70 ANNI – L’attrice parla attraverso il legale: la vita terrena non mi interessa più. «Sto bene ma non vedo nessuno». Il vitalizio finito nel nulla.
Vive in una cittadina di quarantamila persone, Ladispoli, a quaranta chilometri da Roma. Sul litorale, sul mare, in una palazzina anonima. Ha una badante, non vede nessun’altro. «Neanche Lino Banfi, che pure è mio amico. Si è interessato a me nel 2010. Poi più niente, è sparito, mi ha abbandonato». L’avvocato Lorenzo Contrada, che le sottopone le domande del Corriere , e che da anni la difende con successo nelle aule di tribunale, giura che «rideva: vuole bene a Lino Banfi, sono amici». «Spero che Lino mi chiami lunedì», dice l’attrice. Ma è chiaro che rispetto allo scorso anno, quando il Corriere raccontò dell’impegno preso dall’allora ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, per Laura Antonelli non è cambiato molto: e l’assegno della legge Bacchelli, semplicemente, non è mai arrivato. Ma sarebbe sbagliato farne solamente una questione di soldi, perché c’è di più: «Bondi disse pubblicamente che mi avrebbe fatto avere il contributo riservato alle personalità dell’arte e della cultura che versano in condizioni di necessità. Invece, la pratica al ministero non è stata neanche avviata: si è trattato solo di parole». Certo il denaro le farebbe comodo, visto che «il compenso per il film sulla mia vita, trentamila euro, è sparito in un giorno: per coprire i debiti accumulati». «Speriamo che adesso mi aiuti Mario Monti…». Di certo così sola, così irriconoscibile, così in difficoltà da tanto tempo, Laura Antonelli come regalo per i suoi settant’anni avrebbe avuto bisogno di tutto: tranne che di una promessa non mantenuta. Al telefono, l’ex ministro prende tempo: «Verificherò con i tecnici del ministero, richiamo più tardi». Ma non lo fa.
Laura Antonelli ha cancellato fama e bellezza, la dignità no: non chiede. «Adesso sto abbastanza bene – confida all’avvocato – di certo non vedo nessuno, neanche le mie amiche di Roma». Per la detenzione sbagliata, lo Stato le riconobbe centocinquantamila euro di risarcimento. Sparirono in pochi mesi. Andarono via in rivoli di generosità che la spingevano ad aiutare chiunque. È nello stesso modo che finiscono i soldi della vendita della villa di Cerveteri. E anche gli altri, tutti quanti. Ora riceve «qualche centinaio di euro di pensione» e il Tribunale ha stabilito che non può occuparsi direttamente dei suoi affari. Non ha automobile, telefonino, computer. Alle pareti, non ha neanche una foto. Prega, tanto. E a volte sorride, ma si tratta di momenti brevi.