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Ultima notte di ritocchi, arrivano alla Camera le modifiche su pensioni, Imu e liberalizzazioni, l’ira dei sindacati: “Chi ha di più, paghi di più”

Il voto a Montecitorio entro venerdì, da lunedì tocca al Senato. via libera per natale. Oggi il governo presenta i suoi emendamenti. Nel pomeriggio il premier Monti interviene nelle commissioni. Successo per lo sciopero unitario. Camusso: “Le scelte del governo fanno male al paese”. Bonanni: “Ok al rigore, ma deve esserci anche equità”. La risposta di Monti: “Volontà di attuare le riforme”. E la Fornero apre alle modifiche sulle pensioni.

ROMA – Slittano dal 2012 al 2013 alcune norme sulle liberalizzazioni, tranne quella sulle farmacie. Questa è una delle novità contenute nel pacchetto degli emendamenti già presentato dal relatore. Ma l’attenzione è rivolta a questa mattina, con l’arrivo alla Camera dei nuovi emendamenti, che contengono le modifiche sulla perequazione delle pensioni, l’Imu «ammorbidita» in relazione a redditi e carichi familiari, le Province e forse i tagli ai parlamentari. I relatori nelle Commissioni Bilancio e Finanze e il governo, dopo una giornata d’attesa, rinfocolata anche dalle dichiarazioni del ministro del Lavoro Elsa Fornero («Le novità sulle pensioni stanno arrivando») si sono presi una nottata di riflessione e di lavoro per mettere a punto le proposte e depositarle entro le 8,30 alle Commissioni.

LIBERALIZZAZIONI RINVIATE – Ma intanto, tra gli emendamenti del relatore, spunta il rinvio al 2013 di alcune liberalizzazioni: esclusa quella tanto discussa delle farmacie, slittano di un anno quelle relative, ad esempio, alle licenze (fra cui quella dei taxi); l’imposizione di distanze minime per l’apertura di esercizi e il divieto di aprirli in più sedi; la limitazione dell’esercizio di una attività economica ad alcune categorie o il divieto, nei confronti di alcune categorie, di commercializzazione di alcuni prodotti. Un aiuto arriva però per le aziende in crisi: via libera ad un emendamento che allunga di 72 mesi la possibilità di pagare le rate a Equitalia.

RIFORMA RINVIATA – Il redde rationem con i tassisti potrebbe però essere solo rimandato. Il processo di liberalizzazione potrebbe infatti interessare, «entro sei mesi dalla entrata in vigore» della manovra, i servizi di mobilità urbana, dunque anche i taxi, nell’ambito delle più ampie «disposizioni volte a realizzare una compiuta liberalizzazione e una efficiente regolazione nel settore dei trasporti e dell’accesso alle relative infrastrutture». Una definizione quella del «settore dei trasporti» decisamente più ampia rispetto a quella precedente che indicava per il futuro processo di liberalizzazione solo il «settore ferroviario, aereo e marittimo». Tra le altre novità in campo delle liberalizzazioni dovrebbe esserci lo slittamento dal 2012 al 2013 di tutte le norme relative, con l’eccezione di quella delle farmacie. Vale a dire l’imposizione di distanze minime per l’apertura di esercizi e il divieto di aprirli in più sedi; la limitazione dell’esercizio di una attività economica ad alcune categorie o il divieto, nei confronti di alcune categorie, di commercializzazione di alcuni prodotti. Un aiuto arriva però per le aziende in crisi: via libera ad un emendamento che allunga di 72 mesi la possibilità di pagare le rate a Equitalia.

 

LA PROTESTA DEI FARMACISTI – Le farmacie non hanno gradito la decisione del governo di liberalizzare la vendita dei farmaci di fascia C distribuiti con ricetta medica e per questo hanno annunciato una mobilitazione. Forse già lunedì, come ha annunciato il presidente di FederFarma, Annarosa Racca, potrebbe scattare la serrata dei punti vendita tradizionali. Sul fronte opposto va però registrata la presa di posizione delle associazioni delle parafarmacie che invece stanno inondando di fax Palazzo Chigi affinché non vi sia un dietrofront. «Qui si giocherà il futuro delle riforme in Italia – spiegano -. Se questa partita verrà persa, sarà difficile affrontare e rimuovere le numerose barriere presenti nel panorama delle professioni in Italia».

