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Ue: unione di bilancio a 26, fuori solo Londra. Angela una sfinge, all’alba Cameron rompe

IL SUMMIT A BRUXELLES / La Casa Bianca: «In Europa ci sono stati dei progressi». A Bruxelles trovata un’intesa tra i 17 Paesi della zona euro più altri nove. Sarkozy durissimo con la Gran Bretagna.  Il premier britannico finisce isolato, mentre le sue parole si induriscono. Merluzzo, cioccolato e 9 ore di discussioni. Poi Sarko affossa «mon cher David»

 

BRUXELLES – Ventisei Paesi, sui 27 che formano l’Unione Europea, aderiscono ad un nuovo accordo intergovernativo, da affiancare al trattato Ue, per un’unione di bilancio con regole più stringenti. Con l’adesione all’intesa di Repubblica Ceca, Svezia ed Ungheria, solo la Gran Bretagna resta fuori dall’accordo. Il nuovo trattato sarà firmato «in marzo se non prima», ha annunciato il presidente Ue Herman van Rompuy, confermando che «26 stati membri si sono dichiarati pronti ad aderire». Van Rompuy ha anche assicurato che il nuovo trattato nascerà «con un’ampia consultazione con tutti gli attori, in particolare il Parlamento europeo». «Avremmo preferito un cambiamento a 27 ed abbiamo cercato di perseguire questa strada, ma siccome ciò non è stato possibile ne abbiamo dovuto prendere un’altra», ha detto van Rompuy, rilevando che «è un peccato».

«IMPEGNO IMPRESSIONANTE» – L’impegno che gli Stati dell’Eurozona e altri 9 hanno accettato di prendere a favore della stabilità finanziaria della moneta unica è «impressionante» secondo il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso. «Sono molto contenta dell’appoggio che la Bce darà al Fondo salva Stati perché lo renderà più efficiente», ha detto la cancelliera Angela Merkel al termine del vertice Ue.

SARKOZY – Se oggi è nata un’Europa a due velocità è colpa della Gran Bretegna. Questo l’attacco che il presidente francese Nicolas Sarkozy aveva rivolto al governo inglese prima che si giungesse a un accordo a 26. Visibilmente provato dal vertice fiume, Sarkò aveva spiegato in una conferenza stampa all’alba che a causa delle condizioni «inaccettabili» poste dal premier inglese David Cameron non si era potuto procedere sulla strada di una riforma dei Trattati a 27. «Abbiamo avuto un dibattito approfondito e difficile sulla forma giuridica da dare alla riforma dei Trattati e su come attuare le riforme», aveva detto Sarkozy riferendosi agli interventi necessari per rafforzare la disciplina di bilancio e procedere sulla strada dell’unione economica. «Ma non è stato possibile procedere a 27 – aveva poi aggiunto – e quindi abbiamo deciso di andare avanti con un accordo intergovernativo tra i 17 Paesi della zona euro aperto a chi vi vorrà partecipare». Il premier britannico David Cameron, aveva spiegato Sarkozy, ha chiesto un protocollo allegato al trattato per esonerare la Gran Bretagna dall’applicazione delle regole sui servizi finanziari. Una condizione non accettabile, ha aggiunto, poiché proprio da questo settore sono nati molti dei problemi dell’attuale crisi.

CAMERON – Poco dopo era arrivata la replica del primo ministro britannico: «Noi non rinunceremo mai alla nostra sovranità. Se non si riescono a contenere gli eccessi all’interno di un Trattato – aveva aggiunto -, meglio restarne fuori». Cameron aveva parlato di una «decisione difficile ma buona» in cui gli interessi del suo Paese sono stati tutelati. «Ciò che è uscito» dal summit Ue «non era nell’interesse della Gran Bretagna, quindi non l’ho accettato» aveva anche detto il premier britannico, «non potevo presentare questo nuovo trattato al nostro parlamento» .

