L’onu chiede un’inchiesta indipendente sulla morte dei manifestanti. El Baradei: «Lacrimogeni con agenti nervini sui civili». Quinto giorno di scontri: 4 morti in piazza Tahrir
IL CAIRO – La denuncia arriva su Twitter. Più che altro è una conferma di quello che migliaia di manifestanti in Egitto ripetevano da giorni. «È in corso un massacro. Gas lacrimogeni con agenti nervini e munizioni sono stati utilizzati contro i civili a piazza Tahrir». Lo scrive Mohamed El Baradei, ex direttore dlel’Aiea e possibile candidato alle prossime elezioni presidenziali. Ma il ministro della Salute smentisce: «Mai usato». La paura non ferma le proteste. Anche oggi centinaia di persone sono scese in piazza. Questo il quinto giorno consecutivo di scontri con la polizia: quattro morti al Cairo, tra questi ci sarebbe anche un bambino di 10 anni colpito da «un proiettile vero», dicono i medici.
LE VIOLENZE– Sono ripresi all’alba i disordini nella capitale. I manifestanti si sono spostati verso il ministero dell’Interno, tra gli obiettivi degli ultimi giorni. E in particolare in Mohamed Mohmmoud street per «difendere piazza Tahrir dagli attacchi delle forze di sicurezza». La polizia risponde con lacrimogeni e proiettili di gomma, anche se in molti denunciano l’utilizzo di armi. Decine di persone sono state allontanate a causa dei lacrimogeni. La denuncia di El Baradei è, appunto, una conferma di quello che si diceva da giorni. «Sono stati usati anche lacrimogeni scaduti nel 1994 e gas Cr», dieci volte più potenti dei Cs già proibiti in guerra. Testimoni raccontano che molte zone della città sono avvolte dai fumi. «Anche per andare a fare la spesa c’è bisogno della maschera». Ma sia il ministro della Salute sia il Consiglio supremo delle forze armate negano di aver «mai usato gas nocivi contro i manifestanti». L’unica certezza è che sono «diversi da quelli usati durante la rivolta contro Mubarak».
SU INTERNET- Gli effetti dei gas, in ogni caso, sono raccontati nei centinaia di video postati su internet. «La paura non ci ferma, qui c’è in gioco il nostro futuro», ripetono in molti. Ancora una volta i social network giocano un ruolo fondamentale nella protesta. Si mandano messaggi: dalle richieste di aiuto a informazioni logistiche su come continuare la battaglia. Tra gli appelli c’è quello di «portare maschere antigas e occhialini, sono finite». Le ambulanze continuano a fare avanti e indietro da piazza Tahrir, dove sono allestite tende per curare i feriti. Il bilancio degli scontri è di una quarantina di morti e migliaia di feriti. L’Onu ha sollecitato «un’inchiesta indipendente e imparziale sulle uccisioni dei manifestanti».
NEL PAESE- Ma le violenze non sono solo nella capitale. Anche ad Alessandria si combatte. Un uomo è stato ucciso negli scontri e una trentina di persone sono rimaste ferite. Scontri anche a Suez, Port Said e Aswan.
LE ELEZIONI– E se la giunta militare ha deciso di anticipare le elezioni presidenziali al 30 giugno 2012, lunedì prossimo si terranno quelle parlamentari. Alcuni candidati hanno sospeso la campagna elettorale in solidarietà con i manifestanti. «È indecente continuare mentre i civili vengono attaccati», spiega Khaled Shaaban, candidato del Blocco egiziano. Molti manifestanti, però, chiedono che il voto di lunedì sia rimandato. «Almeno fino quando non avremo un nuovo governo che però sia neutrale», spiega una manifestante. Anche lei è in piazza con tutti i suoi concittadini. «Vogliamo delle scuse dai militari». E avverte: «Il nostro è un caso diverso rispetto agli altri Paesi arabi: non chiediamo un aiuto dall’esterno, ma solo che i colpevoli di queste violenze siano consegnati alla giustizia».