)

LA LEGA NORD

Redazione Online

Monti: «Chiedo una fiducia vigilante. A breve decisioni non gradevoli»ultima modifica: 2011-11-18T15:10:19+01:00da
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