Calcioscommesse Il presidente del Coni Petrucci: un disonore, la Lega pensa solo ai soldi. Le ammissioni di Carobbio e Zamperini. Nel mirino 22 gare di A
CREMONA – Primi interrogatori e prime ammissioni. Tocca al calciatore Filippo Carobbio e all’emissario Alessandro Zamperini inaugurare i botta e risposta della seconda ondata di arresti nella calciopoli scoperchiata dalla procura di Cremona.
Entrambi, seppur con sfumature diverse, ammettono gli episodi che ne hanno determinato l’arresto. Carobbio conferma le combine a cui lui si è prestato con la maglia del Grosseto e parla di altre partite truccate di squadre in cui ha militato. Zamperini confessa invece di aver brigato per pilotare il risultato di Cesena-Gubbio (partita di Coppa Italia) ma nega un suo coinvolgimento per l’incontro di serie A Lecce-Lazio, ultima giornata del campionato 2010/2011. Chi si attendeva un rifiuto di rispondere alle domande del gip Guido Salvini, chi prospettava una tenuta del legame che teneva assieme corrotti e corruttori del pallone è andato deluso: la diga dell’omertà sta già cedendo.
Alessandro Zamperini era stato l’ultimo personaggio in ordine di tempo a essere inquadrato dall’orizzonte dell’inchiesta: è lui ad avvicinare il difensore del Gubbio Simone Farina offrendogli 200mila euro per perdere contro il Cesena. Farina risponde picche e denuncia l’episodio; Zamperini ieri davanti al giudice ha confessato. «Ma ha detto solo il minimo sindacale» sussurra uno degli inquirenti.
Zamperini avrebbe agito per conto di Hristyan Ilievski, uno degli «zingari» a sua volta arrestato: «Mi avvicinò dopo gli arresti di giugno, mi disse “Datti da fare perché siamo in crisi…”» All’indagato è stato chiesto conto del fatto che la sera precedente Lecce-Lazio lui e altri indagati alloggiavano nello stesso albergo della squadra salentina, tattica che è sempre stata il preludio a tentativi di avvicinare giocatori e corromperli. «È solo un caso» si è difeso Zamperini.
Meno sfuggente al pressing dei magistrati è stato il centrocampista Filippo Carobbio, attualmente in forza allo Spezia e a cui vengono contestati cinque incontri truccati (quattro col Grosseto, uno col Siena); Carobbio avrebbe ammesso le responsabilità, cominciando però ad accennare ad altri match da lui accomodati quando vestiva la maglia di altre squadre; le prime indiscrezioni sono indirizzate sull’AlbinoLeffe, club che secondo le confessioni del pentito Wilson Parumal era da tempo nel mirino degli scommettitori e nel quale hanno militato altri calciatori finiti nelle carte di Cremona (Gervasoni, Acerbis, Joelson e Conteh).
L’analisi delle medesime carte mette in luce la dimensione dell’organizzazione smascherata dal pm Di Martino. Se la «testa» stava a Singapore, i tentacoli abbracciavano i campionati italiano e di altri Paesi europei e anche incontri fra nazionali. Il sodalizio, corrompendo alcuni arbitri ungheresi aveva potuto conoscere in anticipo i risultati di Argentina-Bolivia (partita del campionato sudamericano under 20), Estonia-Bulgaria e Lituania-Bolivia (amichevoli). In una intercettazione con uno sconosciuto interlocutore africano, inoltre, Zamperini si dice sicuro del risultato di un’altra amichevole, Bielorussia-Nigeria («La Bielorussia vince 4 a 0, lo sai…»).
Il risveglio del vulcano calcioscommesse ha determinato ieri anche dichiarazioni risentite da parte del presidente del Coni Gianni Petrucci: «Il mondo del calcio parla solo di soldi, è ora di darsi un codice etico». Il presidente di Federcalcio Giancarlo Abete dal canto suo ha detto che è troppo presto per prevedere se la nuova indagine porterà a condanne a campionato in corso. Tenendo conto dell’inchiesta di Cremona e di quelle di altre Procure italiane, sarebbero complessivamente 22 le partite di serie A sotto la lente della giustizia sportiva.
I pentiti del calcio scommesse internazionale sono due. Oltre al singaporiano Wilson Raj Perumal, arrestato in Finlandia, gli investigatori italiani sono andati in Germania ad ascoltare Marijo Cvrtak, 46 anni, nato a Norimberga e condannato a cinque anni e mezzo di carcere per le partite truccate nei campionati tedeschi.
Cvrtak ha raccontato i suoi rapporti con alcuni personaggi di origine slava tra cui Hamdo Sancakli, «personaggio rilevante e noto nell’ambiente; insieme con lo sloveno Kosta Turner aveva fatto alcune scommesse da un cinese e lì aveva preso molti soldi». Il truccatore di Norimberga ha spiegato che Hamdo conosceva Almir Gegic, uno degli «zingari» che insieme a Dino Lalic e Admir Suljic fanno parte dell’organizzazione «transnazionale» guidata dal singaporiano Tan Seet Eng, detto «Dan». Dall’altro ieri sono tutti ricercati per ordine del giudice di Cremona Guido Salvini.
