Informati Subito

Governo-sindacati: scontro sull’art. 18 Fornero: «Contro di me parole preoccupanti»

IL GIORNO DELLO SCIOPERO PER PUBBLICO IMPIEGO. A roma piazza Montecitorio piena. Camusso (Cgil): non si può rinunciare a questa norma. Bonanni (Cisl): il ministro fa la maestrina. E poi: «I preoccupati siamo noi»

ROMA – Al ministro del Welfare non piace il no compatto dei sindacati alle modifiche per legge dei contratti di lavoro. L’articolo 18 (quello che vieta i licenziamenti in mancanza di giusta causa nelle aziende con più di 15 dipendenti) infatti, nell’opinione di Elsa Fornero non può essere tabù per nessuno. «Non la capisco: il mio era esattamente un invito al dialogo» ha detto la Fornero intercettata dai cronisti prima di entrare alla Camera. Le parole di Bonanni, Camusso e Angeletti la preoccupano non «sul piano personale» ma soprattutto per «le implicazioni per il Paese». «Sono rimasta dispiaciuta e sorpresa per un linguaggio che pensavo appartenesse a un passato del quale non possiamo certo andare orgogliosi» ha aggiunto il ministro del Welfare, stigmatizzando una «personalizzazione dell’attacco che non fa merito a chi lo ha condotto». Se sperava però che i sindacati abbassassero i toni della polemica si sbagliava di grosso. «Mi dispiace che reagisca in questo modo: ad essere preoccupati siamo noi» risponde poco dopo il leader Cisl, Raffaele Bonanni. Che poco dopo aggiunge: alla manovra,«discussa con nessuno», si «aggiunge un’iniziativa che si sa, prima di iniziare,crea molta divisione e confusione» su una materia «così spinosa».

I SINDACATI – In mattinata del resto proprio dalle forze sindacali era arrivato un duro attacco non solo a quanto già fatto dal governo (la manovra), ma anche a quello che si appresta a fare (gli interventi sul mercato del lavoro). «In questa piazza c’è l’Italia che lavora. Le piazze del lavoro pubblico, come le altre, dicono no a una manovra che non è sopportabile. Bisogna cancellare dal linguaggio la parola fannulloni». Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, attaccava la manovra e il precedente governo («Fannulloni sono quelli che negli anni scorsi ci hanno portati fino a qua») dal palco del presidio a piazza Montecitorio, in occasione dello sciopero del pubblico impiego indetto da Cgil, Cisl, Uil e Ugl. «Non pensino che la fiducia alla Camera e al Senato chiuda la partita. Il Paese così non va e non ci rassegneremo, perché cambiare si può», dice la leader sindacale, che annuncia: «Continueremo il presidio durante l’approvazione della manovra. Il 24 saremo in piazza, non per rovinare il Natale a qualcuno, ma perchè per i lavoratori colpiti dalla manovra non sarà un Natale sereno».

ARTICOLO 18 – La leader Cgil ha poi ribadito la sua strenua difesa dell’articolo 18: «Una norma di civiltà che dice che non si può licenziare un lavoratore perché sta antipatico, ha opinioni politiche o fa il sindacato. Anche se non si applica a tutti è un deterrente contro la discriminazione. Un paese democratico e civile non può rinunciarvi». Secondo Susanna Camusso «bisogna cambiare strategia per dare un futuro al Paese», perchè «non ci sono salvatori della patria con ricette giuste». E ha invitato il governo a «ricominciare dai contratti e dal discutere». «Venite nel paese reale e forse vi accorgerete che cambiando i criteri della previdenza il Paese non funziona più». «Lo dico con brutalità: bisogna che il governo scenda dalle cattedre e si metta a discutere con i lavoratori e le parti sociali», ha detto Camusso. Che critica lo strumento del decreto per fare la riforma delle pensioni e assicura che «la riforma così come è stata fatta, sarà cambiata».