GLI ACCORDI – Altissima la tensione dunque durante il vertice notturno. Un primo accordo è stato raggiunto per arrivare a una «unione di bilancio», mettendo vincoli più stretti e puntando a un «sostanziale pareggio» come regola base dei bilanci degli Stati. Viene previsto infatti uno sforamento strutturale massimo pari allo 0,5% del Pil, lasciando la possibilità di aggiustamenti del deficit a fronte di cicli economici sfavorevoli o eccezionali circostanze economiche.

200 MILIARDI E IL FONDO- In ogni caso gli Stati dell’Eurozona e altri stati Ue puntano ad aumentare la disponibilità del Fondo monetario internazionale per 200 miliardi. E nel frattempo sarà la Banca Centrale Europea ad amministrare il fondo Salva Stati. Ad annunciarlo è stato Sarkozy, ma questa possibilità avrebbe convinto tutti.

DRAGHI– Soddisfatto, nonostante il faticoso percorso che ha portato all’accordo, il presidente della Bce Mario Draghi. «Si è arrivati a conclusioni che saranno dettagliate e attuate nei prossimi giorni – ha detto – siamo vicini all’accordo per il patto fiscale, una buona base per una disciplina nella politica economica dei Paesi membri».

LA CASA BIANCA – Anche la Casa Bianca sembra soddisfatta e vede progressi sul destino dell’Europa. Parlando ai giornalisti, il portavoce dell’amministrazione Obama Jay Carney ha spiegato che la crisi debitoria della zona euro «è, in definitiva, un problema europeo che necessità di una soluzione europea. Noi crediamo che i leader europei debbano agire in modo deciso e determinato per porvi rimedio. Ma c’è stato del progresso». Carney non ha voluto commentare il fatto che il primo ministro britannico David Cameron abbia deciso di non allinearsi al resto dell’Unione e di tenere fuori Londra dalla revisione dei trattati accettata in principio dagli altri 26.

BRUXELLES – Con un piatto di merluzzo, così è cominciata la notte che ha spaccato l’Europa. «Ore 20.15, inizio della cena. Menu: minestra, merluzzo, cioccolato. Ore 21: inizio della discussione. Ore 3.30: toilet break , pausa per il bagno…». Sul taccuino rosso dell’assistente di David Cameron, taccuino ordinato da britannica precisione, non manca quasi nulla: «E dopotutto – sorride lui – non era un vertice storico?». Vero, il vertice più importante degli ultimi 20 anni, le 33 facce più autorevoli d’Europa – i leader nazionali più quelli della Ue – chiuse in una sola stanza, a saldare un po’ di conti: notte lunghissima di liti, minuetti, occhiaie, di sorrisi mielati (Nicolas Sarkozy a David Cameron, più volte: «Mon cher David…») e di bastonate sul collo (ancora Sarkozy, al sorgere del sole, davanti ai giornalisti di tutto il continente: «Se l’Europa si è divisa è soltanto colpa sua, di Cameron»). «Mi è sembrato un ambiente di persone molto per bene», dirà più tardi Mario Monti: però anche le persone per bene, come le formiche, ogni tanto si arrabbiano.

È finita, come ora si sa, 26 a 1 o giù di lì. Ma all’inizio, quando il pallido merluzzo non era ancora nel piatto, tutti – a parole – puntavano sul risultato pieno, 27 sì su 27. Ancora dal taccuino britannico sulla giornata di Cameron: «Ore 18.10, arrivo a Bruxelles. Ore 19.10, colloquio con Monti». Com’è andato davvero, quell’incontro? Risposta: «short», breve, ma «la mediazione c’è stata davvero». Poi: «Ore 19.25, primo incontro con Merkel e Sarkozy». Del quale, nulla si sa. Ma si sa che, all’inizio della discussione collettiva dopo le 21, la Merkel ha subito preso la parola «senza mai guardare in faccia Cameron – racconto di un portavoce francese – ed è andata giù piatta, senza un fremito: “Dobbiamo riformare il Trattato. Questa è la situazione. Se non si può farlo con l’accordo a 27, lo faremo con quello a 17″».

