LAVORO. La Rete si mobilita contro l’azienda mantovana
L’APPELLO – Alle ore 12 del 3 gennaio, a meno di 48 ore dalla creazione, l’evento “Mai più Omsa”, lanciato dall’utente Massimo Malerba (la cui omonimia con un altro noto marchio di produttori di calze non deve trarre in inganno) aveva raccolto tra gli utenti Facebook oltre 17mila iscritti. Intanto anche Twitter con gli hashtag #Omsa #goldenlady #boicottaomsa da un paio di giorni inizia a dare visibilità, mobilitare, fare da cassa di risonanza di una storia italiana dei tempi di crisi: il licenziamento collettivo di 239 operaie del sito produttivo Omsa di Faenza, comunicato ufficialmente dopo mesi di trattative a poche ore dal Capodanno, effettivo a partire da metà marzo 2012 al termine di un periodo di cassa integrazione straordinaria ora in corso. Una notizia definita dai sindacati un «colpo di mano», un comportamento «arrogante» da parte dell’azienda manifatturiera. Che avrebbe deciso già nel 2010 di spostare la sua produzione da Faenza alla Serbia, all’interno di un piano di ristrutturazione globale. Ecco perché in Rete si chiede ora di non facilitare il lavoro di un’azienda che «licenzia le sue dipendenti», boicottandone i prodotti, ma anche, più sensatamente, si propone di far circolare la notizia per «far cambiare idea alla proprietà». E gli utenti iscritti crescono a ritmi di una decina al minuto.
LA RISPOSTA – Omsa, le cui pagine web sono state bersagliate da commenti poco lusinghieri da parte di centinaia di utenti negli ultimi giorni, ha risposto con un commento, riportato dal blog Popolo Viola: «Abbiamo preso in considerazione il vostro punto di vista e abbiamo conversato con voi più volte riguardo a tali avvenimenti. Rimaniamo aperti alla discussione, ma per una serena convivenza di chi utilizza la nostra community per altri scopi i commenti off topic o con un linguaggio scorretto verranno moderati».
IL PASSATO – In realtà il caso Omsa non è nuovo agli appelli in Rete e alla mobilitazione attraverso i social network: da oltre un anno per esempio è attiva la comunità di Facebook “Boicotta Omsa”, con relativo blog, voce di un appello firmato dai parlamentari di Italia dei Valori lo scorso anno in maggio, quando la notizia della delocalizzazione delle attività produttive iniziò a circolare e le operaie furono ospiti di trasmissioni tv nazionali. A supportare la causa delle operaie Omsa nacque anche un documentario (“Licenziata”) firmato dalle “brigate teatrali dell’Omsa” e nei mesi scorsi vari tentativi di boicottaggio, inclusi picchetti del sabato pomeriggio davanti ai negozi del marchio Golden Lady per impedirne gli acquisti all’interno.