PENSIONI E IMU – Non sono invece ancora stati presentati gli emendamenti più attesi, quelli su Imu e pensioni. I relatori nelle Commissioni Bilancio e Finanze e il governo, dopo una giornata d’attesa, rinfocolata anche dalle dichiarazioni del ministro del Lavoro Elsa Fornero («Le novità sulle pensioni stanno arrivando») si sono presi una nottata di riflessione e di lavoro per mettere a punto le proposte e depositarle in mattinata alle Commissioni. L’iniziale deadline delle 8,30 è stata rimandata alle 10, ma ancora non sono trapelate indiscrezioni.

L’ITER IN AULA – Il calendario è serrato: esame dei provvedimenti accantonati e dei sub-emendamenti fino alle 14, ora intorno alla quale è atteso in aula il premier, Mario Monti. Poi l’ok arriverebbe per le 16 per consegnare la manovra e le modifiche all’aula di Montecitorio per mercoledì alle 10. Il via libera della Camera arriverebbe così in settimana (con probabile fiducia) per consegnare poi la manovra al Senato da lunedì prossimo per la conversione definitiva a ridosso di Natale.

LA PEREQUAZIONE DELLE PENSIONI – Sulle pensioni, al di là delle diverse ipotesi circolate, non è ancora noto quale è l’orientamento del governo: si parla di un intervento di perequazione dell’assegno al 70% per le pensioni tra 1.200 e 1.400 euro e lo stop alla rivalutazione per quello oltre i 1.400. Ma l’intervento sarebbe oneroso e sarebbe assai complicato coprire la novità con un raddoppio dell’una tantum dell’1,5% sui capitali scudati. Nè si ricorrerebbe alle aste tv. Il governo starebbe così ipotizzando una copertura multipla recuperando piccole cifra da diversi interventi. Anche per questo si starebbero allungando i tempi per la presentazione della misura.

LE ALTRE MODIFICHE – Intanto alcune modifiche, molte di natura fiscale, passano il vaglio: un emendamento della Lega porta a 1.000 euro il limite per il pagamento cash risolvendo così il problema dei pensionati che viceversa sarebbero stati costretti a dotarsi di carta elettronica. E sempre sui pagamenti un altro emendamento, sempre del Carroccio, porta ad un massimo dell’1,5% la commissione che le banche possono chiedere ai commercianti in caso di pagamento elettronico. Si modifica la norma sul massimo scoperto e si affida direttamente al proprietario (e non ad Equitalia) la vendita degli immobili su cui grava un’ipoteca. L’incasso va ad Equitalia che storna la parte maggiore rispetto al debito allo stesso proprietario. Aiuti arrivano anche per le aziende in crisi di liquidità che potranno contare su un’ulteriore proroga di 72 mesi per i pagamenti a Equitalia. Infine non passa la dicitura «quoziente familiare» nella definizione della nuova Isee previsto nella manovra, ma l’indicatore terrà comunque conto dei figli, specie dal terzo in poi e delle persone disabili presenti in famiglia.

“Il paese chiede soluzioni eque e che i sacrifici non ricadano sui soliti noti”. E’ questo quello che chiedono i sindacati, scesi in piazza lunedì 12 dicembre in diverse città italiane in occasione dello sciopero per protestare contro la manovra del governo Monti. In piazza Montecitorio, mentre dentro il palazzo si discutono gli ultimi emendamenti al decreto che dovrebbe venire presentato in aula martedì, i leader dei sindacati intervengono per puntare l’indice contro una manovra, che secondo loro, va a colpire soprattutto gli strati più deboli della società. Susanna Camusso, dal palco sottolinea che sulle rendite dei patrimoni “non c’è uguale attenzione” rispetto al carico sui lavoratori e pensionati. “Il rigore – sostiene – ricade sui solito noti. È una manovra fortemente depressiva che aggrava la situazione del Paese e non la risolve”.
Nelle stesse ore è intervenuto il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che a proposito  delle modifiche sull’indicizzazione delle pensioni ha detto: “Stanno arrivando”. Insomma, non è escluso quindi che il governo possa rivedere la sua posizione sul tema della previdenza.

