Passera: «l’irap sarà defiscalizzata sulla parte riguardante il costo del lavoro». Il ministro del Welfare: «La pensione di anzianità si raggiungerà a 42 anni di contributi per gli uomini e 41 per le donne che dal 2018 potranno uscire solo a 66 anni. L’età del ritiro sarà flessibile». Marcegaglia: «non abbiamo scelta va fatta». Bonanni: «Quelli che hanno guadagni superiori non devono sfuggire all’esigenza di equità»
ROMA – «La manovra vale in tutto 24 miliardi al lordo della delega fiscale». Lo ha detto il presidente del Consiglio Mario Monti secondo quanto riferito da partecipanti alla riunione con le parti sociali a palazzo Chigi. Monti ha ribadito che si tratterà di una manovra di «rigore, equità e sviluppo» e che ci saranno interventi strutturali in diversi campi. Confermato l’obiettivo del pareggio di bilancio per il 2013, con i nuovi interventi potrebbe essere anticipato al 2012. «Siamo di fronte a una alternativa tra la situazione attuale, con i sacrifici richiesti e una situazione di uno Stato insolvente, di un euro distrutto magari per infamia dell’Italia» ha sottolineato Monti.
LA MANOVRA – Tre i punti sui quali interviene la manovra che sarà varata durante il consiglio dei Ministri che è cominciato oggi alle ore 16.30: bilancio pubblico, previdenza e sviluppo. Monti ha anche annunciato che gli interventi sul mercato del lavoro arriveranno «più avanti». Il presidente del Consiglio ha poi detto di essere rimasto «colpito dalla consapevolezza della crisi che hanno avuto le parti sociali». Ma «da allora la situazione è peggiorata». «Il settore dove serve maggiore concertazione è quello del mercato del lavoro, meno sulla previdenza e sulle politiche economiche» ha spiegato ancora Monti che avrebbe anche affermato che nella manovra saranno contenute misure per contrastare l’evasione fiscale e per alleviare la pressione fiscale su lavoro e imprese.
ALIQUOTA IRPEF – Il primo intervento della manovra è sull’Irpef. L’aliquota Irpef del 43% viene incrementata di 3 punti percentuali, al 46%, fino al 2014 secondo quanto si legge nella bozza del provvedimento.
PENSIONI– Intanto il governo nella manovra ha previsto tutta una serie di provvedimenti volti a riformare la previdenza, primo tra tutti l’estensione del metodo contributivo pro rata per il calcolo della pensione per tutti, come ha annunciato nel corso della riunione con le parti sociali il ministro del Welfare, Elsa Fornero. «Aboliremo le finestre di uscita per le pensioni. Sono un bizantinismo inutile» ha poi aggiunto Fornero. È in arrivo invece una fascia di flessibilità per l’uscita verso la pensione con assegni più bassi per chi esce prima. La pensione di anzianità a qualsiasi età si raggiungerà soltanto avendo almeno 42 anni di contributi per gli uomini e 41 per le donne. La convergenza invece tra uomini e donne per l’età di vecchiaia a 66 anni (che per gli uomini è prevista fin dal 2012) sarà raggiunta nel 2018. Tuttavia le donne dipendenti del settore privato andranno in pensione di vecchiaia a partire da 63 anni già nel 2012. Si tratta di uno scalino di 3 anni, nel 2011 andavano infatti a 60 anni. Sarà flessibile successivamente come detto, la scelta delle pensioni nel settore privato da un’età minima di 63 anni a 70 per le donne e da 66 a 70 per gli uomini, calibrata su incentivi per chi resta e disincentivi per chi va via prima. L’adeguamento delle pensioni in essere all’inflazione inoltre sarà congelato per il 2012 ma saranno salve le pensioni al minimo. In particolare a rivalutazione piena rispetto all’inflazione nel 2012 sarà prevista solo per le pensioni fino a 486 euro. Ci sarà una rivalutazione parziale per quelle tra 486 euro e 936 euro al mese mentre per gli assegni superiori ci sarà il totale congelamento rispetto all’inflazione.
