Nessun rinnovo dei contratti già scaduti. La differenza tra gli incrementi di stipendi e l’inflazione sale all’1,7%, il massimo dall’inizio dei rilevamenti nel 1997
ROMA – Si allarga ad ottobre, su base annua, la forbice tra l’aumento delle retribuzioni orarie (+1,7%) e il livello d’inflazione (+3,4%), toccando una differenza pari a 1,7 punti percentuali. Si tratta del divario più alto almeno dal 1997. Il precedente record era a 1,3 punti. Dal 2008, inoltre, si sono persi 300mila posti per crack aziendali.
Questo il quadro emerge dalla diffusione dei dati Istat su lavoro e retribuzioni nelle grandi imprese a settembre e le retribuzioni contrattuali a ottobre.
A ottobre retribuzioni ferme – Istat comunica inoltre che nel mese di ottobre l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie non ha registrato variazioni rispetto al mese precedente: rispetto allo stesso mese del 2010 l’incremento è dell’1,7.
Nella media del periodo gennaio-ottobre 2011 l’indice è cresciuto dell’1,8% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. Alla fine di ottobre 2011, aggiunge l’Istituto statistico, i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore per la parte economica corrispondono al 66,9% degli occupati dipendenti e al 61,7% del monte retributivo osservato.
Quanto ai principali macrosettori, a ottobre le retribuzioni orarie contrattuali registrano un incremento dell’1,9% su base annua per i dipendenti del settore privato e dello 0,6% per quelli della pubblica amministrazione. I settori che a ottobre presentano gli incrementi maggiori rispetto allo stesso mese dell’anno precedente sono: militari-difesa (+3,7%), forze dell’ordine (+3,5%), gomma, plastica e lavorazioni minerali non metalliferi e attività dei vigili del fuoco (per entrambi +3,1%). Non si registrano, invece, variazioni per ministeri, scuola, regioni e autonomie locali e servizio sanitario nazionale.
Il 33,1% in attesa di rinnovo – Lo scorso mese, informa inoltre l’Istat, non è stato siglato alcun accordo in attesa di rinnovo, tra quelli monitorati dall’indagine mentre alla fine di ottobre la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo è del 33,1% nel totale dell’economia e del 12,9% nel settore privato. L’attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è, in media, di 22,4 mesi nel totale e di 23,4 mesi nell’insieme dei settori privati.
Grandi imprese: a settembre, giù salari e occupazione – Per quanto riguarda le grandi imprese, i dati relativi al mese di settembre parlano di occupazione ferma e retribuzioni in calo.
In particolare, segnala l’Istat, l’occupazione al netto della stagionalità registra, rispetto ad agosto, una variazione nulla sia al lordo, sia al netto dei dipendenti in cassa integrazione guadagni (Cig). Nel confronto con settembre 2010 l’occupazione nelle grandi imprese scende dello 0,6% al lordo della Cig e dello 0,4% al netto dei dipendenti in Cig. Al netto degli effetti di calendario, si registra una diminuzione tendenziale del numero di ore lavorate per dipendente (al netto dei dipendenti in Cig) dell’1,2%.
L’incidenza delle ore di cassa integrazione guadagni utilizzate è pari a 30,3 ore ogni mille ore lavorate, in diminuzione di 1,8 ore ogni mille rispetto a settembre 2010.