Camusso: “Questa manovra fa male al paese” – “Le bandiere unite dei tre sindacati sono un bell’effetto – ha spiegato la leader della Cgil, Susanna Camusso – il paese chiede soluzioni eque”. E rilancia: “Non rinunciamo all’idea che la manovra debba essere cambiata. Così come è fa male ai lavoratori, ai pensionati e a questo Paese”. “Quando si tagliano le retribuzioni e le pensioni più basse – ha scandito davanti alla Camera la leader della Cgil – non si sta aiutando il Paese ma si scrive la ricetta che lo rendera’ sempre piu’ in crisi e in recessione”. Quando il governo si presento’ alle camere, ha aggiunto “parlò di rigore, equità e crescita: noi vediamo solo il rigore”.  A chi le chiedeva notizie sull’adesione allo sciopero a livello nazionale la Camusso ha risposto: “Dai territori arrivano risultati positivi ma aspettiamo ancora a darli”.

L’intervista a Susanna Camusso a SkyTG24

Bonanni: “Va bene il rigore, ma ci vuole anche equità” – Sulle stesse note l’intervento di Raffaelle Bonanni, che, spiegando lo svolgimento dell’incontro con il governo, ha raccontato come “ci siamo trovati di fronte a un diniego a ogni nostra proposta” di cambiamento della manovra.” “Fino a ieri abbiamo chiesto che si rivedessero le norme sulle pensioni per evitare delle ingiustizie – ha aggiunto -. Ma ci siamo sentiti ripetere che c’è una crisi incredibile e che bisogna fare una manovra rigorosa. Siamo d’accordo, ma vogliamo anche che sia equa”. Bonanni ha lanciato anche un appello al Presidente della Repubblica “che – ha spiegato – ha fatto della coesione sociale il richiamo continuo”. Il sindacato tutto, lo sciopero generale di oggi è organizzato da Cisl, Cgil, Uil e Ugl, presidierà il Parlamento “fino all’ultimo giorno utile. Saremo qua sotto – ha affermato ancora – per dare voce ai lavoratori e ai pensionati e diciamo ai partiti che sono là dentro che non possono tirare il sasso e nascondere la mano. Se vogliono essere utili devo fare la loro parte”. Bonanni ha poi rimarcato la necessità di un confronto: “Non si è mai arrivati a soluzioni senza la mediazione del sindacato – ha ricordato -. A questa storia non ci staremo”.

L’intervista di Raffaele Bonanni a SkyTG24

Angeletti: “Salvare gli italiani” – “Si deve salvare l’Italia ma bisogna salvare anche gli italiani”. Sono queste invece le poche parole che Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, ha pronunciato a margine della manifestazione organizzata con Cgil, Cisl e Ugl davanti alla Camera contro la manovra. Il leader sindacale soffre di una fastidiosa raucedine che gli ha impedito di tenere il suo intervento dal palco come hanno invece fatto Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Giovanni Centrella. Con questa manovra, ha detto ancora ai giornalisti, si corre il rischio di aumentare la disoccupazione e di dover fare un altro provvedimento.