SVILUPPO – Il ministro per lo Sviluppo Corrado Passera ha invece annunciato interventi sull’Irap, che sarà defiscalizzata sulla parte attinente al costo del lavoro, e il supporto alle banche per il sostegno al credito delle Pmi. «L’obiettivo – avrebbe detto Passera secondo quanto riferito – è favorire la patrimonializzazione delle imprese (con premi agli imprenditori che mettono capitale nelle imprese). Sono previsti interventi sull’Irap. Dobbiamo inoltre concentrare le risorse sul fondo Pmi e supportiamo le banche per il sostegno al credito a Pmi». «La componente crescita è altrettanto importante del rigore», è la filosofia illustrata da Passera, che ha anche annunciato «misure per il risparmio energetico» e «un nuovo Ice».
IMU – Un altro fronte di intervento della manovra è quello relativo all’Imu (l’ex Ici). Dal ritorno dell’Ici e dalle rivalutazioni catastali previsti dalla manovra, arriveranno 10-12 miliardi nessuno dei quali però andrà ai comuni. Lo ha riferito Graziano Del Rio, presidente dell’Anci, al termine dell’incontro con Monti. Secondo quanto aveva scritto su Twitter in precedenza il sindaco di Bari Michele Emiliano durante l’incontro avuto con il ministro dei Rapporti con il Parlamento Pierio Giarda ci sarebbe anche un «aumento rendite catastali più recupero Iva più tassa sui servizi (Tarsu) più accise per complessivi 5 miliardi euro». E poi altre misure: «Interventi su beni di lusso (barche aerei auto) che affiancano l’Imu andranno a comporre in futuro la tassa Patrimoniale»; «taglio lineare su deduzioni fiscali per famiglie per 22 miliardi o intervento su Iva»; «previsto un ulteriore aumento dell’Iva del 2% per un importo di 16 miliardi», sempre per far fronte alla riforma fiscale nel 2013.
TAGLI A ENTI LOCALI – Ammonterebbero invece a cinque miliardi i tagli che il governo si appresterebbe a fare nei confronti delle regioni e degli enti locali. È quanto avrebbe riferito ai presidenti di Regione e ai sindaci, sempre il ministro Giarda. In particolare la manovra prevederebbe tagli di un miliardo e 400 milioni per i comuni, di 500 milioni per le province e di poco più di 3 miliardi per le Regioni. Per quanto riguarda i comuni, i minori tagli sarebbero commisurati all’imponibile Imu (Imposta municipale unica, l’ex Ici). Per quanto riguarda invece le province, starebbe a loro decidere come suddividere il taglio da 500 milioni. Il governo ha però accolto la richiesta delle Regioni di destinare una parte delle accise sui carburanti al trasporto pubblico locale in modo da ridurre i tagli sui trasporti.
ADDIZIONALE IRPEF REGIONALE – Per le regioni poi è previsto dalla manovra un aumento dell’aliquota addizionale Irpef dallo 0,9% all’1,23%. Ci sarebbe in ogni caso un’opzione, rivolta a chi riduce la spesa sanitaria, di applicare l’aumento solo parzialmente ma indicando qual è il risparmio prodotto dalla riduzione.
BOLLI – Un intervento sui patrimoni è previsto invece sicuramente tramite il riaggiustamento dei bolli che si applicano sui conto correnti e il conto titoli. Lo ha detto sempre il ministro Giarda.
ROMA – C’è chi è d’accordo e chi no. La manovra varata dal governo divide le parti sociali.
MARCEGAGLIA – «Non abbiano scelta questa manovra la dobbiamo fare» ha detto la presidente della Confindustria Emma Marcegaglia nel corso del suo intervento nella riunione a palazzo Chigi. Successivamente la Marcegaglia ha sottollineato che «la manovra che dobbiamo fare è fondamentale per l’Italia e per la salvezza dell’euro. L’alternativa è solo tra manovra molto forte e cominciare un percorso di salvataggio dell’euro o il collasso dell’euro« La manovra, ha detto ancora la Marcegaglia, «è indispensabile. Pensiamo che la situazione sia molto grave: oggi non è demagogia dire che i prossimi 10 giorni decideranno se l’euro sopravviverà o no».
CAMUSSO – Di parere opposto il segretario della Cgil Susanna Camusso: «Grande preoccupazione destano le linee sulla previdenza in quanto rappresentano un durissimo colpo ai redditi dei pensionati. Un allungamento insostenibile per tanti lavoratori e lavoratrici che si troverebbe sconvolte le prospettive di pensione e molto incrementati gli anni di lavoro». «Si sta cercando di fare cassa sui poveri pensionati. Si potrebbero chiudere i conti intervenendo sulle pensioni più ricche. Non c’è nessuna riflessione su anni di lavoro e condizioni di lavoro. Viene rimessa in discussione la normativa legata ai lavori usuranti» ha aggiunto poi la Camusso.
