In carcere – La visita dei leghisti (e tifosi) Stucchi e Belotti. Oggi sarà interrogato dal gip. Il calciatore: «La fuga dai poliziotti? Credevo fossero ladri». Il ct ha deciso di premiare con una convocazione in azzurro, il prossimo 27 febbraio, il calciatore del Gubbio che denunciò il tentativo di truccare la gara di Coppa Italia contro il Cesena, rinunciando a farsi corrompere. Buffon: “Bel gesto”.
CREMONA – Il capitano di mille battaglie nerazzurre, quello che sul campo di calcio sfida senza paura avversari di ogni rango e incendia la curva di Bergamo ora se ne sta lì a testa bassa e privo di energie in una stanzetta accanto all’infermeria del carcere «Ca’ del Ferro» di Cremona. Cristiano Doni oggi è l’ombra dell’atleta dal fisico esplosivo e dal talento innato ritratto in tante foto di incontri di calcio: non dorme da lunedì, giorno in cui è stato arrestato e crolla in lacrime quando gli parlano della figlia. Ieri in quella stanzetta ha ricevuto la visita del parlamentare Giacomo Stucchi e dall’assessore regionale al territorio Daniele Belotti, entrambi bergamaschi, entrambi leghisti; ma soprattutto tifosi e amici del calciatore travolto dall’inchiesta sul calcioscommesse. I due esponenti politici sono rimasti oltre un’ora a colloquio con il loro idolo; all’uscita, ancora prima delle parole dice tutto il viso di Belotti, che da 36 anni in qua non manca a una partita dell’Atalanta: occhi lucidi di commozione e morale basso. «Come stai?» è la prima scontata domanda che i due politici rivolgono a Cristiano.
«Come uno che è finito sotto un treno» risponde Doni, che indossa ancora il giubbotto scuro e i pantaloni della tuta che si era infilato al momento dell’arresto. Per rompere il ghiaccio gli chiedono di quel maldestro tentativo di fuga all’alba, dalla villetta circondata dai poliziotti, una reazione che sembra contraddire il carattere che a Doni tutti riconoscono. Il calciatore, che non può vedere la tv né leggere i giornali cade dalle nuvole e dà una diversa versione dell’episodio: «Ma quale fuga? Quella mattina ho sentito dei rumori e ho pensato a dei ladri, per quello ho provato a rifugiarmi in garage. I poliziotti, poi, sono stati tutti molto cortesi e comprensivi, come il personale del carcere di Cremona che mi sta aiutando molto».
Belotti e Stucchi non possono rivolgere domande sull’inchiesta, la direttrice del carcere Ornella Bellezza, presente al colloquio, lo interromperebbe subito. Si parla delle condizioni in cui Cristiano trascorre le giornate: «Non riesco a dormire, non posso guardare la televisione, provo a leggere un libro ma mi interrompo subito. Vorrei riordinare tutte le mie idee ma non è facile, penso sempre alla mia famiglia rimasta a casa. Ma non riesco nemmeno a ricordarmi del momento in cui sono entrato qua dentro».
Mercoledì sera l’Atalanta ha travolto il Cesena con quattro gol; la notizia è stata riferita a Doni dai detenuti delle celle vicine. Ieri Belotti e Stucchi gli hanno raccontato l’incontro nel dettaglio, si sono soffermati sul quarto gol, quello del difensore Peluso che ha scartato tre avversari manco fosse la reincarnazione di Garrincha e ha infilzato il portiere. E qui Cristiano è parso per un attimo ritornare quello di sempre: «Bisognava che io finissi in galera perché quello segnasse un gol!» ha detto provocando l’ilarità generale.
È una spensieratezza di breve durata. «Coraggio, vedrai che fra poco torni a casa: c’è tua figlia Giulia che ti aspetta» gli dicono i due visitatori. E qui Doni ha un crollo di nervi: al pensiero della bimba di otto anni, che nemmeno si è accorta dell’irruzione della polizia, si commuove e piange. È il momento del congedo: Cristiano abbraccia i due esponenti della Lega, è il suo modo di salutare gli amici. «Coraggio, ci vediamo fuori!» gli dicono. «È stato uno choc – racconta Daniele Belotti una volta lasciatosi alle spalle il cancello del carcere – perché noi siamo abituati a vedere la grinta di Doni, il suo coraggio nell’affrontare gli avversari. Ci siamo trovati davanti il suo fantasma. Tutta Bergamo è ancora incredula per quello che è avvenuto».
Cristiano dovrà riguadagnare al più presto la sua forza e tornare a essere quello di prima, già da oggi, possibilmente: lo attende infatti l’interrogatorio del gip Guido Salvini, lo attende il momento di raccontare la sua versione. E fare in modo soprattutto che sia convincente.
FIRENZE – Lui è il difensore del Gubbio dalla cui denuncia è partita la nuova inchiesta sul calcioscommesse. Il calciatore «con la schiena dritta» che ha rifiutato 200 mila euro (più del doppio di quanto percepisce per una stagione in B) che gli erano stati offerti per truccare la gara di Coppa Italia tra la sua squadra e il Cesena. «Il suo è stato un comportamento normale, di una persona normale, che ha dei sani principi in testa», ha detto di lui il presidente del Gubbio Marco Fioriti. Ma ora per il giovane Simone Farina arriva una sorta di ricompensa. Per «premiare il suo coraggio», infatti, il c.t. della Nazionale Cesare Prandelli ha deciso di invitare Farina al ritiro azzurro a Coverciano il prossimo 27 febbraio. Il difensore assisterà dunque alla preparazione della gara dell’Italia contro gli Stati Uniti, ultimo test prima del ritiro azzurro per gli Europei. «Mi è piaciuto quello che ha fatto Simone – ha detto Prandelli – perché ha dimostrato un grande coraggio e una forza interiore straordinaria. Adesso sta a noi non abbandonarlo. Il calcio ha bisogno di esempi e anche l’Italia», ha aggiunto il tecnico.
NON UNA CONVOCAZIONE TECNICA – Non si tratta comunque di una convocazione tecnica, ma della «disponibilità da parte nostra – ha spiegato Prandelli – di accoglierlo con la Nazionale a Coverciano, perché non bisogna lasciarlo solo. È un ragazzo che ha avuto coraggio e, quindi, va aiutato».