«Io sapevo che Lalic e Suljic scommettevano anche da un cinese – ha detto Cvrtak -… Voglio precisare che quando parlo di un cinese intendo un asiatico, la nazionalità esatta non mi è nota». Per gli inquirenti italiani quel «cinese» altri non è che Tan Seet Eng, cioè il capobanda. Il tedesco sostiene di averne solo sentito parlare, mentre sulle scommesse clandestine in Italia aggiunge: «Dai miei contatti olandesi sapevo soltanto che a Napoli ci sono dei cinesi asiatici che fanno scommesse. L’ho appreso da Paul Rooij dell’Olanda. Lui mi disse che quando uno vinceva poteva andare a Napoli, per potere lì direttamente ritirare i soldi. Quando ero insieme con lui, spesso ho sentito che faceva delle telefonate con Napoli».
Quello partenopeo, probabilmente, è un altro capitolo. Nel filone che unisce singaporiani e slavi individuato dall’inchiesta di Cremona, invece, ci sono altri accusati divenuti a loro volta accusatori, scegliendo la via della collaborazione coi magistrati. Uno di questi è Vittorio Micolucci, calciatore classe 1983, difensore, qualche presenza nelle nazionali giovanili, cresciuto nel Giulianova e poi transitato per Udinese, Pescara, Bari e Ascoli, dove ha interrotto la carriera dopo l’arresto del 1° giugno scorso nella prima fase dell’inchiesta di Cremona. Con la giustizia sportiva ha patteggiato 14 mesi di squalifica.
«Successivamente alla partita Siena-Ascoli dell’11 dicembre 2010 terminata con il punteggio 3 a 0 – ha testimoniato Micolucci -, il Sommese (centrocampista dell’Ascoli, anche lui arrestato a giugno, ndr ) mi riferì di aver ottenuto dei soldi, senza precisarmi l’importo, grazie all’alterazione della sua prestazione nella citata gara, da alcuni soggetti stranieri. Ricordo che mi descrisse anche il particolare fisico di uno di loro, cioè una vistosa cicatrice all’occhio sinistro che lo aveva particolarmente impressionato».
Due mesi più tardi, il 25 febbraio 2011, si gioca Livorno-Ascoli che finisce 1 a 1, e Micolucci riferisce ancora le mosse di Sommese: «Dopo la partita mi avvicinò informandomi che un gruppo di stranieri, che egli definì con l’appellativo di “zingari”, erano con me, testualmente, “avvelenati” in quanto mi attribuivano la responsabilità di ingenti perdite in seguito al mancato conseguimento di vincite relative al predetto incontro col Livorno, nonché alla ancor precedente partita disputata con l’AlbinoLeffe».
Micolucci restò sorpreso perché – afferma – lui con gli «zingari» non aveva mai avuto a che fare. Gli capitò un mese dopo, la sera del 1° aprile, dopo uno scambio di messaggi telefonici con un altro calciatore implicato nel giro delle scommesse clandestine, Carlo Gervasoni, arrestato ieri. I due si diedero appuntamento all’una di notte in piazza sant’Agostino, nel centro di Ascoli Piceno. Gervasoni non era solo: «Si presentò a bordo di una Mercedes di colore nero accompagnato da due persone, una delle quali mi impressionò immediatamente per via della vistosa cicatrice che portava sopra l’occhio sinistro». Micolucci si ricordò dello sfregiato di cui gli aveva parlato Sommese, che ce l’aveva con lui. Ma l’argomento della riunione a bordo della Mercedes con targa straniera non erano le partite passate, bensì quelle future: «Gervasoni mi spiegò che queste persone intendevano propormi un affare secondo cui io mi sarei dovuto adoperare per il concretizzarsi di un cosiddetto “over” nella imminente partita Novara-Ascoli».
Poi gli «zingari» dettarono i termini dell’accordo, lo sfregiato parlava in inglese e il suo amico traduceva: «Ciò mi avrebbe fruttato la somma di 40.000 euro se la partita si fosse conclusa con un “over 2,5” (cioè con almeno tre gol, ndr ) e di 80.000 euro in caso di “over 3,5” (almeno quattro gol, ndr ). Conclusero poi la loro offerta proponendomi un importo superiore a 100.000 euro in ipotesi di risultato esatto, comunque contenente al suo interno una combinazione “over”». I pagamenti sarebbero avvenuti in anticipo, con l’accordo della restituzione in caso di risultato diverso da quello concordato.
Lo sfregiato e il suo complice spiegarono a Micolucci anche le modalità sulla manipolazione dei risultati: «Nulla doveva accadere prima del decimo minuto del primo tempo della partita, in quanto le loro giocate si sarebbero svolte esclusivamente “live” su un sito estero, denominato Bobet». Il giocatore corrotto poteva modificare l’accordo originario passando da un “over” a un altro, o addirittura al risultato esatto: «Ciò naturalmente avrebbe fatto variare in positivo il quantitativo della somma corrisposta, raddoppiandola o triplicandola», precisa Micolucci. Il quale conclude: «Rammento perfettamente che a comprova della bontà della loro offerta mi esibirono una mazzetta di banconote da 500 euro, per un importo complessivo che approssimativamente posso indicare in 150-200.000 euro. Gervasoni assisteva alla scena invitandomi a prendere in seria considerazione l’offerta, garantendomi la serietà di dette persone. Confesso di aver avuto paura di trattare con costoro. Gli stessi pretendevano, in caso di accettazione della loro offerta, che io gli garantissi la certezza del risultato a loro favorevole, pertanto respinsi l’offerta dicendo loro di non essere interessato. La mia squadra era a un passo dalla retrocessione, né io ero in grado di garantire il coinvolgimento di altri giocatori…».