BONANNI – Critico anche il segretario generale della Cisl Bonanni. La manovra ha un «indirizzo sbagliato» secondo la Cisl perchè punta soprattutto sulle imposte indirette piuttosto che su quelle dirette mentre manca la patrimoniale. Bonanni giudica «grave» concentrare sulla platea dei pensionati i sacrifici con l’estensione del contributivo e l’aumento dell’età pensionabile. Questo secondo Bonanni avrà un effetto «devastante». «La manovra grava solo su lavoratori e pensionati. Occorrono invece risposte immediate ma ben ponderate» ha aggiunto Bonanni che ha sollecitato il Governo a «discutere ancora in queste ore» e ribadito che è necessario «un patto sociale per gestire socialmente questa manovra. Chi darà garanzie alle gente? Chi farà da filtro?». «Finora – ha proseguito – solo i giornali hanno dato indicazioni in maniera confusa. Sulle tasse vengono caricati solo quello che hanno la ritenuta alla fonte. Quelli che hanno guadagni superiori non devono sfuggire all’esigenza di equità. Siamo d’accordo a epurare l’Irap, ma la stessa attenzione serve sul sostegno ai consumi». Sulle pensioni, Bonanni ha aggiunto: «Va bene l’equilibrio dei conti, ma è troppo veloce il passaggio al contributivo e l’innalzamento dell’età. Le due cose ora si sommano e non è una modifica reggibile. Per le donne è difficile il traguardo a 41 anni. È sbagliato il provvedimento sulla rivalutazione delle pensioni. E poi bisogna fare la previdenza integrativa per i giovani».
ANGELETTI – Perplesso sulla manovra anche il segretario della Uil Luigi Angeletti: «Per quanto riguarda il capitolo pensioni non si può chiedere ai lavoratori di continuare a lavorare senza avere alcun vantaggio dal versamento dei contributi. Bisogna poi separare finalmente la previdenza dall’assistenza, altrimenti ci sono conseguenza ingiuste. Infine, ma il sistema previdenziale illustrato verrà applicato proprio a tutti? Questa è una questione fondamentale perchè cambierebbe lo stesso segno di quest a manovra». «Bisogna mitigare i rischi – ha proseguito – iniziando un percorso di trasferimento del peso fiscale a vantaggio del lavoro. Per quello che riguarda i provvedimenti sullo sviluppo, se non si eliminano alcune funzioni delle istituzioni pubbliche non si fanno passi avanti: bisogna ridurre i livelli decisionali».
ERRANI – Critiche al governo arrivano anche dagli enti locali. «Abbiamo ribadito al governo – ha spiegato il presidente della conferenza dei governatori regionali Vasco Errani – che non è possibile aumentare i tagli anzi bisogna aprire il tavolo del patto per la salute, ragionare sulla riforma della compartecipazione riformando tutti i ticket e abbiamo detto che le risorse che servono al paese e alla sanità debbono essere trovate nella fiscalità generale garantendo che questo intervento sulla fiscalità regionale sia rapportato in modo equo a tutte le regioni per garantire la quota del fondo nazionale prevista nella manovra 2012». «Per le Regioni è fondamentale ricostruire una relazione complessiva con il governo nel pieno rispetto della leale collaborazione, per questo abbiamo ribadito due concetti fondamentali», ha aggiunto Errani. «Bisogna rifare il punto sul federalismo fiscale perchè la situazione così come è non ha possibilità di dare effetti politici», ha assicurato. Poi «bisogna attivare la commissione sulla finanza pubblica, luogo dove si devono concertare le scelte relative alla finanza pubblica anche trovando finalmente letture omogenee dei conti e dei livelli di spesa», ha aggiunto. Inoltre, «abbiamo ribadito la necessità che la commissione speciale sui costi istituzionali, le riforme del sistema, il patto di stabilità si avvii immediatamente per trovare soluzioni», ha concluso Errani.
CARABINIERI – A sorpresa una frecciata contro Monti arriva anche dai «rappresentanti sindacali dell’Arma. «Presidente Monti, pretendiamo maggiore rispetto, lo pretendiamo attraverso il giusto riconoscimento dei nostri sacrifici». È quanto sottolineano i delegati del Cocer carabinieri, «indignati» per la «mancanza di gratitudine».