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carburanti: nuovo record: benzina a 1,722 euro al litro. Il ritorno dei pendolari del pieno

Finita la tregua di Natale, sale il prezzo del carburante. Code ai valichi svizzeri e sloveni. Pressing per sconti nelle aree di confine

ROMA – Nuovo record per il prezzo della benzina che arriva a 1,722 euro al litro negli impianti Eni. È quanto emerge dal monitoraggio di  Quotidiano Energia, secondo cui se a Natale c’è stata una tregua sulla rete carburanti, non altrettanto potrebbe essere per Capodanno. E, dopo il market leader, si attendono rialzi anche da parte di altri operatori.

I PREZZI – Nel dettaglio, Eni ha aumentato i prezzi raccomandati di benzina e diesel rispettivamente di 1 centesimo e 0,5 centesimi. Sul territorio anche i prezzi praticati evidenziano intanto una leggera tendenza al rialzo su entrambi i prodotti. Compresi i no-logo. A livello nazionale, il prezzo medio praticato dalla benzina (in modalità servito) va oggi da 1,716 euro al litro degli impianti Shell all’1,722 di quelli Eni (le stazioni di rifornimento senza marchio, le cosiddette no logo, in leggero aumento a 1,628). Per il diesel si passa dall’1,693 euro al litro di IP all’1,701 di Tamoil (no-logo a 1,597). Il Gpl, infine, è tra lo 0,743 euro al litro di Eni e lo 0,756 di Tamoil (no-logo a 0,726).

I rialzi hanno scatenato subito la reazione delle associazioni dei consumatori. “Come temevamo il prezzo della benzina ha raggiunto ormai un livello insostenibile” affermano Rosario Trefiletti e Elio Lannutti, i presidenti di Federconsumatori e Adusbef. A gravare in maniera rilevante su questo andamento, rilevano, “è l’incredibile aumento della tassazione, la più elevata in Europa per quanto riguarda la benzina. Non solo il governo, a più riprese ha aumentato le accise sui carburanti, nonché l’Iva, ma anche molte Regioni, per far fronte ai tagli, hanno iniziato a far cassa aumentando le accise regionali”. Le ricadute di tali operazioni sulle tasche dei cittadini, aggiungono, “sono gravissime”.

L’aumento dei carburanti, ricordano le associazioni dei consumatori, “non incide solo in maniera diretta sui costi per il rifornimento del proprio autoveicolo, ma ha importanti ripercussioni su tutti i prezzi dei beni di largo consumo trasportati su gomma. Nel dettaglio, esattamente un anno fa, la benzina costava ben 30 centesimi al litro in meno. Questo vuol dire che, rispetto ad allora, ogni pieno costa 15 euro in più, pari a 360 euro annui in più (calcolando una media di 2 pieni al mese)”. A queste gravi ricadute si aggiungono, inoltre, “quelle determinate in maniera indiretta dall’aumento dei carburanti, pari a circa 290 euro annui.

INGORGHI AI VALICHI DI FRONTIERA – Le code ai valichi di frontiera, soprattutto con Slovenia e Svizzera, aumentano di giorno in giorno. Ma non per andare a sciare. Sono i pendolari del carburante. Varcano il confine per fare un pieno di benzina senza essere vampirizzati dalle accise.
Se la manovra ha armonizzato le nostre pensioni con l’Europa, il divario a nostro svantaggio sul carburante con i Paesi vicini si è accentuato. E ora è più forte che nei primi anni ’90. Così i consumatori si industriano. Non solo gli autotrasportatori, ma anche le famiglie. Si calcola che il turismo del carburante porti a una perdita di 250 milioni di litri l’anno, con una emorragia di 240 milioni di euro per l’erario. Secondo uno studio dell’Unione federale svizzera e dell’Unione petrolifera (Up) il 10% della benzina venduta in Svizzera è acquistata da automobilisti stranieri. Tre quarti provengono da un’area di circa 10 km dal confine.