IL SIT-IN – Era stato il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, ad aprire gli interventi in una piazza Montecitorio, a Roma, gremita lunedì mattina di lavoratori che protestavano contro la manovra del governo nel giorno dello sciopero del pubblico impiego. Una piazza piena di bandiere dei sindacati confederali e dell’Ugl, che ha visto avvicendarsi al microfono i big: Camusso e Angeletti, ma anche Raffaele Bonanni (Cisl). Perchè, come ha sottolineato la leader Cgil «questo governo ha unito i sindacati: diciamo le stesse cose da giorni».

«NESSUNA EQUITÀ» –Di un governo «forte con noi deboli e debole con i forti» aveva parlato invece Raffaele Bonanni: «Un governo che piega la testa davanti alle corporazioni, alle casse previdenziali e alle rendite dei privilegiati». E sulla manovra, Bonanni dice che «ha dell’inverosimile». «A Monti ricordo che aveva promesso che il rigore sarebbe stato accompagnato dall’equità – ha continuato Bonanni -. Ma l’equità dov’è? Non c’è, e quindi non c’è la coesione sociale che era la raccomandazione del presidente della repubblica Giorgio Napolitano». La Cisl chiede di «fare innanzitutto qualcosa per i precari», di mettere a disposizione incentivi per far sì che chi è flessibile non si trasformi in precario. «Alla signora Fornero dico che se vuole fare qualcosa per i precari, metta a disposizione gli incentivi per far si che chi è flessibile non si trasformi in precario». «Lei che fa la maestrina – ha aggiunto Bonanni sempre riferendosi alla Fornero – dovrebbe sapere che senza maggiore salario non si possono avere più contributi». Un sostegno al governo, dice Bonanni, sarà possibile solo sulla base di una discussione «aperta alla concertazione».

IL MONDO POLITICO – Non si faceva attendere la reazione del mondo politico ed imprenditoriale. D’accordo con i sindacati il leader di Sel Nichi Vendola, che incontrando i giornalisti ha detto che l’articolo 18 non si può toccare. «Siamo uniti con i sindacati sul no all’attacco ai diritti: l’articolo 18 è un punto della civiltà del nostro Paese e se il governo dovesse mettere mano ad una riforma regressiva, la risposta non potrebbe che essere durissima». «Confindustria dice che lo consideriamo un argomento tabù? – ha aggiunto Vendola -. Sì, è un argomento tabù, perché tocca la carne viva dei lavoratori».
«Ora facciamoci il Natale. E lasciamo stare l’articolo 18. Mi pare che c’è già da digerire qualcosa…».

Anche il leader del Pd Pier Luigi Bersani, alla Camera, invita a non «stressare» il tema della riforma del mercato del lavoro. Rispetto ai toni di questi giorni, Bersani indica la necessità di una riflessione ponderata. «Sul lavoro si può ragionare con calma. Facciamolo senza patemi», dice il leader democratico.
«L’art. 18 sta diventando il bersaglio facile di chi vuole smantellare lo Statuto dei lavoratori per fare un regalo a Confindustria e scaricare il costo della crisi sempre sui più deboli – ha detto il presidente del Gruppo Italia dei Valori al Senato, Felice Belisario -. Facilitare i licenziamenti, questo sì in perfetta continuità col precedente governo, è inaccettabile. Non si tratta di difendere un totem, ma un diritto sacrosanto conquistato con 40 anni di lotte dei lavoratori».


Ma la visione sull’articolo 18 non è unitaria: se il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, usa toni concilianti e a proposito di una possibile riforma dice: «Nessun attacco ai sindacati, vogliamo collaborare con tutti e a breve presenteremo uno studio sul mercato del lavoro», il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, sostiene invece che «L’articolo 18 non è un totem intoccabile. È ampiamente perfettibile». E il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, sottolinea che «La modifica dell’articolo 18 è uno dei temi «che sta nelle richieste dell’Unione europea».

Redazione Online

Governo-sindacati: scontro sull’art. 18 Fornero: «Contro di me parole preoccupanti»ultima modifica: 2011-12-20T09:37:47+01:00da
Reposta per primo quest’articolo