Secondo l’ultimo bilancio della Prefettura mancano all’appello 29 persone. Gli incursori della Marina stanno aprendo varchi per raggiungere le zone del relitto non ancora esplorate dai sub. Cresce il numero dei passeggeri non ancora tratti in salvo. Pubblicate le conversazioni dopo l’incidente. L’ordine della Guardia costiera rivolto al comandante: “Vada a prua, risalga sulla nave e vada a coordinare i soccorsi. Ci sono già dei cadaveri”
GROSSETO – E’ salito ufficialmente a 29 il numero dei dispersi dopo il naufragio della Costa Concordia all’isola del Giglio. I soccorritori stanno continuando a lavorare attorno e dentro al relitto della nave, nel tentativo di recuperare quanti ancora mancano all’appello. Sommozzatori e palombari si immergono senza sosta e in campo ci sono anche gli incursori della Marina che hanno piazzato cariche di esplosivo in alcuni punti dello scafo per aprire dei varchi che permettano di raggiungere le parti ancora non ispezionate. La speranza è che le persone ancora non trovate possano essere ancora vive, magari in qualche compartimento non invaso dall’acqua o invaso solo parzialmente. Intanto, intervenendo a Canale 5 e Radio1Rai, il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ha sottolineato che «bisogna fare in fretta perché le condizioni meteoclimatiche stanno per cambiare e anche per evitare rischi ambientali». Secondo il ministro è «molto elevato» il rischio che a causa di uno spostamento del relitto sul fondale determinato dalle correnti marine si possano rompere i serbatoi del carburante prima che questo venga aspirato e messo in sicurezza. Operazione che però avverrà solo dando la precedenza alla ricerca delle persone ancora mancanti all’appello.
IL GIALLO DEI DISPERSI – Formalmente, dunque, sono 29 le persone da cercare. Non ci sono al momento conferme sull’ipotesi avanzata dal quotidiano La Stampa di una lista segreta da cui emergerebbe che il numero dei dispersi si aggiri invece attorno a 40 tra passeggeri e membri dell’equipaggio. Secondo quanto comunicato lunedì sera dalla Prefettura di Grosseto, i dispersi sarebbero invece 29: 4 membri dell’equipaggio e 25 passeggeri. Il precedente aggiornamento era pari a circa la metà. Ma sempre lunedì è giunta la conferma che tra le persone di cui non si ha più notizia, bisogna aggiungere dieci tedeschi di cui inizialmente non si era avuta notizia. Oltre a loro, mancano all’appello una barista di bordo peruviana, quattro francesi, oltre ai sei italiani, tra i quali William Arlotti, di Rimini, con la piccola Daiana, la figlia di cinque anni. Per quanto riguarda la nazionalità degli altri dispersi, dalla Prefettura non ci è voluti sbilanciare. Dal primo momento, comunque, era chiaro che stilare un bilancio definitivo delle circa 4.230 persone che erano a bordo della nave da crociera, avrebbe comportato grandi difficoltà.
I CONTATTI CON LA GUARDIA COSTIERA – Le virate a velocità di crociera, l’allarme che non arrivava, una collisione con uno scoglio a lungo definito un blackout.
La Capitaneria che dà il via ai soccorsi quasi 10 minuti prima che lo chiedesse la plancia del Concordia, il comandante che viene più volte chiamato al cellulare e invitato, anche con voce grossa, a tornare a bordo.
Sono alcuni capitoli delle oltre 7 ore del naufragio dell’isola del Giglio, che gradualmente vengono diffusi da agenzie di stampa e quotidiani, mentre cresce il numero dei dispersi (al momento sarebbero 29).
Sullo sfondo una nave che, secondo i rilievi della Capitaneria, è finita dov’è ora per caso e non per una manovra di emergenza, e un ufficiale della guardia costiera che ha chiamato più volte al cellulare il comandante Francesco Schettino (fermato con l’accusa di aver fatto avvicinare troppo la nave all’isola e di averla abbandonata prima che tutti fossero in salvo) per farlo tornare a bordo a coordinare i soccorsi, subito dopo che l’equipaggio si sarebbe ammutinato per mettere in salvo l’imbarcazione.
