A Roma si verifica spesso che case d’epoca siano considerate dal catasto case popolari. Nessun effetto su Irpef e passaggi di proprietà. Restano i vecchi vani.
Prelievo sui capitali scudati, si pagherà da febbraio. Le novità della manovra. Imprenditori e banchieri, limiti agli incarichi. Mercoledì il Cipe sblocca opere per 5,2 miliardi
È quanto succederà per l’Imposta municipale unica, che manderà in pensione anzitempo l’Ici e che, contrariamente a quanto previsto dal decreto sul federalismo municipale dell’esecutivo Berlusconi, sarà applicata anche sulla prima casa, l’abitazione cioè dove il proprietario ha la residenza.
Per quanto riguarda gli immobili residenziali si è deciso di innalzare i valori catastali del 60% e su quelli applicare le aliquote del tributo: e a questo proposito dobbiamo ribadire che l’aumento degli estimi catastali vale ai soli fini del nuovo tributo comunale, ma non riguarda né l’Irpef né le imposte per il passaggio di proprietà.
Nella tabella cerchiamo di dare un’indicazione di massima di quanto potrà costare l’imposta per i proprietari di prima casa nelle principali città italiane. Per il calcolo ci siamo basati sui valori fiscali medi per vano catastale aggiornati dall’Agenzia del territorio al 31 dicembre 2010. E già il fatto che si debba ragionare su una categoria, come quella del vano, che non ha nessuna aderenza con il mercato reale, la dice lunga sull’attendibilità del sistema impositivo: un vano infatti può essere di 10 come di 20 metri quadrati a seconda delle caratteristiche dell’immobile; il problema è che sul mercato 10 metri non valgono come 20.
Il secondo problema nasce dai criteri di attribuzione delle categorie: soprattutto in grandi città come Roma o Milano si verifica spesso che case d’epoca centrali e magari ristrutturate magnificamente siano considerate dal catasto alla stregua di case economiche o popolari perché vecchie mentre casermoni periferici ma recenti abbiano valori fiscali più elevati, quando il mercato direbbe l’esatto contrario.
Il calcolo della tabella per le categorie A2, A3, A4, ed A7 ipotizza che i Comuni adottino l’aliquota del 4 per mille sul valore catastale rivalutato e applichino una detrazione di 200 euro (il minimo previsto dalla legge) sull’importo. Come si vede per le case popolari di categoria A4 il tributo sarà o nullo o comunque irrilevante mentre nella categoria A3, quella delle case economiche, si spenderanno in media tra i 200 e i 300 euro nelle città del Nord, molto meno al Sud. Nelle case A2, categoria nella quale di fatto rientrano la gran parte delle case costruite dagli anni Ottanta in poi in edilizia libera, Bologna e Torino registrano i valori medi più elevati, battendo nettamente Roma e Milano che pure hanno prezzi delle case sicuramente più alti. La Capitale e la metropoli lombarda hanno invece il più alto valore imponibile tra le case indipendenti.
In tabella sono considerati anche alloggi signorili e hanno valori catastali molto più elevati delle altre case; inoltre gli immobili in queste categorie non sono stati mai esentati dall’Ici. Sono tipologie piuttosto rare: per fare un solo esempio, a Milano di A8 ce ne sono solo 88. La nuova imposta si prospetta molto elevata, sui valori medi si superano i tremila euro a Milano e si sfiorano i 4.000 a Roma e Napoli.
Infine in tabella compaiono anche due tipologie non residenziali: gli uffici e i negozi, per i quali la legislazione prevede il calcolo degli estimi per metri quadrati e non per vani. I valori qui considerati non appaiono insostenibili ma bisogna considerare che abbiamo ipotizzato l’adozione dell’aliquota media prevista dal decreto Monti e cioè il 7,6 per mille. Le amministrazioni possono elevare il prelievo di altri tre millesimi e se così facessero gli importi da noi indicati andrebbero aumentati del 40% circa.
NOVITÀ – Una volta reso noto il testo ufficiale della manovra varata dal governo Monti sono emerse delle ulteriori novità tra cui, come ha spiegato lo stesso premier al Senato, «anche un pacchetto di interventi di carattere ordinamentale per sbloccare le infrastrutture». Questi saranno decisi nella riunione di mercoledì del Cipe che «ha l’obiettivo di mobilitare 5,2 miliardi per sbloccare interventi», tra cui l’alta velocità, il Mose (il sistema di protezione dalle alte maree della laguna di Venezia) e interventi di manutenzione straordinaria su tutto il territorio nazionale, tra cui «diversi interventi nel mezzogiorno», come la statale jonica, e il porto di Taranto e la metropolitana di Napoli. Inoltre, ci sarà un aumento immediato per le accise sui carburanti che quindi non avrà decorrenza dal primo gennaio come inizialmente ipotizzato: «a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto», dunque, le aliquote su benzina e diesel salgono rispettivamente a 704,20 euro (+8,2 cent al litro) e 593,20 euro per mille litri (+11,2 cent).
Ecco di seguito alcune delle novità previste dalla manovra.
PENSIONI DONNE – L’età necessaria ad andare in pensione di vecchiaia per le donne dipendenti del settore privato sarà di 62 anni nel 2012 per poi passare a 63 anni e mezzo dal primo gennaio 2014 e a 65 anni il primo gennaio 2016. Il requisito di età per la pensione di vecchiaia delle donne dipendenti passa a 66 anni nel 2018, lo stesso requisito degli uomini e delle donne dipendenti pubbliche. Per le lavoratrici autonome la pensione di vecchiaia si otterrà a 63 anni e mezzo nel 2012, a 64 anni e mezzo a partire dal 2014, a 65 anni e mezzo nel 2016 e a 66 anni nel 2018.
