“Formalmente non è libera” ha chiarito Giovanni Mazzi, responsabile del centro Exodus che ospita la ragazza. “Lasciatemi in pace” chiede la 27enne in una lettera. Nel 2001, insieme al fidanzato Omar, ha ucciso la madre e il fratello
LONATO (BRESCIA) – Erika De Nardo, la ragazza di Novi Ligure che il 21 febbraio 2001, quando aveva 16 anni, ha ucciso con 100 coltellate, insieme al fidanzato Omar, la mamma e il fratello, “formalmente non è ancora libera” e “per oggi non lascerà la comunità”. A spiegarlo ai microfoni di SkyTG24 è Giovanni Mazzi, responsabile per l’Italia del nord delle Comunità di recupero Exodus.
Nei giorni scorsi, infatti, era dato per certo che il 5 dicembre la Erika sarebbe tornata a casa dal padre, che in questi anni l’ha sempre seguita e sostenuta.
Pur essendo concluso il suo periodo di affidamento in prova, non è ancora giunto il provvedimento da parte della magistratura con il quale si stabilisce che Erika, che ha ora 27 anni, ha finito di scontare definitivamente la pena.
Lasciatemi in pace – E con una lettera, lunedì 5 dicembre, la ragazza chiede di essere “lasciata in pace”.
27 anni, una laurea in filosofia, un futuro nel volontariato – Ha compiuto 12 anni a fine aprile, nel periodo di detenzione Erika si è prima diplomata e poi laureata in filosofia con 110 e lode. Il suo futuro sembra essere nel volontariato, stando a quanto dichiarato da Giovanni Mazzi e anticipato qualche giorno fa da don Mazzi. “Erika – ha detto il fondatore della comunità – rimarrà presso la nostra comunità. Non so se nella sede in cui si trova ora o altrove. Continuerà a lavorare nel volontariato. Come mi ha detto lei stessa vuole continuare a capirsi, a maturare”.
Omar è fidanzato, vive in Toscana – Omar è libero dal 3 marzo 2010 e, dopo essersi trasferito con i genitori da Asti ad Acqui Terme, ora vive in Toscana con una compagna. Nelle ultime settimane, lui e Erika si sono “parlati” attraverso le interviste sui giornali.
“Si vede chiaramente quanto sei viscido e senza dignità – ha scritto Erika su una lettera pubblicata qualche giorno fa su QN Quotidiano Nazionale accusandolo di farsi pubblicità facendosi fotografare sulla tomba delle vittime – Usare mia madre e mio fratello per farti popolarità. Per farti dei soldi ti sei fatto fotografare al cimitero da loro, ma non ti vergogni”.
Febbraio 2001, il delitto di Novi Ligure – Susi Cassini, 42 anni, e il figlio Gianluca, di 11, vengono uccisi con 96 coltellate nella loro villetta di Novi Ligure. La donna è sul pavimento della cucina; il figlio nella vasca da bagno al piano superiore. A dare l’allarme Erika che racconta di essere riuscita a sfuggire a degli sconosciuti armati di coltello, entrati all’improvviso in casa, ma mentre si trova con Omar nella caserma dei carabinieri, viene filmata mentre mima le coltellate e cerca di rassicurare il complice. I ragazzi vengono fermati e portati nel carcere minorile, poche ore prima del funerale delle due vittime. In primo grado, nel dicembre 2001, il tribunale dei minori di Torino condanna Erika a 16 anni e Omar a 14 anni, sentenza confermata in Cassazione.
Per effetto dell’indulto e dello sconto di pena per buona condotta, per entrambi il periodo di detenzione si riduce, fino al loro definitivo ritorno in libertà: per Omar da marzo dello scorso anno, per Erika a breve.