Chiude lo stabilimento. Il sindaco Burrafato: «Siamo qui a raccogliere i cocci di questa esperienza della Fiat, che dopo 41 anni va via»
PALERMO – «È un giorno che davvero speravamo non arrivasse mai a Termini Imerese. Siamo qui a raccogliere i cocci di questa esperienza della Fiat, che dopo 41 anni va via». Lo dice il sindaco Salvatore Burrafato, davanti ai cancelli della Fiat, dove gli operai sono riuniti in assemblea per il loro ultimo giorno di lavoro. «Siamo ancora impelagati», continua, «al ministero per lo Sviluppo economico, l’unica certezza è che la prossima settimana scade il tempo utile a nostra disposizione per siglare l’accordo». «Fiat», aggiunge, «è disposta a concedere gli incentivi alla mobilità a quei lavoratori, che entro il 31 dicembre 2017 maturano i requisiti, c’è un fatto nuovo anche i governi nazionale e regionale sarebbero disponibili a partecipare».
«È TUTTO FINITO» – Ultimo giorno di produzione dunque, poi cassa integrazione fino al 31 dicembre. Gli operai arrivano in fabbrica a gruppi. Le luci dello stabilimento illuminano i volti scuri, poca voglia di parlare. Qualcuno indossa la tuta, altri hanno in mano il sacchetto con la colazione. «Non c’è più futuro, non c’è niente», dice Francesco Li Greci, 34 anni in catena di montaggio. «Provo una strana sensazione, entro in Fiat per l’ultima volta. Mi sento rabbia in corpo». «Dopo 35 anni abbiamo fatto la fine del topo», sbotta un operaio. «Il primo dicembre faccio 35 anni di lavoro in Fiat», aggiunge un altro lavoratore. Il signor Marchionne non sa il danno che ha fatto. Cosa facciamo con le nostre famiglie?». «Ho le palpitazioni, dopo 36 anni di lavoro qui dentro», dice un altro dipendente. «Ci hanno trattato come i cani».
LANDINI: «SBERLEFFO AI LAVORATORI» – Gli operai sono usciti dalla fabbrica e si sono radunati davanti ai cancelli per l’assemblea di Fim Fiom e Uilm. È presente anche il leader della Fiom Maurizio Landini che parla di atteggiamento inaccettabile e sberleffo ai lavoratori: «Lo snodo per un accordo per Termini Imerese è rappresentato dagli incentivi che abbiamo chiesto a Fiat per accompagnare alla pensione centinaia di lavoratori. Ma finora, in modo non accettabile, l’azienda ha rifiutato di applicare le tabelle che ha sempre applicato anche a Pomigliano e Cassino: un atteggiamento arrogante, autoritario, un sberleffo ai lavoratori».
PARROCO: HANNO SEDOTTO E ABBANDONATO QUESTA TERRA – «Quando Agnelli si affacciava dalla “tunnaredda”, a Termini Imerese, diceva che era bellissima. Hanno sfruttato, sedotto e abbandonato questa terra, dove Fiat produceva mille auto al giorno. Si sono innamorati di questo luogo e adesso che non c’è più niente da spremere vanno via». Queste le parole di padre Anfuso, parroco di Termini Imerese, intervenuto dal palco davanti ai cancelli della Fiat. «Sono qui per dire che un uomo senza lavoro è un uomo senza dignità», ha aggiunto, «perchè non può sostenere le proprie famiglie». Il parroco ha rivolto il suo messaggio «a chi sta più in alto» perchè ha detto «loro hanno la possibilità di mettercela tutta per cambiare le cose», mentre rivolgendosi agli operai ha augurato «buon lavoro», perchè «se vogliono possono riscattare questo luogo».
PICCHETTAGGIO FINO ALL’ACCORDO – Intanto il segretario della Fiom, Roberto Mastrosimone, anche a nome di Fim e Uilm ha proposto un picchettaggio della fabbrica per impedire l’uscita delle auto già assemblate fino a quando non sarà firmato l’accordo. I blocchi dovrebbero partire dalle 22 di questa sera (giovedì 24 novembre), alla fine del secondo turno di lavoro. Nelle aree di sosta della fabbrica, secondo i sindacati, dovrebbero esserci circa 1.000 Lancia Ypsilon.
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