Centrella: “Pronti a proseguire protesta” – “Non siamo contrari al rigore o alla manovra, siamo contrari al fatto che il rigore è stato ripartito senza equità”. Lo ha detto il segretario generale dell’Ugl, Giovanni Centrella, intervenendo nel corso di SkyTG24 Economia. Per il sindacalista “se l’equità che il governo ha in mente di introdurre nella manovra è quella che ci è stata a grandi linee prospettata a Palazzo Chigi, la protesta proseguirà ovviamente in accordo con gli altri segretari generali con cui siamo in costante contatto. Se invece – ha sottolineato – avremo tutte le misure che abbiamo chiesto, sapremo rispondere come sempre con senso di responsabilità”.

Il governo: “Non sempre si può trovare il massimo consenso su tutto” – Da Bruxelles arriva intanto una prima risposta del governo alla giornata di mobilitazione dei sindacati. Corrado Passera ha spiegato che “dobbiamo prendere decisioni e misure necessarie per il nostro paese. Non sempre si può trovare il massimo consenso su tutto,”


Le parole di Passera:

Monti: “Forte determinazione ad avviare le riforme” – In serata arriva anche una nota da Palazzo Chigi, con Mario Monti che scrive come “l’Italia conferma la forte determinazione ad attuare misure decise per assicurare il consolidamento fiscale ed avviare riforme strutturali per far ripartire la crescita in un contesto di equitàsociale”.

Manovra, Marcegaglia: stiamo entrando in recessione

STIPENDI – Saranno le Camere a provvedere al taglio delle indennità di deputati e senatori e non un decreto del governo come prevedeva inizialmente il decreto in cui è contenuta la manovra. Lo stabilisce un emendamento del governo presentato alle commissioni Bilancio e Finanze, che «sana» così una norma che sarebbe stata illegittima.

L’EMENDAMENTO – «Il Parlamento e il governo – si legge nel testo – ciascuno nell’ambito delle proprie attribuzioni assumono immediate iniziative idonee a conseguire gli obiettivi» previsti dal decreto legge 98 del 2011 che stabilisce che il trattamento economico di titolari di cariche elettive e i vertici di enti e istituzioni pubbliche non superare la media, ponderata rispetto al Pil, degli analoghi trattamenti economici percepiti dai colleghi europei. L’emendamento corregge così la norma prevista all’articolo 23, comma 7, della manovra che stabiliva che nel caso in cui la commissione governativa per il livellamento retributivo Italia-Europa non abbia provveduto entri il 31 dicembre 2011 all’individuazione della media dei trattamenti economici europei dei titolari di cariche elettive e di incarichi di vertice delle pubbliche amministrazioni il governo provvederà con apposito provvedimento d’urgenza.

PROVINCE – In arrivo novità anche sul taglio delle province. Con un proprio emendamento, il governo ha stabilito un termine, cioè il 31 marzo 2013, entro il quale gli organi in carica delle province decadono, in vista della riforma stabilita in manovra. Inoltre, slitta dal 30 aprile al 31 dicembre 2012 il termine entro il quale le funzioni delle province dovranno essere trasferite ai Comuni o alle Regioni. Nel decreto non era stata prevista una disciplina transitoria per gli enti in scadenza anticipata e neanche regole che salvassero le prerogative delle regioni a statuto speciale e delle province autonome. In particolare l’emendamento del governo prevede che le regioni a Statuto speciale hanno «sei mesi» di tempo per adeguare i propri ordinamenti alle novità della manovra sulle province e le norme «non trovano» invece «applicazione» per le province autonome di Trento e Bolzano.

CARICHE PUBBLICHE – Per l’applicazione della norma poi che prevede che la titolarità di qualsiasi carica, ufficio o organo di natura elettiva di un ente territoriale non previsto dalla Costituzione è a titolo esclusivamente onorifico e non può dare luogo ad alcuna forma di remunerazione, indennità o gettone di presenza, l’emendamento del governo stabilisce che tale disposizione si applica «a decorrere dal rinnovo degli enti» previsti.

Redazione Online

Ultima notte di ritocchi, arrivano alla Camera le modifiche su pensioni, Imu e liberalizzazioni, l’ira dei sindacati: “Chi ha di più, paghi di più”ultima modifica: 2011-12-13T09:53:00+01:00da
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