IL LINGOTTO, I CONTRATTI. Il ministro dello Sviluppo: « Sui contratti no comment». Il segretario Cisl: «Non servono gli scioperi , serve l’ unità sindacale». Fassina (Pd): «Marchionne intervenuto a gamba tesa». Landini: «Da qui al 29 novembre ci fermiamo in assemblea, poi decideremo». L’esecutivo? Finito il tempo delle ipocrisie
TORINO – Nessun commento da fare sulla disdetta di tutti gli accordi sindacali e nessun incontro è per ora previsto con l’amministratore delegato del Lingotto Sergio Marchionne. Il neo ministro dello Sviluppo, delle Infrastrutture e dei Trasporti Corrado Passera prende tempo sulla disdetta dei contratti Fiat, opponendo un «no comment» alla richiesta di una presa di posizione del governo giunta dalla Cgil e dal Pd su una vicenda che rappresenta un banco di prova per il nuovo esecutivo. «Ci stiamo occupando di Termini, una grande questione aperta» si è limitato a dire Passera riferendosi al tavolo previsto mercoledì con l’advisor Invitalia, i sindacati, Dr Motor e la stessa Fiat che dovrebbe portare alla sottoscrizione di un accordo per regolare il passaggio dello stabilimento all’azienda guidata dall’imprenditore Massimo Di Risio.
BONANNI: SI’ AL MODELLO POSTE ED ENEL – Il segretario generale della Cisl ha confermato intanto il sì già pronunciato lo corso ottobre alla nuova contrattazione aziendale «La Fiat ha fatto la scelta autonoma di non aderire più a Confindustria -ha affermato – E quindi chiederà a noi di fare un contratto nazionale dell’Auto. Cosa che noi faremo». Si tratta, secondo Bonanni, di «un contratto che avrà regole nazionali, valide per tutti gli opifici della Fiat ed avrà regole aziendali, con accordi che si attagliano alle pur varie realtà del mondo Fiat». Il modello sarebbe «il contratto che ha Poste Italiane: una grande azienda che ha un solo contratto valido solo per i postali, con un accordo nazionale cui seguono accordi aziendali. Così anche l’Enel che ha un contratto nazionale e poi accordi provinciali. Quello che ci interessa sono le garanzie occupazionali che ci daranno. Qual è il salario, e se le norme del nuovo contratto nazionale si discostano o no dal contratto nazionale di tutti i metalmeccanici.
FASSINA (PD): L’ERA DI MARCHIONNE? MAI INIZIATA – Resta critico il responsabile Economia del Pd, Stefano Fassina, per il quale quella di Fiat «è una scelta sbagliata e molto preoccupante». «Marchionne ancora una volta interviene a gamba tesa con un atto unilaterale che non può essere un buon viatico per ricostruire un clima costruttivo». «Noi – ha concluso Fassina – abbiamo bisogno di cooperazione. L’era di Marchionne senza se e senza ma per me non è mai cominciata».
PARLI IL GOVERNO – «Cancellare il contratto nazionale e le libertà sindacali è l’esatto contrario della coesione sociale. Il nuovo governo dica che cosa pensa sul caso Fiat. Il tempo delle ipocrisie è finito», è stato l’appello di Landini. (FOTO IMAGOECONOMIA)
ACCORDI – «In tutto il gruppo Fiat siamo di fronte alla disdetta degli accordi. Bisogna dirlo chiaramente: finora non siamo riusciti ad intavolare trattative con la Fiat. Abbiamo provato a fermare la Fiat, ma non ci siamo riusciti. Noi proclameremo assemblee in sciopero in tutti gli stabilimenti. Pensiamo poi di distribuire in tutti i luoghi di lavoro, il testo dell’accordo di Pomigliano, e convocheremo per martedì il comitato centrale della Fiom perché la scelta di Fiat apre una fase nuova che rischia di modificare il ruolo del sindacato» spiega ancora il segretario della Fiom.
LE CONTROMOSSE – «Dal primo gennaio del 2012 le Rsa della Fiom teoricamente non ci sarebbero più nel gruppo Fiat. Quindi stiamo pensando di far eleggere a gennaio i delegati sindacali e se la Fiat non li riconoscerà lo considereremo un comportamento antisindacale e li denunceremo all’autorità giudiziaria» aggiunge Landini.
ARTICOLO 8 – «Siamo pronti a raccogliere firme per far fare un referendum per l’abrogazione dell’articolo 8. Noi non abbiamo ancora sentito i nuovi ministri, c’è solo un incontro fissato per mercoledì su Termini Imerese. Ora il governo ha l’occasione di dire ciò che pensa. Dalla Fiat vogliamo sapere come pensa di portare avanti il piano Fabbrica Italia» conclude Landini.