IN TANTI NEL GIORNO DELLO SCIOPERO PER PUBBLICO IMPIEGO. Protesta a Roma contro la manovra, Piazza Montecitorio piena. Bonanni (Cisl): Fornero fa la maestrina, metta incentivi per precari
ROMA – «Questo Paese si avvicina a un momento in cui i posti di lavoro diminuiranno. Di questo dovrebbe preoccuparsi un governo che vuole salvare il Paese». Il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, intervenuto dal presidio davanti a Montecitorio, a Roma, in una piazza gremita di lavoratori che protestano contro la manovra del governo nel giorno dello sciopero del pubblico impiego, ha invitato i «professori» a fare «quello che fanno i Paesi più virtuosi, dove le cose funzionano meglio che in Italia». E cioè «far pagare i ricchi e non sempre chi non ce la fa ad arrivare a fine mese».
IL SIT-IN – Sventolano in piazza Montecitorio le bandiere dei sindacati confederali e quelle dell’Ugl. Sul palco intervengono i big: Raffaele Bonanni per la Cisl, Luigi Angeletti per la Uil, Susanna Camusso per la Cgil. Presenti in piazza molti lavoratori della sanità (qualcuno è in camice bianco) e della scuola. L’area di solito destinata ai presidi è piena. I lavoratori chiedono «più equità nella manovra». Al sit-in, organizzato in concomitanza dello sciopero nazionale dei lavoratori dei servizi pubblici e della scuola, sono presenti tutte le categorie del pubblico impiego. Tra gli striscioni esposti davanti al Parlamento campeggia quello dei medici: «Chi paga la manovra? I soliti noti». Tra i manifestanti anche il senatore del Pd Ignazio Marino giunto in piazza in camice bianco.
RICCHEZZA VA DISTRIBUITA – Dal palco, invoca un po’ di coraggio, Angeletti, il primo a prendere la parola. Centinaia di persone lo ascoltano dire che «la ricchezza per crescere deve essere distribuita. E non «perchè lo diciamo noi, ma perchè in tutto il mondo funziona così». «Noi invece viviamo in un mondo alla rovescia: i più poveri pagano le tasse in sostituzione dei più ricchi. E questo è il mondo che non si vuole cambiare», dice .
«NESSUNA EQUITÀ» – Di un governo «forte con noi deboli e debole con i forti» parla poi Raffaele Bonanni: «Un governo che piega la testa davanti alle corporazioni, alle casse previdenziali e alle rendite dei privilegiati». «Il governo ha invertito l’ordine naturale delle cose: chi ha di più paga di più e chi ha di meno paga di meno. Ecco perchè non ha voluto nessuna trattativa con il sindacato, tutto sarebbe diventato più trasparente». E sulla manovra, Bonanni dice che «ha dell’inverosimile». «Il rigore doveva accompagnarsi con l’equità, aveva detto Monti – continua bonanni -. Ma dov’è l’equità? Non c’è, e quindi non c’è coesione sociale».
FLESSIBILI E PRECARI – La Cisl chiede di «fare innanzitutto qualcosa per i precari», di mettere a disposizione incentivi per far sì che chi è flessibile non si trasformi in precario. «Alla signora Fornero dico che se vuole fare qualcosa per i precari, metta a disposizione gli incentivi per far si che chi è flessibile non si trasformi in precario». «Lei che fa la maestrina – ha aggiunto Bonanni sempre riferendosi alla Fornero – dovrebbe sapere che senza maggiore salario non si possono avere più contributi». Un sostegno al governo, dice Bonanni, sarà possibile solo sulla base di una discussione «aperta alla concertazione».
PAESE REALE – «Questa è l’Italia che lavora e che garantisce ai cittadini i servizi di cui hanno bisogno. Cancelliamo la parola fannulloni», è il saluto alla piazza di Susanna Camusso, leader Cgil. Che torna a bocciare una manovra «che non è sopportabile per i lavoratori, per i pensionati, per chi già faceva fatica ad arrivare a fine mese. Una manovra che non guarda alle grandi ricchezze e alle grandi evasioni». Ribadisce la sua strenua difesa dell’articolo 18: «una norma di civiltà che dice che non si può licenziare un lavoratore perchè sta antipatico, ha opinioni politiche o fa il sindacato. Anche se non si applica a tutti è un deterrente contro la discriminazione. Un paese democratico e civile non può rinunciarvi». E invita il governo a «ricominciare dai contratti e dal discutere». «Venite nel paese reale e forse vi accorgerete che cambiando i criteri della previdenza il Paese non funziona più». «Lo dico con brutalità: bisogna che il governo scenda dalle cattedre e si metta a discutere con i lavoratori e le parti sociali», dice Camusso. Che critica lo strumento del decreto per fare la riforma delle pensioni e assicura che «la riforma così come è stata fatta sarà cambiata». La Camusso ha ribadito che «questa manovra è iniqua perchè in prevalenza punta sul carico fiscale, sui lavoratori e sui pensionati. Inoltre, non c’e alcun intervento su chi ha di più e poi è troppo timida sul terreno dell’evasione. Anzi, si determinano dei drammi sull persone, allungandogli la vita lavorativa». «Occorre una redistribuzione degli ammortizzatori sociali per garantire il reddito delle persone in un momento di aumento della disoccupazione», ha aggiunto. Infine, sulla opportunità di scioperare in questo fase di crisi economica, la Camusso ha affermato che «gli scioperi le e manifestazioni sono ancora strumenti validi. Sono la dimostrazione di cosa pensa il mondo del lavoro. Lo sciopero è un sacrificio doloroso per tutti, lavoratori e imprese, un danno per lo Stato e quindi tutti dovrebbero avere interesse a risolvere i problemi».
LE RICHIESTE – Al centro della mobilitazione unitaria, la richiesta di modificare il testo durante l’iter parlamentare per ottenere una riforma della previdenza che «non sia scaricata sulle spalle di lavoratori e pensionati»; misure che colpiscano «per la prima volta evasione e grandi patrimoni»; una riforma fiscale che alleggerisca la tassazione sui redditi da lavoro dipendente e da pensione; una riqualificazione della spesa pubblica che consenta di trovare le risorse per la crescita; il rinnovo dei contratti; l’eliminazione degli ulteriori tagli alle autonomie locali per difendere il welfare locale e la sanità; una ristrutturazione delle istituzioni centrali e locali che «eviti affrettate operazioni mediatiche e ragionieristiche, come nel caso delle province o degli enti previdenziali (vedi super-Inps), finalizzata a garantire la tenuta occupazionale e a migliorare i servizi.