Conversazioni in certi momenti drammatiche: “Comandante, è un ordine, ora comando io. Lei ha dichiarato l’abbandono nave, vada a prua, risalga sulla nave e vada a coordinare i soccorsi. Ci sono già dei cadaveri” (qui il testo delle telefonate pubblicato dal Fatto).
“Non ce la facciamo” – Ore 21,07: alla velocità di 16 nodi la Costa Concordia accosta (cioé vira) e punta l’isola del Giglio, verso la sua sinistra, a ovest. Tiene una rotta fino a raggiungere i 278 gradi, vale a dire in perpendicolare verso ovest (infatti 270 è ovest e 360 è nord).
Intorno alle 21,40 si registrerà un nuovo accosto a una velocità di 15 nodi per rimettere la prua verso nord: siamo a 500 metri dalle coste del Giglio.
A bordo, secondo gli esperti della guardia costiera, hanno già capito che non ce la faranno.
Ore 21,45: la nave Concordia incaglia sugli scogli delle Scole. E’ una brusca ‘frenata’: alle 21,46 viaggia a 8 nodi, alle 21,47 a 6,7, alle 21,49 a 5 nodi e alle 21,52 3,9. I locali motori sono invasi dall’acqua, sono inservibili, la nave e’ in balia delle correnti e va in ‘testacoda’.
Ore 22,06 i carabinieri di Prato telefonano alla Capitaneria di Livorno dopo che una donna del posto ha ricevuto una telefonata da qualcuno a bordo della nave, già al buio.
Ore 22,14: la Capitaneria, dopo averla cercata con il sistema Ais, rintraccia la Concordia e chiama a bordo: dalla plancia rispondono che è solo un black-out, in corso da circa 20 minuti. Aggiungono che ritengono di risolvere il problema. Dalla sala operativa insistono spiegando di sapere che i passeggeri hanno i giubbotti salvagente e che in sala da pranzo si è verificato il cedimento del ponte. Tuttavia la plancia ribadisce che si tratta solo di un blackout.
Ore 22,26: “Tutto a posto” – la Capitaneria richiama la Concordia, che ormai ha una velocità inferiore al nodo (meno di 2 km orari). Dalla nave spiegano che c’è una ‘via d’acqua’. “Ci sono feriti o deceduti?” chiedono dalla Capitaneria. Dalla nave rispondono che è tutto a posto. La guardia costiera domanda se hanno bisogno di assistenza, ma dalla Concordia dicono che è sufficiente l’assistenza di un rimorchiatore. La Capitaneria invece avvia la macchina dei soccorsi. I soccorsi, secondo le prime indagini, sono partiti prima di essere richiesti.
Ore 22,34: la Capitaneria di Livorno chiama di nuovo la nave Costa, chiedendo un aggiornamento sulla galleggiabilità dell’imbarcazione. In più viene chiesto se la plancia dichiara il ‘distress’, cioe’ in gergo la necessità di soccorso. La plancia della Concordia a quel punto accetta, “Va bene, dichiariamo distress”. Sul posto iniziano a portarsi motovedette e navi in zona che possono portare assistenza.
Ore 22,48: la Capitaneria chiede: avete già valutato l’abbandono nave? Da bordo rispondono stiamo valutando.
“Il capitano è sullo scoglio” – Ore 22,58: la nave è già ferma dov’è ora. La Capitaneria chiede di nuovo al comando della Concordia se vogliono dichiarare l’abbandono nave. Da bordo rispondono ok: abbandono nave.
Ore 23,10: la motovedetta della guardia di finanza comunica che i primi passeggeri sono scesi dalla nave, sono a bordo delle scialuppe e stanno raggiungendo terra.
Ore 23,15: l’Ais, il sistema satellitare di identificazione delle navi, perde il segnale per il blackout, la nave a quel punto è ferma nel punto in cui si trova ora.
Ore 00,30 circa: il comandante viene visto da testimoni attendibili (è anche riconoscibile dall’abbigliamento) su uno scoglio a destra della nave.
Ore 4,46 la guardia di finanza comunica che la nave è evacuata e che a bordo ci sono solo soccorritori.