IVA – A decorrere dal 1 ottobre 2012 le aliquote Iva del 10 e del 21 per cento sono incrementate di 2 punti percentuali. A decorrere dal 1 gennaio 2014 le predette aliquote sono ulteriormente incrementate di 0,5 punti percentuali. È la nuova clausola di salvaguardia della delega fiscale prevista dal testo definitivo della manovra.
BONUS DONNE E GIOVANI – Le imprese che assumeranno donne e giovani sotto i 35 anni a tempo indeterminato avranno la possibilità di dedurre 10.600 euro per ogni donna e giovane sotto i 35 anni assunto a tempo indeterminato. Lo sconto sale a 15.200 nelle regioni del Sud. Le imprese interessate allo sconto maggiorato, a 15.200 euro, sono quelle che assumeranno giovani a tempo indeterminato sotto i 35 anni o donne in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.
BANCHE – Dal testo emergono anche limitazioni alle cariche sociali occupate da imprenditori e banchieri. La norma contenuta nel decreto recita: «È vietato ai titolari di cariche negli organi gestionali, di sorveglianza e di controllo e a funzionari di vertice di imprese o gruppi di imprese operanti nei mercati del credito, assicurativi e finanziari di assumere o esercitare analoghe cariche in imprese o gruppi di imprese concorrenti».
SCUDO FISCALE – Si passerà subito alla cassa per versare il prelievo ulteriore dell’1,5% sui capitali scudati. L’imposta, definita «straordinaria», dovrà essere pagata in due rate: la prima entro il 16 febbraio 2012 e la seconda rata entro il 16 febbraio 2013.
PROTEZIONE CIVILE – La protezione civile potrà contare su 57 milioni di euro aggiuntivi nel 2012. I fondi saranno attinti dalla quota 8 per mille nello Stato.
FONDI ALLA CULTURA – Boccata di ossigeno per la cultura italiana nel decreto della manovra. Nuovi fondi nel 2012 all’Accademia dei Lincei (1,3 milioni di euro) e all’Accademia della Crusca (700.00 euro).
SUPERBOLLO – «A partire dall’anno 2012 l’addizionale erariale della tassa automobilistica è fissata in euro 20 per ogni chilowatt di potenza del veicolo superiore a centottantacinque chilowatt». A differenza della prima versione del testo, il superbollo si applica a tutte le auto indipendentemente dal loro anno di immatricolazione.
CONTANTE – Le pubbliche amministrazioni, nel pagamento delle pensioni e degli stipendi, non potranno utilizzare più di 500 euro di contante, ma dovranno servirsi degli «strumenti elettronici» per le quote eccedenti. Nel testo si legge, infatti, che gli importi superiori ai 500 euro «debbono essere erogati con strumenti diversi dal denaro contante ovvero mediante l’utilizzo di strumenti di pagamento elettronici bancari o postali, ivi comprese le carte di pagamento prepagate».
INFORTUNI SUL LAVORO – Niente equo indennizzo e pensione privilegiata in caso di infortuni sul lavoro. «Ferma la tutela derivante dall’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali – si legge nel decreto – sono abrogati gli istituti dell’accertamento della dipendenza dell’infermità da causa di servizio, del rimborso delle spese di degenza per causa di servizio, dell’equo indennizzo e della pensione privilegiata». Sono esclusi dalla misura il personale appartenente al comparto della sicurezza, quello della difesa e del soccorso pubblico.
BOLLI – È dello 0,1% nel 2012 e dello 0,15% dal 2013 su tutti i titoli, strumenti e prodotti finanziari, ad eccezione dei fondi pensione e sanitari, la nuova imposta di bollo. L’imposta è dovuta nella misura minima di 34,20 euro e massima di 1.200 euro e si calcola «per ogni esemplare, sul complessivo valore di mercato o, in mancanza, sul valore nominale o di rimborso».
EDITORIA – Novità in arrivo anche sulle risorse all’editoria. Due le tappe previste nella manovra: a partire dal 2012 viene rivisto il regolamento sull’erogazione ai contributi con gli obiettivi di una maggiore selezione nell’accesso alle risorse e anche di un taglio della spesa pubblica; mentre dal 2014 cessa il sistema dei contributi diretti. «Allo scopo di contribuire all`obiettivo del pareggio di bilancio entro la fine dell’anno 2013, il sistema di contribuzione diretta», si legge nel testo, cessa «alla data del 31 dicembre 2014, con riferimento alla gestione 2013». Il governo, con decorrenza dal prossimo primo gennaio 2012, rivedrà il regolamento sui contributi all’editoria emanato nel 2010, «al fine di conseguire il risanamento della contribuzione pubblica, una più rigorosa selezione dell’accesso alle risorse, nonché risparmi nella spesa pubblica». I risparmi, «compatibilmente con le esigenze di pareggio di bilancio», dovrebbero andare alla «ristrutturazione delle aziende già destinatarie della contribuzione diretta, all’innovazione tecnologica del settore, a contenere l’aumento del costo delle materie prime, all’informatizzazione della rete distributiva».
Il decreto salva-Italia da “Il Sole 24 Ore“