Missione diplomatica della Lega Araba. L’Onu: «Se fallirà ce ne occuperemo noi». Colpite due basi dell’intelligence siriana, da mesi impegnata nella repressione delle proteste contro Bashar Al Assad
DAMASCO – Un doppio attentato ad opera di kamikaze è stato sferrato venerdì mattina contro due basi dell’intelligence siriana a Damasco. Gli attentatori hanno colpito utilizzando delle auto imbottite di esplosivo. Le forze di sicurezza hanno fermato un uomo sospettato di avere avuto un ruolo nei due agguati. Al momento non si conoscono particolari sulla sua identità. La tv di Stato siriana ha attribuito ad Al Qaeda la responsabilità delle esplosioni, anche se al momento non risultano rivendicazioni ufficiali. La tv Dunia, assai vicina al regime del presidente Bashar al-Assad, ha riferito che sulle automobili usate dai kamikaze sono state notate alcune immagini di Osama Bin Laden. Perplessi gli attivisti siriani, secondo cui la televisione pubblica è stata troppo frettolosa nel ricondurre ad Al Qaeda la responsabilità dell’attentato. Da più parti, in particolare via Twitter, si ipotizza che si tratti di una montatura da parte dello stesso regime.
IL BILANCIO DELLE VITTIME – Vi sarebbero almeno 40 morti e un centinaio di feriti, secondo quanto riferisce sempre Dunia. Le fonti ufficiali hanno invece parlato genericamente di «diverse vittime» tra guardie e passanti, senza indicare numeri precisi, e di danneggiamenti anche degli edifici vicini a quelli direttamente colpiti. Le prime immagini diffuse dalla tv hanno mostrato corpi senza vita avvolti in coperte e il cortile esterno del quartiere generale della Sicurezza dello Stato ridotto in macerie. Le immagini evidenziano anche i danni all’esterno dell’edificio, con auto e minibus semidistrutti. «È un atto ignobile e codardo, che colpisce la Siria in un momento difficile», ha commentato la conduttrice della televisione pubblica in studio.
INTELLIGENCE NEL MIRINO – Gli attentati sono stati compiuti nei pressi della sede della Sicurezza dello Stato (Amn al Dawla) e di un quartier generale di un’altra agenzia di sicurezza, nel quartiere di Kafr Susa a Damasco. Il sistema di potere siriano si basa su un sistema di controllo dell’ordine pubblico affidato a quattro agenzie: la Sicurezza dello Stato, la Sicurezza politica, i Servizi di sicurezza dell’aeronautica, i Servizi di sicurezza militari. Il regime del presidente Bashar al Assad tenta da oltre nove mesi di soffocare nel sangue un movimento di contestazione senza precedenti: la repressione ha provocato almeno 5.000 morti da metà marzo secondo una stima della Nazioni Unite mentre le autorità siriane, che attribuiscono i disordini a «bande armate», hanno registrato più di 2mila morti nelle fila dell’esercito e dei servizi di sicurezza.
PRESSIONI INTERNAZIONALI – Intanto, restano forti le pressioni internazionali per una tregua che porti poi ad una normalizzazione della situazione. Il presidente dell’Assemblea generale Onu, Nassir Abdulaziz al-Nasser, ha affermato che se la missione che la Lega araba sta conducendo in Siria fallirà – al momento sono presenti nel Paese degli osservatori incaricati di preparare il terreno alla missione vera e propria che partirà a fine anno – , la questione delle violenze sarà portata alle Nazioni Unite. «Come presidente dell’Assemblea generale, sono pronto a mediare per contribuire a ristabilire stabilità e sicurezza», ha detto durante una conferenza stampa a New York. Al-Nasser, ex ambasciatore del Qatar all’Onu, ha detto che attenderà di vedere se la Siria fermerà la violenta repressione del dissenso prima di impegnarsi in qualunque sforzo di mediazione.