I giornali locali segnalano l’aumento del flusso alla frontiera. Si valuta che tra l’area comasca di confine e il Canton Ticino, nel Ponte dell’Immacolata, si sia verificata una fuga di automobilisti a caccia di benzina da un milione di euro al giorno. Sui siti le testimonianze dei pendolari del pieno. Varese News cita Jessica e Nunzio che nel loro profilo di Facebook hanno pubblicato due foto. La prima è di un distributore italiano dove la benzina verde e il gasolio sfiorano 1,70 euro. La seconda riprende un’area di servizio appena oltre la frontiera di Gaggiolo e lì la verde è a 1,295 e il diesel a 1,472.
Patrizia e Luigi tornano in Italia ogni anno da Ginevra per le feste natalizie e quest’anno hanno avuto una sorpresa: «Facciamo sempre il pieno prima di partire per l’Italia ma quest’anno la coda era più lunga del solito. Non è per tirchieria, ma la differenza ormai incide sul nostro budget».
Un fenomeno che arriva ad allarmare le autorità elvetiche per le emissioni inquinanti prodotte da questo via vai al punto che si stanno interrogando se aumentare anche loro un pochino le tasse per scoraggiarlo. Certo non pensano di eguagliare i nostri rincari che durante il governo Berlusconi, da aprile alla manovra, erano stati già cinque. Chi non è abbastanza vicino al confine per fare un pieno «low cost», protesta. «La manovra è stata una sberla incredibile», dice Rosario Trefiletti della Federconsumatori, «i cittadini sono costretti a trovare modi per risparmiare, come questo di varcare la frontiera. Non si riflette sull’effetto depressivo che questi prezzi alti del carburante provocano sulle famiglie, ma non solo. Anche perché sono un moltiplicatore di rialzi. Pensiamo solo al riscaldamento negli altri Paesi costa quasi la metà che da noi».

Concorda Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo: «L’acquisto oltre frontiera è un effetto inevitabile. La ricerca della convenienza è naturale in presenza di squilibri evidenti. Noi abbiamo l’effetto perverso dell’Iva sull’accisa: quindi tasse sulle tasse. E poi c’è lo squilibrio dovuto a una rete distributiva poco efficiente. Troppi piccoli distributori, vittime anch’essi di regole di vecchio stampo. Mentre in Francia, come in molti altri Paesi, troviamo il distributore al supermarket, da noi abbiamo il doppio delle pompe ma con una moltiplicazione di costi che incide anch’essa nel prezzo».
Per combattere l’esodo verso i distributori stranieri alcune regioni hanno adottato meccanismi di sconto. Con la carta regionale si ha diritto ad una riduzione, rispettivamente di 18 e 10 centesimi a seconda della distanza dal confine: ci sono fasce di territorio di 10 e 20 chilometri dalla frontiera. Ma dopo l’ultimo rincaro della manovra sono diventati un’arma spuntata. Per questo la Lombardia è in fibrillazione. Ordini del giorno presentati da Pd, Pdl e Lega sono stati approvati dal Consiglio regionale, per impegnare la giunta a premere presso il governo per rifinanziare l’operazione, attualmente da 20 milioni di euro l’anno. Si chiede che il sistema di sconto riguardi anche il gasolio, poi che sia introdotta una forma flessibile nella determinazione del valore dello sconto in modo che esso sia costantemente adeguato al differenziale di prezzo tra Italia e Svizzera, e che la fascia territoriale dove si ha diritto allo sconto si allarghi sino a 30 chilometri dal confine.
Ma è difficile credere che, se non scende il prezzo, i pendolari del pieno smettano di varcare la frontiera.

Virginia Piccolillo e Redazione Online

carburanti: nuovo record: benzina a 1,722 euro al litro. Il ritorno dei pendolari del pienoultima modifica: 2011-12-29T12:20:46+01:00da
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