Regalo di Natale due giorni dopo il decreto «svuota carceri» che manderà migliaia di detenuti ai domiciliari. Incontro con i carcerati e appello alla misericordia
ROMA – Sovraffollamento e degrado nelle carceri sono problemi che il governo e le istituzioni devono affrontare: bisogna evitare che diventino come una doppia pena per i detenuti. Il Papa ha visitato domenica mattina il carcere romano di Rebibbia ed ha parlato non solo dello spirito, ma anche dei problemi reali della popolazione carceraria.
I detenuti lo hanno applaudito al suo arrivo e dopo l’incontro nella chiesa del penitenziario. «Radiocarcere» aveva accolto la notizia improvvisa con «euforia». Tanto da parlare di una specie di «cadeau natalizio». A Rebibbia ne sono infatti convinti. E a sottolinearlo è proprio l’Osservatore romano: «Il regalo di Benedetto XVI per loro è arrivato prima di lui. Per una felice coincidenza, infatti, il cosiddetto decreto svuota carceri è stato discusso e approvato dal Governo italiano venerdì sera, a meno di quarantott’ore dalla visita. Una pura coincidenza — anche se un’acceleratina all’iter per l’approvazione del provvedimento l’annuncio dell’arrivo del Papa potrebbe averla effettivamente data — ma resta il fatto che tra i detenuti a Rebibbia l’euforia è salita di livello». Un’euforia che si è espressa con grandi applausi e commozione all’arrivo dell’auto del Pontefice.
GIUSTIZIA DIVINA – «Cari fratelli sorelle la giustizia umana e quella divina sono molto differenti – ha detto il Santo Padre – occorre cercare di cogliere lo spirito profondo». Per Dio «giustizia e carità coincidono, non c’è azione giusta che non sia anche atto di carità, di perdono», ha ricordato il Pontefice, ammettendo: «Com’è lontana la visione di Dio dalla nostra. Il Signore ci aiuta a cogliere il vero spirito della legge».
Poi il Papa ha sottolineato che «La nostra giustizia è tanto più perfetta tanto più sarà orientata dall’amore per Dio e per i fratelli». Occorre, ha spiegato, da un lato tutelare la società da eventuali minacce dall’altro rieducare e recuperare chi ha sbagliato, «nel rispetto della dignità di tutti perchè colui che proclama la giustizia con forza» deve «al tempo stesso curare le ferite con il balsamo della misericordia».
«ISTITUZIONI ADEGUINO LE CARCERI» – Non è mancato un riferimento alla sovraffollamento e alla riforma degli istituti di pena: «Il sovraffollamento delle carceri può rendere ancora più amara la situazione – ha detto Papa Ratzinger -. Me lo confermano le numerose lettere ricevute da detenuti. E’ importante che le istituzioni promuovano un’attenta analisi della situazione carceraria, verifichino le strutture e i mezzi. E’ importante promuovere uno sviluppo del sistemazione carceraraia che, pur nel rispetto della giustizia, sia sempre più adeguato alle esigenze e al rispetto della persona umana». «Siate sicuri – ha sottolineato il Pontefice – che io sono sempre vicino a ciascuno di voi, vi porto tutti nel cuore davanti a Dio. Il Signore benedica voi e il vostro futuro».
VISITA: GESTO PUBBLICO – «La condizione che vivete qui – ha proseguito il Papa – è una condizione molto difficile che spesso invece di aiutare a rinnovare l’amicizia con Dio e con la società, peggiora la situazione interiore. La mia visita è una visita segno di amicizia per voi, ma è anche un gesto pubblico è per ricordare ai cittadini, alle istituzioni che la giustizia implica come primo fatto la dignità umana. Siamo convinti che il nostro governo, i responsabili faranno il possibile per aiutarvi a trovare una giustizia che aiuti a tornare nella società, con tutta la convinzione della vostra vocazione umana e tutto il rispetto che esige. Il senso è di rinnovare la dignità umana e migliorare la considerazione per voi: speriamo che il governo abbia tutte le disponibilità per rispondere a questa vocazione».
Rebibbia, al pari di Regina Coeli, è sovente meta di visite papali in occasione delle festività natalizie e pasquali: qui venne spesso Wojtyla. A Giovanni Paolo II gli stessi detenuti hanno dedicato un libro che raccoglie le foto più belle di quegli incontri. Negli istituti di pena «uomini e donne vivono in situazioni drammatiche, privati non solo della libertà ma della stessa dignità umana. Proprio per questo – rileva il quotidiano della Santa Sede – il Papa ha voluto portare il conforto della sua presenza e ha deciso di andare a vivere uno spicchio del suo Natale in mezzo a loro».
Una scelta, quella di recarsi nella casa circondariale alla periferia di Roma, «dettata proprio dalla gravità della situazione delle carceri, e non solo di quelle italiane, dove la disperazione è compagna quotidiana». Dopo il ministro Severino ha parlato e il cappellano di Rebibbia don Sandro Spriano, che ha ringraziato il Papa e ricordato la sualettera al Pontefice inviata nell’agosto del 2009, quando invocò una visita del santo Padre«Venga in carcere a Roma. Qui si muore».
INCONTRO CON 300 DETENUTI – Il Papa ha parlato ai detenuti nella chiesa centrale; c’era posto per 300 persone, tutti gli altri lo hanno seguito in diretta tivù dalle celle. Prima di andare via, alle 11.30, Benedetto XVI ha benedetto un albero piantato a ricordo della visita. L’istituto penitenziario romano, oggi ospita oltre 500 detenuti in più rispetto alla capienza effettiva, sono circa 1.740. Il Papa – che è stato accolto dal ministro Severino – ha incontrato anche il Capo Dipartimento amministrazione penitenziaria, Franco Ionta, e il direttore del carcere, Carmelo Cantone.
IL MINISTRO: «DAL PAPA SEGNALE IMPORTANTE» – La visita di Benedetto XVI a Rebibbia, «reca conforto a coloro che la riceveranno, ma darà un segnale molto importante della presenza, nei nostri cuori, nel nostro spirito e nelle nostre menti, del problema del carcere come uno dei problemi fondamentali della nostra vita e del nostro assetto sociale», aveva detto il ministro della Giustizia Paola Severino a Radio Vaticana alla vigilia della visita. «Ho constatato personalmente che ogni visita al carcere è un’avventura umana straordinaria, si incontra una profondità di sentimenti che non avrei mai immaginato».
«IN CARCERE FORTE SENTIMENTO RELIGIOSO» – «E naturalmente moltiplico queste sensazioni, dal punto di vista di chi è in carcere – ha aggiunto il ministro Severino – alla visita del Papa, a questa presenza cristiana che è sempre molto forte nelle carceri. Questa è un’altra cosa che mi ha molto colpita: il sentimento della religione è un sentimento che dà grandissimo conforto ai carcerati e credo quindi che la visita del Papa arrechi un grande sollievo a coloro che soffrono».