IL PROCURATORE: INESCUSABILE – Per il procuratore capo di Grosseto Francesco Verusio quella che ha portato al naufragio è stata una manovra azzardata. Il magistrato definisce «inescusabile» il comportamento di Schettino. Ora il comandante è detenuto in una cella e tenuto sotto osservazione, per il pericolo di atti di autolesionismo. Martedì sarà interrogato dal Gip durante l’udienza di convalida del fermo disposto a suo carico. «Abbiamo temuto la fuga all’estero e pensato potesse sottrarsi alle sue responsabilità», ha detto il procuratore Verusio, spiegando che «finora sono stati sentiti centinaia di testimoni tra membri dell’equipaggio, turisti a bordo e soccorritori».
PRONTI ALTRI TRE AVVISI DI GARANZIA – A Grosseto i pm stanno anche verificando «la catena di comando della nave Costa Concordia per appurare se ci sono altre responsabilità oltre quella del comandante». E a tal proposito la procura starebbe valutando l’invio di almeno altri tre avvisi di garanzia per altrettanti ufficiali della nave con gli stessi capi di accusa del comandante.
LA COMPAGNIA – Su quanto avvenuto è intervenuta anche la Costa Crociere. «La manovra del comandante Schettino non è approvata e autorizzata» da noi, ha voluto chiarire in conferenza stampa Pier Luigi Foschi, presidente e amministratore delegato della Costa. «Non posso negare che ci sia stato un errore umano – ha aggiunto- noi daremo assistenza legale al nostro comandante ma non possiamo negare che ci sia stato un errore umano». La società invece assolve il comandante circa la sua condotta nella fase dei soccorsi. «Testimonianze interne indicherebbero che il comandante ha fatto quel che doveva», ha detto Foschi. In ogni caso «l’azienda in questo momento è parte lesa». «Tutti i membri dell’equipaggio si sono comportati da eroi», ha affermato poi Foschi, visibilmente commosso. Quanto alle sorti del relitto della Concordia l’ad ha spiegato che al momento non sono in grado di «valutare se la nave possa essere considerata una perdita totale o se si potrà recuperare parzialmente».
DANNI PER 93 MILIONI – Prime valutazioni circa le ricadute economiche. «Abbiamo annunciato 93 milioni di dollari di danni, diretti – ha detto Foschi -. Dovremo affrontare ulteriori costi, non quantificati, perché sono di categoria non classificata da assicurazioni. Siamo adeguatamente assicurati sia su responsabilità civile, sia su perdita subita della nave. Dove non c’è copertura interverrà la società Costa Crociere che è società solida». «Sono convinto – ha concluso l’amministratore delegato – che la reputazione dell’azienda verrà ristabilita e che riotterremo la fiducia dei nostri clienti». Quanto al futuro della Costa «potrà avere un impatto nel breve periodo e sulla società, ma non un segno permanente. Le vacanze sulle navi sono sicure».
BRUSCA FRENATA – Nel frattempo, dai primi dati raccolti dalla Guardia Costiera emerge che sarebbe diminuita da 15 a 6 nodi in pochi secondi la velocità della Costa Concordia al momento dell’incagliamento sugli scogli delle Scole. Una frenata che avrebbe provocato anche alcuni feriti per i traumi contro pareti o suppellettili della nave. Tuttavia anche questa circostanza sarebbe stata negata durante le conversazioni radio con la Capitaneria di Livorno. La Concordia, quando ha sfilato di fianco all’isola del Giglio, stava navigando a una velocità intorno ai 15 nodi (28 chilometri orari): al momento dell’impatto sullo scoglio ha rallentato in pochi secondi fino a circa 6 nodi (11 chilometri orari), con una differenza di circa 9 nodi, cioè quasi 17 chilometri orari. Il brusco rallentamento avrebbe sbalzato alcuni passeggeri che si sarebbero feriti già in quel momento. La plancia di comando, chiamata e incalzata dagli operatori della Capitaneria di porto di Livorno, che fino a quel momento aveva parlato di guasto tecnico, avrebbe negato il fatto.