L’enunciato di un fatto, nessuno spiraglio di mediazione. La risposta di Cameron, al contrario, è subito l’offerta di negoziato («forse non aveva capito – dice la stessa fonte – che cosa c’era in ballo, forse ha proprio sbagliato strategia»). La richieste di Cameron si riassumono in una: che non si tocchino le norme sui servizi finanziari, cioè le prerogative della City di Londra e delle sue banche. Il premier britannico non chiede l’«opt-out», la deroga che permette a un paese di chiamarsi fuori da decisioni non gradite, ma qualcosa che porterebbe ugualmente al blocco dell’iniziativa: «Su questi passi ci deve essere l’unanimità, dovreste garantircelo». Richieste «inaccettabili», dirà più tardi Mario Monti, e sul momento anche la Merkel e Sarkozy.

Ma la notte è appena all’inizio. Si continua di «melina», fin verso le 23. È allora che partono i veri petardi. E li accende una signora, la fumantina premier slovacca Iveta Radicova.

All’ennesima richiesta britannica, sbotta: «Basta – è il senso del suo discorso – È il colmo, parliamo di cose che poi dovrà pagare la gente normale…». Cameron tenta ancora di negoziare, cita un paio di formule tecniche: ma di colpo, Merkel e Sarkozy gli propongono una riunione a tre in sede separata. È qui, verso la mezzanotte, che si avrebbe lo scontro più duro. Ma al ritorno in sala, i tre sono tutti sorrisi. «Mon cher David – dice Sarkozy – io ti capisco e capisco i tuoi problemi, noi tutti ti stimiamo: ma devi capire che qui è in gioco l’avvenire di tutta l’Europa. E non c’è nessun trasferimento di sovranità in gioco…».

Lunghe scaramucce al caramello, e zanne sfoderate di sotto. La Merkel tace. A un certo punto Monti – «mi sono un pochino accalorato», racconterà – interviene per perorare il potenziamento dell’Esm, il meccanismo di stabilità finanziaria. Ma il discorso continua a seguire la piega delle scontro di principio. La schermaglia continua. Dalla delegazione britannica si nota che «la crisi ha radici nell’Eurozona, ma si scarica tutto su chi dall’Eurozona sta fuori». Merkel è una sfinge, Sarkozy smette di cinguettare, Cameron si indurisce sempre più: ma non ha, forse, il coriaceo spessore di un Tony Blair. Fuori sta per sorgere il sole. Il premier bulgaro Boyko Borissov si alza affranto, e chiede il permesso per un pisolino. L’ungherese Viktor Orbàn fa capire a mezza voce che il suo «no» è un «quasi-sì». Ancora dal taccuino britannico sui movimenti di Cameron: «Ore 6.19, conferenza stampa. Ore 6.50, telefonata a Clegg (il vicepremier inglese, ndr). Ore 7, ritorno alla residenza. Ore 8.15, colazione». Con che cosa? Non manca neppure questa risposta, anche se scherzosa: «Uova strapazzate e il bacon migliore, naturalmente». Alle 5, c’è stato anche un imprevisto «siparietto» fra la Merkel e Donald Tusk, il premier polacco: una delle tante volte in cui due o tre commensali della cena si sono appartati, uscendo dalla sala. Per scendere poi a pianoterra del Consiglio, è accaduto che Cameron e Merkel abbiano preso lo stesso ascensore: non avevano visi sconvolti dall’entusiasmo. Anche Sarkozy, fatta la sua conferenza stampa all’alba, va a dormire con la faccia tirata e gli occhi di un lemure: così stanco che non tornerà alle 10 per la firma collettiva del Trattato con la Croazia – discreta gaffe diplomatica – ma più tardi sì, per la «foto di famiglia» con i leader. E per incassare il «grazie» ufficiale della Merkel, riservato solo a lui. Dalle 15 in poi, vanno via tutti. La Merkel in viola, sorriso indecifrabile. Cameron con la chioma scolpita, e una cravatta azzurro-brillante: azzurra come lo stemma dell’Europa.

Luigi Offeddu e Redazione Online

Ue: unione di bilancio a 26, fuori solo Londra. Angela una sfinge, all’alba Cameron rompeultima modifica: 2011-12-10T12:23:12+01:00da
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